Riscoprire l’utopia di Camaldoli
Nel fiorire delle iniziative per una ripresa di una più forte partecipazione dei cattolici alla vita politica trova rilievo quella promossa da Bartolo Ciccardini, Gerardo Bianco e Publio Fiori, dedicata alla crisi economica e alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo. L’Istituto Sturzo ha ospitato la iniziativa intensificando la sua azione nell’itinerario di costruzione dell’appuntamento settembrino di Camaldoli. I promotori ne hanno parlato con Roberto Mazzotta, Presidente dell’Istituto Sturzo e il Professor Pellegrino Capaldo. Cattolici al futuro o futuro senza cattolici? Cattolici senza politica o politica senza cattolici. Sono gli interrogativi su cui riflettere. Camaldoli appunto per ricordare e rinvigorire quello straordinario momento di progettualità culturale che fu Camaldoli, manifesto sociale dei cattolici italiani nella storia della cultura cattolica italiana fino a diventare poi la piattaforma politica della ricostruzione del Paese, con le poderose riforme dell’età del centrismo degasperiano, ponendo il primato della persona umana e dei diritti della famiglia al centro della azione politica. Ho ritenuto non disperdere riflessioni che meritano una diffusione e una circolazione più ampia soprattutto nella rete. Nella relazione introduttiva affidata a Bartolo Ciccardini sono state lumeggiate le promettenti iniziative di “scuola della politica” elaborate da Francesco Occhetta in Civiltà Cattolica con forti richiami al dovere e forte rimprovero all’antipolitica. Legalità, principio di uguglianza, corretta rappresentativiità solidarietà e sussidiarietà sono le cinque condizioni considerate irrinunciabili. E’ bene ricordare tre citazioni di straordinaria efficacia. La prima è di De Gasperi per il quale : “La politica è pazienza eve essere fatta non pensando alle prossime elezioni ma alle nuove generazioni”; la seconda, che appartiene a Marciano Vidal: ” la responsabilità nella attività politica è la traduzione sogggettiva della moralizzazione”; la terza è di Mustafà Ceric, ulema della comunità islamica bosniaca “credo che l’occidente sia colpevole di sette grandi peccati: benessere senza lavoro; educazione senza morale; affari senza etica; piacere senza coscienza; politica senza principi; scienza senza reponsabilità; società senza famiglia e ne aggiungerei un altro, fede senza sacrificio. Quale è la soluzione? Sostituire i “senza” con altrettanti “con”. Francesco Occhetta conclude perentoriamente “soprattutto il mondo cattolico deve ripartire da qui: consolidare una democrazia basata sui “con” .
La seconda riflessione si è incentrata sul volume che illustra i lavori dei quattro seminari della Università Cattolica con una introduzione del cardinale Tettamanzi e postfazione di Lorenzo Ornaghi. Vengono disegnati i tratti di una nuova società, ancorata ad una dimensione etica, con una critica forte alla ricerca del profitto senza regole. L’economia è per l’uomo e non viceversa.
La terza riflessione ha riguardato il documento preparatorio per la 46° settimana sociale dei cattolici italiani in previsione dell’incontro di Reggio Calabria nell’ottobre 2010. L’agenda delle cose nuove non impedisce di riscoprire l’eredità della grande politica estera ed europea dell’Italia di cui un grande merito va ai cattolici. Punto di partenza inderogabile è orientarsi al bene comune. Già Sturzo nel 1919 avanzò la proposta di una autorità mondiale per un governo della globalizzazione di tipo sussidiario e poliarchico per perseguire un bene comune globale. E’ stato dunque un pomeriggio di riflessione culturale con un dibattito aperto e fecondo.
E’ importante il risveglio della cultura politica cattolica per gettare il seme di un progetto culturale presupposto indispensabile per guardare ad un nuovo progetto politico se non si vuole restare nel limbo della insignificanza.
Diffondere i principi della dottrina sociale della chiesa; non limitarsi alla enunciazione dei principi ma privilegiare la concreta fase attuativa è stato sottolineato da Pellegrino Capaldo così come dalla esigenza di partire innanzitutto dai bisogni della persona. Ritiene prioritario guardare ad un nuovo modello di sviluppo che superi gli eccessi consumistici, puntare sui vantaggi competitivi rispetto alla nuova divisione del lavoro nella economia globalizzata, privilegiare la creatività del Paese, migliorare la efficienza del sistema anche attraverso la destatalizzazione, riscoprire la mutualità, operare una revisione complessiva delle procedure, ridisegnare il costoso modello di difesa piuttosto che indebolire il modello di Welfare. Queste indicazioni rappresentano le linee di azione per affrontare la crisi economica attraverso nuovi modelli di sviluppo.
L’utopia di Camaldoli fu quella di guardare ad un Paese più giusto ed umano.
Ripensare Camaldoli significa elaborare un nuovo progetto culturale in cui possano ritrovarsi le speranze delle nuove generazioni gettando le basi per ritrovare una unità dei cattolici, oggi dispersa e tornare ad un più forte impegno sociale e politico.
Roma, 30 giugno 2010 Istituto Luigi Sturzo