Associazione ex parlamentari della Repubblica: Convegno sui temi del lavoro
Mercoledí 26 settembre ore 9,30 – Sala della mercede, via della Mercede, 55
Intervento Maurizio Eufemi
L’iniziativa promossa dalla Associazione ex parlamentari della Repubblica su impulso di Alfonso Gianni, responsabile della Commissione economica ha il merito di far riflettere su temi nascosti dalla grande stampa, su generali silenzi calati scientificamente su una questione come quella del lavoro che “attraversa” tutta la società italiana.Si rischia, però, di soffermarsi solo sul lavoro che c’ è dimenticando quello che non c’é, quindi degli occupati piuttosto che degli inoccupati, soprattutto giovani e donne.Su taluni punti si finisce per trovare punti di convergenza con quanto sostenuto da Fausto Bertinotti sul conflitto di classe, con Paolo Ciofi sul dumping sociale e con Laura Pennacchi sulla necessità di interventi di tipo Keynesiano per superare una crisi senza limiti.Le politiche del libero mercato stravolte dai mercati finanziari hanno distrutto la economia mondiale ha affermato Luciano Gallino e le grandi imprese interferiscono sui processi democratici condizionando il funzionamento dei mercati ha sostenuto Colin Crouch.Il neo liberismo ha realizzato una egemonia cultural fino alla vittoria ideologica. Per paradosso è entrato in crisi proprio il modello di sviluppo fondato sul consumismo fine a se stesso. Rispetto ai cicli stop and go sperimentati negli ultimo decenni siamo entrati nel ciclo lungo della crisi che non fa intravvedere il punto di svolta.“Il mercato finanziario ha eliminato quei granelli di sabbia o quei macigni di granito rappresentati da regolamentazioni che controllavano o precludevano i liberi movimenti da un Paese ad un altro” ha affermato Nino Andreatta nel 1987, quindi a cavallo tra l’Atto unico di Delors e il Trattato di Maastricht del 1992.La crisi é stata retta in Germania dove il peso dei sindacati nella gestione delle imprese é rilevante; dove è più forte l’economia sociale di mercato; dove prevale il capitalismo renano rispetto a liberismo anglosassone. Basti pensare a come è stata affrontato il caso General Motor-Opel, rispetto agli effetti derivanti dalla crisi della casa madre americana e ad una possibile acquisizione da parte di altri gruppi automobilistici.Dunque la crisi porta a ristrutturare il modello dello Stato sociale europeo con il pericolo che le conquiste sociali e l’avanzamento sociale dei decenni passati vengano messe in discussione con la cosiddetta controrivoluzione o balzo all’indietro come ci ricorda Sergio Halimi.I capitalisti per procura, i gestori dei capitali dei lavoratori compresi quelli dei fondi pensione vanno a caccia dei migliori rendimenti; i capitalisti del lavoro muovono ingenti ricchezze ed hanno affermato una classe capitalistica senza confini che impattano sul funzionamento dei mercati, delle imprese, del lavoro. Le parole d’ordine sono state flessibilità negli anni novanta e moderazione salariale nella fase attuale per recuperare sempre maggiori profitti. La competizione nella allocazione degli investimenti produttivi non può prescindere da una “maastricht del lavoro” se vogliamo per eliminare il dumping sociale tra i partner europei.La globalizzazione ha ridotto i salari e le protezioni sociali e ha aumentato le disuguaglianze.Gli investimenti diretti sono stati convogliati dove il costo della manod’opera é minore, accentuando delocalizzazioni e flessibilità, esternalizzazioni, outsourcing.Il decentramento produttivo coinvolge tutti indistintamente, non solo il settore manifatturiero ma anche quello dei servizi. La vicenda Fiat, con la messa in discussion del progetto di investimenti legati a Fabbrica Italia, diventa questione di svolta come lo é stato Pomigliano e come, dunque diventeranno Mirafiori, Cassino, Melfi. Emblema di logiche transnazionali nel momento in cui si chiedono interventi europei rispetto agli eccessi produttivi e incentivi fiscali nazionali per le esportazioni di prodotti meccanici o macchine utensili che servirebbero come componenti di produzioni automobilistiche negli Stati Uniti per favorire le esportazioni in Europa di beni prodotti in dollari e esportati in Euro con un rapport di cambio a 1,29, che gode di evidenti dei vantaggi competitivi.Non vorremmo che nel caso Fiat Marchionne oltre alla richiesta di cassa integrazione straordinaria, imponesse il modello americano con la differenza salariale tra nuovi assunti chrysler a 14 dollari l’ora contro i 28 dei vecchi assunti, pur lavorando fianco a fianco.Nella crisi aumentano i precari, i salariati della precarietà o salariati per legge.La crisi allarga i disoccupati e indebolisce il sindacato.L’indice di disoccupazione non rientra tra i criteri di convergenza. Eppure la congiuntura fa diminuire le produzioni, aumenta la disoccupazione, mette a rischio gli obiettivi di fiannza publica. Le politiche nazionali diventano di difficile realizzabilità perchè hanno limiti imposti da strategie deflazionistiche e politiche monetarie restrittive.Il lavoro oggi si difende non un conflitto di classe di tipo soreliano, ma con una lotta sindacale che guardi alla riforma del sistema finanziario nel nuovo rapporto tra capitale e lavoro. La globalizzazione richiede regole globali.Si tratta di spingere per nuove forme di collaborazioni culturali politiche sociali ai diversi livelli internazionali per promuovere una stagione dei diritti dove oggi sono assenti o affievoliti.Si pone per il sindacato una sfida, quella di non restare immobile, né di volgere lo sguardo altrove. Un sindacato debole rende la società piú debole. Abbiamo bisogno di un sindacato forte non solo per difendere gli occupati ma anche i senza lavoro.Rispetto a piani straordinari di stampo keynesiano che richiedono tempi di medio termine e che scontano le difficoltà di apparati burocrati inadeguati e vincoli normativi superabili solo con una legislazione speciale c’è la esigenza di predisporre piani a breve termine per aggredire il problema occupazionale per i giovani e per le donne. L’unico strumento in grado di portare benefici immediati è un intervento sul cuneo fiscale, per liberare risorse alle famiglie e per favorire la ripresa dei consumi.Non può essere sottovalutato che la riforma pensionistica presenta punti di criticità e fino a provocare effetti negativi.L’allungamento dell’ età pensionabile favorisce il nero; quello che era il sommerso anzichè emergere punta ad inabissarsi. Si è persa l’occasione per riconoscere alle donne il contributo alla costruzione della famiglia e al ruolo svolto nella società, riducendo l’età pensionabile in base al numero dei figli.Nella situazione attuale solo politiche fiscali selettive possono avere effetti anti ciclici in grado di favorire la ripresa dei consumi, degli investimenti e dell’occupazione.Roma 26 settembre 2012BibliografiaColin Crouch, Il potere dei giganti, Laterza, 2012Luciano Gallino, La lotta di classe dopo la lotta di classe, editori Latenza, 2012Europa 1992, la libertà e le regole a cura di Giuseppe Guarino, il Mulino, 1988AA.VV., Il disavanzo pubblico in Italia: natural strutturale e politiche di rientro, voll.1 e II°,Il Mulino, 1992.AA., Conflitto di classe e ciclo economico politico, Vita e Pensiero, 1980 |