Con la legge di stabilitá si uccide il conflitto di interesse

Con la legge di stabilitá si uccide il conflitto di interesse

La legge di stabilitá restringe il volume delle detrazioni per i contribuenti sia con la introduzione delle franchigie sia con la fissazione di un tetto, peraltro molto basso, uguale per tutti e indistintamente per ogni livello di reddito.

Le franchigie rappresentano una semplificazione per l’amministrazione finanziaria espellendo una vasta gamma di contribuenti dall’accesso alla detrazione fiscale. Il tetto soffoca la scelta dei contribuenti riducendo le opzioni disponibili, concentrando su un unica destinazione. Il sistema delle detrazioni in passato ha favorito la crescita del Paese orientando lo sviluppo di interi comparti economici. La detrazione per i mutui ha contribuito all’ acquisto della prima e della seconda casa, su tutto il territorio nazionale, con benefici diffuso per l’intera edilizia, volano di crescita tutta interna senza conseguenze per la bilancia dei pagamenti. La detrazione per le spese per intermediazione immobiliare introdotto nell’ordinamento su mia iniziativa parlamentare andava nella direzione di ridurre per i contribuenti il peso degli oneri amministrativi nelle compravendite immobiliari. È vero che resta per le ristrutturazioni edilizie, ma questo tipo di intervento interessa solo una parte dei cittadini.

Resta escluso l’intero comparto della edilizia del “nuovo” e soprattutto l’edilizia economica e popolare quella che interessa i giovani e le famiglie.

Ora la politica governativa con la scelta di comprimere il volume delle detrazioni acquista il duplice significato di rridurre indirettamente il reddito delle famiglie e di modificarne gli orientamenti in materia di investimenti.

L’effetto più dannoso è di ordine etico. Significa infatti limitare fortemente il principio del conflitto di interesse che andava allargato nei servizi e nelle prestazioni, invece che compresso. Si è dunque imboccata una strada sbagliata, una pericolosa marcia indietro che spingerá il contribuente a modificare i propri comportamenti scoraggiando quelle decisioni di investimento di cui c’è oggi estremo bisogno per far ripartire l’economia del Paese impaurito da una crisi senza fine. La legge di stabilitá sbagliata nella impostazione e nelle finalitá decreta la morte del principio del conflitto di interesse perchè il fisco ritiene ormai di raggiungere i suoi obiettivi attraverso altri strumenti. Del contribuente può farne a meno e dunque può rinunciare a concedere le detrazioni.

Di certo il contribuente perderá ogni fiducia rispetto a patti violati.

Non si alimenta la fiducia nella ripresa, ma il perpetuare della crisi.

Roma 18 ottobre 2012

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