La DC, il PPE e il futuro dell’Europa
La storia dell’Europa insegna che le crisi economiche rallentano i processi di integrazione.E’ già accaduto negli anni settanta con i riflessi per la fine degli accordi di Bretton Woods e poi per gli effetti degli shock petroliferi e della crisi energetica.La storia del nostro Paese non è la storia della politica della “sedia vuota” di De Gaulle che paralizzò la vita della Comunità negli anni sessanta.Il partito della Democrazia Cristiana, con i suoi uomini di governo, è stato determinante nella costruzione graduale dell’Europa e delle Istituzioni europee, sin dal 1947 con un apporto fondamentale in ogni passaggio decisivo.Attraversiamo una fase di grave crisi economica e sociale dell’Europa riunita che ha cancellato “frontiere senza natura” dopo progressivi processi di allargamento. In tale contesto deve anche essere posta attenzione sulla rappresentanza e sulla azione delle forze politiche italiane all’interno del PPE e sulle conseguenti prospettive.Dopo l’introduzione della moneta che ha unito milioni di cittadini europei come il completamento del mercato unico, l’Europa riunita sarà infatti chiamata a nuove sfide perché con la globalizzazione dovrà contribuire, più che in passato, alla affermazione della pace e alla stabilizzazione delle aree di crisi e di povertà in Africa, nel Mediterraneo, in Medio Oriente e nelle diverse periferie del mondo.E’ un cammino che non consente di rimanere fermi. Richiede un impegno costante in chi crede nell’idea d’Europa.Il futuro dell’Europa sarà nella stabilità delle strutture di governance. Il destino dell’Europa non può essere senza l’Italia, che non può rinunciare alla sua continuità, alla sua storia territoriale e culturale.La DC è stata protagonista del cammino continuo dell’Europa fin da dopoguerra con le grandi scelte europeiste che poggiavano sulle idee-forza di De Gasperi, Adenauer, Schumann che hanno portato alla Istituzione del Consiglio d’Europa nel 1949 scegliendo la strada del confronto parlamentare piuttosto che nella chiusura nei nazionalismi. Quel consesso diventerà il primo luogo di incontro e di confronto democratico per le nuove repubbliche che usciranno dalle dittature.Poi vennero la creazione della CECA di Parigi del 1951, la firma dei Trattati nella città di Roma del 1957, con atto storico e simbolico, a riconoscimento della vocazione e dell’impegno europeista del nostro Paese istitutivi della CEE con Antonio Segni, quindi l’atto di Stoccarda di Genscher-Colombo, accordo di unione sul piano politico.Dopo la fine della convertibilità del dollaro dell’agosto 1971 è la Commissione Malfatti che rianima il dialogo europeo per affermare le strategie alternative in materia di politica monetaria. Poi venne la Conferenza di Helsinky sulla sicurezza e cooperazione europea del 1975 con Aldo Moro, quindi nel 1979 la costruzione del Sistema Monetario Europeo con Giulio Andreotti non senza tensioni interne, per giungere poi all’Atto unico europeo del 1986, fino al Trattato di Maastricht del 1992, ancora, con protagonisti Andreotti e Carli.La DC con De Gasperi seppe individuare con lungimiranza nella CED, Comunità Europea di Difesa il baluardo della pace per favorire la difesa e la sicurezza europea. De Gasperi lavorò alla costruzione dell’Europa comunitaria in una visione utopica.E’ di fronte alle difficoltà attuali che bisogna riscoprire uno spirito europeista sui valori di fondo come la difesa della vita e della dignità dell’uomo, e della solidarietà, mentre, purtroppo, la crisi economica rischia di spingere i popoli europei verso pericolosi nazionalismi e il rifiuto degli ideali comunitari mettendo in discussione le prospettive stesse dell’Unione.In Italia la legge elettorale del 1994 ha portato al dissolvimento della DC che aveva rappresentato fino ad allora il nocciolo duro della tradizione europeista degasperiana.Con la triste diaspora tra i cattolici si è determinata la loro dispersione e con il rifugio in diverse formazioni politiche. Si concludeva la grande esperienza storica del movimento dei cattolici alla guida del Paese.Noi in quanto eredi riconosciuti di quel movimento politico e della grande tradizione democristiana riteniamo di restare fedeli a quegli ideali portando avanti strategie europeiste coerenti. Vogliamo essere presenti per far rivivere quella tradizione nell’obiettivo di rafforzare gli ideali europei nel solco di quella ispirazione.Il cammino dell’Europa potrà riprendere con più vigore se nella grande famiglia del PPE si recupereranno con coraggio e decisione i valori fondanti.La politica dei numeri ha prevalso sulla stessa identità del PPE privilegiando logiche congiunturali piuttosto che orizzonti più vasti.Nel Partito Popolare Europeo sono entrati come rappresentanti dell’Italia nuovi partiti, nuove formazioni politiche con uomini che sono eredi di altre storie politiche, privi di quelle visioni di fondo che hanno portato a superare le difficoltà della storia.Sono entrati nella nuova collocazione, per opportunismo più che per convinzione profonda, uomini e apparati di destra, estranei perfino all’Italia democratica e costituzionale e con una impostazione culturale ed economica che privilegia gli egoismi piuttosto che il bene comune.La marcia dell’Europa ha subito un rallentamento anche per la presenza sul piano politico di visioni radicali, più nazionaliste, in contrasto con la grande forza moderata del passato in contrapposizione alla visione dell’Europa socialista e, in particolare, sul piano economico l’affermazione di posizioni di destra ultra conservatrici, prive di quella cultura europea della moderazione e della solidarietà, di cui ci sentiamo invece eredi.Il cammino dell’Europa potrà riprendere con più forza se il PPE riprenderà con coraggio e rinnovata volontà politica l’affermazione dei quei valori che pongano la persona umana e la sua dignità, la libertà, la solidarietà e la sussidiarietà, l’economica sociale di mercato, al centro della costruzione sociale verso cui orientare l’azione politica.La crisi economico – finanziaria potrà tradursi in crisi politica se non si avrà il coraggio di affrontare le sfide nuove della globalizzazione recuperando i valori fondanti dell’Europa comunitaria.Il Mercato unico ha imposto una moneta unica che ha bisogno di un governo economico con la riforma delle istituzioni e con le politiche non solo monetarie e finanziarie ma anche economiche, regionali e sociali, piuttosto che strategie di gestione fondate sugli automatismi dei meccanismi europei di stabilizzazione come quelli fissati inizialmente con il six pact e proseguiti con il fiscal compact.L’Europa può svolgere un grande ruolo nella sfida della globalizzazione se afferma i valori del suo patrimonio storico-culturale.Gli ultimi deliberati congressuali della DC guardavano alla esigenza di non fermarsi all’Unione Monetaria Europea, ma di guardare ad una sempre maggiore integrazione nel campo della politica estera e della difesa.Il PPE ha nuove responsabilità; ha un grande ruolo da svolgere per superare il contrasto tra Stati Nazionali e Stato comunitario, per riprendere il cammino dell’Europa, per un suo armonico sviluppo nello spirito dei Trattati di Roma, per la costruzione della federazione europea, per rafforzare la democrazia nell’Unione europea, per consolidare il federalismo che assicura il controllo del potere e impedisce la formazione del centralismo europeo, tutelando le diversità culturali.Guardare indietro da dove veniamo, significa ritrovare l’orientamento per andare avanti nella direzione giusta. Roma, 15 maggio 2012 |