Risposta alla lettera dell’on.le Annagrazia Calabria

Risposta alla lettera dell’on.le Annagrazia Calabria

Gentile Onorevole Calabria,dopo avere letto la sua lettera sul “Corriere della Sera” non ho resistito alla tentazione di risponderle direttamente. La Sua ferma presa di posizione sui cosiddetti privilegi è sorprendente sia per il momento che per la sede in cui è stata espressa. Forse avrebbe potuto alzare la sua voce in occasione dei dibattiti sul bilancio interno della Camera, sede naturale del confronto su tale materia. Non si può dire che la questione è di ieri o dell’altro ieri, come è avvenuto con l’improprio incontro tra i Presidenti delle Camere e il Ministro del Welfare.Non entro nel merito della recente decisione dell’Ufficio di Presidenza.Quello che mi sta a cuore è che non si debbano violare i diritti acquisiti di cui come avvocato dovrebbe conoscerne il pieno significato, oppure ritiene che lo Stato di diritto sia ormai una concezione estranea al nostro sistema giuridico.Ella sostiene che “dobbiamo ridurre l’abissale distanza che ormai divide elettori ed eletti dobbiamo dimostrare agli italiani e al mondo che siamo che siamo pronti a modificare i nostri comportamenti, sacrificando per primi i nostri privilegi e rendite di posizione”.L’affermazione non fa una piega, ma dovrebbe approfondire la analisi sulla profondità della crisi di tale rapporto. Gli italiani sono innanzitutto sconcertati dalla degenerazione del sistema parlamentare, da un Parlamento ridotto a luogo di ratifica di decisioni assunte dal Governo e dall’Europa, dall’ondata di scandali nazionali e locali, da deputati-nominati sottratti alla scelta dell’elettore, svincolati dal rapporto con il collegio. Eguale indignazione avrebbe dovuto manifestare rispetto alla legge elettorale vigente.Vorrei sommessamente ricordarLe che quelli che Ella definisce privilegi affondano le loro radici nelle scelte dei costituenti. In particolare De Gasperi, Pella e Vanoni con la legge 1102 del 1948 attuarono i principi costituzionali fissati dall’articolo 69.La legge 1261 del 1965 poi, poneva il legislatore e l’ordine giudiziario su un piano parallelo proprio al fine di garantire indipendenza nelle rispettive funzioni, rispetto alle attuali debordanti asimmetrie, senza soggezioni.Quello che è in gioco dunque non è un privilegio, ma la libertà di decidere liberamente. Quella libertà che a molti di noi ha consentito, in passato, di assumere posizioni libere senza coercizioni e senza suggestioni.Se la legislatura del 2008 è stata chiusa anticipatamente è per il coraggio che in quella occasione seppi manifestare, insieme ad altri naturalmente, con un voto libero sulla fiducia al Governo Prodi, in virtù di quelle regole che Lei chiama privilegi, e che hanno consentito a Berlusconi di diventare Presidente del Consiglio, al dott. Letta di diventare sottosegretario alla Presidenza di quel governo, a Tremonti di diventare superministro dell’Economia, a Lei di diventare deputato in quella tornata elettorale, anche con il mio voto allo schieramento di centrodestra.Quella libertà si può manifestare in tanti modi. Nei confronti del Governo che si sostiene, nei confronti del Ministro dell’Economia se propone misure sbagliate, nei confronti del proprio capogruppo se porta avanti una linea non condivisibile fino ad far assumere al deputato coraggiose forme di dissenso.Tutto ciò porta il parlamentare ad avere il senso della propria libertà. Anche nel 1948 c’erano malcostume, qualunquismo e antiparlamentarismo, ma le forze politiche seppero resistere a quella demagogia.Nella sua impostazione c’è un errore concettuale. Quello del parlamentare non è un lavoro come tutti gli altri. E’ una funzione. Io mi sentivo e mi sento di avere svolto una funzione alta. Evidentemente Ella ha un concetto diverso. Difendere il vitalizio significa difendere la democrazia rispetto ad una visione plutocratica che respingo. Significa difendere il Parlamento dalla prevaricazione dell’Esecutivo.Nelle ragioni dei costituenti risiedono la garanzia di non essere soggetti economicamente ad alcuno e la garanzia di avere i mezzi necessari ad assolvere appunto ad una “funzione”. Il vitalizio che nasce e discende dalla indennità non è una pensione, ma il mezzo per la prosecuzione della attività politica che non si interrompe con la fine del mandato ma prosegue nella vita e che ci porta ancora oggi ad avere il contatto con il proprio elettorato. Il vitalizio non è una pensione, ma una assicurazione di vita rivolta a garantire anche nel futuro la indipendenza del parlamentare cessato dal mandato ed è fondata su un principio di mutualità e quindi con il concorso di contribuzioni solidali. Le caratteristiche peculiari del vitalizio sono state peraltro definite da due determinazioni della Corte costituzionale del 1994 con la sentenza n. 289 e del 2007 ordinanza n. 89 che non possono non essere tenute in considerazione. O vuole mettere in discussione pure quelle pronunzie!Né possono essere dimenticate le conseguenze che si determinano con l’esercizio dell’attività parlamentare che per alcuni finisce per provocare un danno soprattutto per chi esercita una attività libero professionale e danni gravissimi per i lavoratori dipendenti fino a vere e proprie discriminazioni. Potrei portarLe moltissimi casi concreti. I costi della politica sono altri: rimborsi elettorali ai partiti, finanziamenti ai partiti, anche a quelli scomparsi, sussidi all’editoria di partito e non. Suvvia alzi la voce anche su questi punti. I partiti con l’avvento della seconda repubblica di cui fa parte a pieno titolo dovevano essere leggeri (slim), ma ad essi corrispondono rimborsi pesanti.L’attacco al vitalizio è un attacco al Parlamento, alla sua autonomia. Ed è mosso da quelle forze che hanno contrastato il Suo governo e la sua maggioranza!!!Per quanto mi riguarda intendo difendere con ogni forza i presidi materiali della libertà e della autonomia parlamentare. Non voglio che si ritorni allo Statuto Albertino, rifiutando un sistema costruito sul censo, che privilegerebbe gli opulenti, i lobbisti, i mediatori, gli affaristi e la corporazione degli interessi.L’indennità e il vitalizio sono strettamente connessi nella loro funzione di garanzia della libertà di deliberare e assumono il significato di valore democratico.Spero soltanto che il Parlamento abbia la forza, capacità e coraggio di reagire per difendere le proprie prerogative e funzioni.Con viva cordialitàOn. Dott. Maurizio Eufemi – Senatore nella XIV e XV^ legislatura – Tesoriere della Associazione ex parlamentariRoma, 1 dicembre 2011
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