Veltroni ha lasciato l’Africa per Marte

Veltroni ha lasciato l’Africa per Marte

Il Corriere della Sera che, domenica 17 ottobre, in una edizione di 72 pagine non ha dedicato un rigo ai lavori della Settimana Sociale dei Cattolici di Reggio Calabria, ma ben 4 pagine al delitto di Avetrana, ha largheggiato con una paginone per la divulgazione del Veltroni pensiero.Veltroni sembra non venire dall’Africa, ma da Marte. Ricorda l’alluvione di Firenze del 1966 e la straordinaria mobilitazione dei giovani studenti per salvare il patrimonio storico artistico, ma dimentica il movimento del 1968 e quello ancora più terribile con gli anni di piombo del 1977.La distruzione dei valori nella famiglia e nella scuola partono da lì per affermare individualismo ed egualitarismo. Fa diagnosi superficiali e non va alla radice della malattia. La crisi della scuola non nasce forse da quei momenti di lotta incontrollabile e incontrollata?.Il 6 politico non è forse figlio del 18 politico, dei baronetti diventati baroni, di università che hanno pensato alla sistemazione e stabilizzazione dei docenti piuttosto che ad accrescere l’offerta formativa e il livello didattico?. L’egualitarismo non era forse non slogan degli anni settanta? La paura della gente non deriva soprattutto dalla incapacità di affrontare, a ogni livello di governo, in modo serio le politiche di immigrazione.Non dice nulla a Veltroni che perfino Angela Merkel ha messo in discussione l’approccio multiculturale alla immigrazione. Riscopre solo oggi il disagio di una maggioranza silenziosa, che nel Paese c’è sempre stata. La maggioranza silenziosa veniva combattuta dalla sinistra perché reazionaria e identificabile in un elettorato non comunista.Non ricorda Veltroni la marcia dei quarantamila di Torino nell’ottobre del 1980, contro lo strapotere sindacale, per l’affermazione di nuovi diritti, come quelle milanesi contro i violenti o quelle che si tenevano quotidianamente a Roma e impedivano ai cittadini la sicurezza, ai commercianti di poter lavorare, ai servizi pubblici di garantire la libertà di movimento.Quella di Torino, certo più emblematica, era la risposta alla domanda di merito dei quadri rispetto alla linea berlingueriana di difesa dei salariati. Veltroni che sosteneva di serrare le file contro “una società capitalistica capace di conglobare le lotte democratiche degli studenti, un piano del capitale capace in ultima analisi di reintegrare, di razionalizzare qualsiasi spinta emancipatrice portata avanti dalla classe operaia e dal movimento operaio.E sulla televisione affermava “dobbiamo impadronirci di quei mezzi, studiarli politicamente, non solo dal punto di vista della loro utilizzazione pratica, ma allo scopo dell’analisi politica sul senso, sulla natura dell’uso di questi strumenti. Era il Veltroni che dirigeva la Fgci romana, per poi approdare all’ufficio propaganda del Pci, fino al vertice dei Ds .Quello di Veltroni è un modo nuovo di essere comunista e pstcomunista come ha scritto Andrea Romano , quello che ricorre alla marcia indietro senza alcuna remora e senza dare la minima impressione di indietreggiare. Nei suoi funambolismi Veltroni cerca ancora una volta di occupare lo spazio dell’antipolitica; continua nei suoi giochi di prestigio e di seduzione, di inventore di metafore sempre nuove.Si spinge al punto di esprimere un giudizio impietoso e ingeneroso sulla crisi della Chiesa e sulla sua secolarizzazione. Forse se nell’intervista di Cazzullo avesse citato il fermento di Reggio Calabria con le settimane sociali della Chiesa avrebbe dimostrato di essere più attento alla realtà del Paese e chi si spende quotidianamente per i valori senza fare disinvolto marketing politico.26 ottobre 2010

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