Di fronte alle contraddizioni di prestiti della BCE per 115 miliardi di euro alle banche che anzichè dare ossigeno all’economia reale alla spina dorsale del Paese costituita dalle piccole e medie imprese, preferiscono il gioco facile della intermediazione sui titoli di stato non si può non pensare alle scelte operate negli anni cinquanta da Giuseppe Pella di cui ne è stata ricordata la personalità in occasione del trentennale della scomparsa.Diede corso a quanto annunciato nella esposizione finanziaria del 1949 con scelte politiche tese a favorire la riduzione del costo del denaro e l’afflusso di risparmio verso l’iniziativa privata realizzando gli istituti regionali per finanziare le PMI nei limiti di una sana tecnica bancaria.Tale scelta si impose come misura per una equa distribuzione del risparmio fra i settori produttivi nell’obiettivo di dare slancio alla ricostruzione.Il disegno di legge 1032 nella relazione governativa poneva il limite iniziale di 100 milioni di lire nelle singole erogazioni; poi tale limite fu abbassato a 50 milioni a conferma di una sensibilità verso la piccola e media economia industriale,agricola, commerciale e artigianale, che era allora e resterà sempre la base del nostro sistema economico e verso quel sistema era giusto rivoltare con attenzione lo sguardo per assecondare le esigenze. di questo settore.Oggi invece la dimensione di scala ha fatto perdere di vista le esigenze del nostro sistema produttivo che ha bisogno del carburante del credito diffuso per superare le difficoltà e per crescere sui mercati.Forse rivolgere lo sguardo al passato può aiutare anche alle decisioni del presente.Giuseppe Pella nel suo pragmatismo non nascose la preoccupazione rispetto a formule magiche, formule prestigiose, formule tropo facili.Roma, 9 gennaio 2011 |