Convegno DIRSTAT

Convegno DIRSTAT

1948 – 2013                                                                            …65 anni in prima linea

Giovedì, 7 febbraio 2013
HOTEL NAZIONALE
(Sala Cristallo)
Piazza Montecitorio – Roma

RIPRENDIAMOCI IL PRESENTE

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: DIRIGENZA – AREA QUADRI – PRECARI – PENSIONI
RIFORME STRUTTURALI:CASA, SALUTE, FISCO, SCUOLA, SICUREZZA
RIFORME PARTICOLARI: EQUIPARAZIONE VIGILI DEL FUOCO ALLE FORZE DI POLIZIA
TUTELA DELLE FORZE DI POLIZIA, FORZE ARMATE E VIGILI DEL FUOCO NELLE OPERAZIONI DI SOCCORSO E DI GUERRA

Presiede il Prof. Avv. Raffaello Capunzo.
Moderatore il Sen. Dott. Maurizio Eufemi

ore 9,30 Saluto del Presidente Dirstat Dott. Alessio Fiorillo
ore 9,45 Relazione del Segretario Generale Dirstat Dott. Arcangelo D’Ambrosio
ore 10,45 Intervento dei parlamentari e dei giornalisti
ore 11,00 Intervento dei Segretari nazionali delle Associazioni
ore 12,00 Dibattito
ore 13,30 Conclusioni del Segretario Generale Dirstat Dott. Arcangelo D’Ambrosio

Nota: l’ordine degli interventi potrebbero subire variazioni a seconda degli impegni dei parlamentari e dei giornalisti
IL PRESENTE VALE COME INVITO – R.S.V.P. Segreteria Organizzativa Dirstat – Piazza del Risorgimento, 59 – 00192 Roma tel. 06.32.22.097 – fax 06.32.12.690 sito: www.dirstat.it – e.mail: dirstat@dirstat.it

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FEDERAZIONE FRA LE ASSOCIAZIONI ED I SINDACATI NAZIONALI DEI DIRIGENTI, VICEDIRIGENTI, FUNZIONARI, PROFESSIONISTI E PENSIONATI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E DELLE IMPRESE

SINTESI DEL PROGRAMMA ELETTORALE DELLA

FEDERAZIONE DIRSTAT

Segretario Generale della Dirstat/Confedirstat – Dott. Arcangelo D’Ambrosio

RIFORME STRUTTURALI= almeno + 3 punti di PIL

Sono riportate ampiamente, su Riforma Amministrativa di dicembre 2012: evasione fiscale, acquisto di aerei militari, capitali all’estero, sanità ecc. (vedi sito: www.dirstat.it).

Per quanto riguarda invece, il problema della casa, è strano (e diciamo solo questo) che non si intuisca l’importanza strategica di una positiva soluzione del problema, sia ai fini della crescita delle famiglie, sia ai fini dell’economia.

Costruire case per la famiglia significa mettere in movimento un settore vitale per tutta l’economia del Paese (infrastrutture, mobili, elettrodomestici, illuminazione, energia ecc.): purtroppo dobbiamo pensare che non si vogliono creare “dispiaceri” ad alcuni centri di strapotere, presenti anche fisicamente nei “listini elettorali”. Per risolvere il problema “casa” basterebbe rivisitare, aggiornandole, le leggi Tupini, Aldisio e Fanfani, che hanno permesso la ricostruzione del Paese nel dopoguerra, senza dimenticare la “legge Goria” (Giovanni Goria, Presidente del Consiglio dei Ministri, più volte Ministro del Tesoro).

Nel “piano casa” dovrebbe rientrare la riqualificazione delle aree urbane periferiche e i lavori per il decoro delle abitazioni del centro.

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Efficienza= almeno 2 punti del PIL

Per la Pubblica Amministrazione, al di là delle facili promesse, è stato fatto poco, di concreto, per renderla più efficiente, più trasparente e a servizio reale dei cittadini e dell’utenza.

Di seguito, si riportano in sintesi, alcuni punti programmatici, già sviluppati sui giornali e nei siti della Federazione, riportati anche da numerosa stampa nazionale e emittenti televisive.

DIRIGENZA

Non sembra possibile avere una dirigenza pubblica indipendente, autonoma, snella e efficiente, se non si elimina lo sconcio dello spoil system, sulla cui soppressione si sono sempre dichiarati favorevoli tutti i partiti, nessuno escluso, con il risultato evidente che, sinora, si è proceduto ad attribuire posti dirigenziali a tesserati di partiti politici, familiari (famiglie vere ed allargate) “galoppini” elettorali, che anche dal “rango” di autista, sono divenuti dirigenti generali, senza averne né le capacità, né i titoli di studio e /o di cultura.

Ciò non è avvenuto invero, solo nell’Amministrazione dello Stato e nella Pubblica Amministrazione in genere, ma anche nei posti di vertice di società partecipate e non: per verificare basta “scandagliare” i siti di Finmeccanica, Fincantieri, Enav…

Altro problema è quello della rivisitazione della responsabilità oggettiva dei dirigenti, che va ridimensionata e circoscritta a particolari casi.

Al dirigente va riconosciuto, in poche parole, uno stato giuridico appropriato alla funzione pubblica che svolge: la confusione fra pubblico e privato va eliminata perché non in linea con il precetto costituzionale.

Occorre inoltre rivedere i contenuti della polizza assicurativa sulla responsabilità civili dei dirigenti, in quanto, attualmente, l’insufficienza di tale polizza, impone ai dirigenti ulteriori sacrifici finanziari per integrarne l’inadeguatezza.

Per le nomine di vertice occorre poi ricorrere ad una seria valutazione dei titoli di servizio e di studio, fermo restando la riserva, a concorso, del 50% dei posti disponibili di dirigente di 1ª fascia, norma già in vigore e disattesa.

Per tutti i dipendenti (e non solo per i dirigenti) deve essere prevista, inoltre, una polizza sanitaria integrativa, come quella di cui godono, ad esempio, i dipendenti dell’Aran e di altre Amministrazioni dello Stato.

AREA QUADRI

Risulta “non funzionale” l’equiparazione del settore pubblico a quello privato, perché nel primo non c’é corrispondentemente un’area quadri, già rappresentata dal ruolo dei funzionari direttivi.

Il Parlamento Europeo segnalò, al Governo italiano, la necessità di tale istituzione, a seguito dell’audizione chiesta e ottenuta dai vertici della Dirstat: tale area, prevista per legge dal 2002 e definita “Vicedirigenza”, è stata eliminata dal Governo Monti, con l’abrogazione della norma relativa.

L’area quadri permetterebbe, fra l’altro, alle Amministrazioni, di sostituire temporaneamente il dirigente o attribuirne funzioni vicarie, senza favoritismi, finalizzati a mettere a posti di vertice “amici di comodo” legati al politico di turno, con buona pace di una amministrazione trasparente e “terza”.

La proposta dell’area quadri formulata dalla Dirstat è esplicata nell’A.C. 5576

INIZIATIVE PARTICOLARI

Maggiore attenzione va dedicata ai Corpi di Polizia e alle Forze Armate, soprattutto al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, che elogiato, a parole, non vede ancora tradotta in forma concreta l’equiparazione con le altre forze di polizia e le forze armate.

Va risolto, poi, il problema del personale sanitario (medici) del Ministero della Salute, che pur essendo “dirigente” non ha ruolo proprio, per comportamenti contrari e poco trasparenti all’interno dello stesso Ministero.

In questo quadro si segnala il caso paradossale della Direzione generale della Sanità Militare, soppressa nonostante la contrarietà a tale iniziativa, documentata; da parte della Dirstat e nonostante il Sottosegretario pro-tempore della Difesa, On. Crosetto, avesse condiviso le argomentazione della stessa Dirstat.

Siamo lieti di sapere che la suddetta Direzione generale sarà ripristinata, ma nel frattempo l’utenza ha subito danni gravissimi ed evitabili e nessuno ripiana il danno erariale causato dall’inefficienza.

IL PROBLEMA DEI PRECARI

Risolvere il problema dei precari farebbe aumentare di almeno di 2 punti il PIL: chi non capisce questo, smetta di fare politica.

E’ tema importante e uno dei tanti problemi su cui chiediamo una risoluzione immediata.

Non riusciamo infatti a capire perché questo personale, già pagato direttamente o indirettamente dallo Stato, che versa regolarmente i contributi previdenziali e assicurativi, al fine per essere inquadrato in ruolo, dovrebbe gravare sulle pubbliche finanze (come asseriscono erroneamente le relazioni tecniche di spesa).

D’altra parte se questi precari sono presenti nella Pubblica Amministrazione, vuol dire che svolgono sicuramente una funzione o un lavoro: allora servono.

Poiché non siamo ingenui, abbiamo invece capito che le varie cooperative che operano nei Ministeri, comprese le società per i lavoratori interinali, lucrano su tale “stato delle cose”, operando come vero e proprio “caporalato”.

Non si tratta più, quindi, di problema di bilancio, ma di situazione che chiederebbe forse un attento intervento della guardia di finanza e della magistratura ordinaria e contabile per accertare il perché di questa “anomalia”.

PRECARI

Il 40% dei posti riservati nei pubblici concorsi ai precari e’ una ulteriore presa in giro da parte del governo

L’annunciata riserva del 40 per cento dei posti nei pubblici concorsi riservati ai precari è un’ulteriore presa in giro per gli interessati e per i cittadini utenti da parte di questo Governo. Per non essere cattivi, ricordiamo a questo Governo che quasi tutti i concorsi espletati dal 2006 in poi non sono stati ancora chiusi, nel senso che non sono stati assunti nemmeno i vincitori: precisiamo che stiamo parlando di vincitori e non di idonei che pur avrebbero, in parte, diritto all’assunzione stessa.

A conti fatti per ragionamenti non utopici, il 40% dei posti riservati, per il momento e per anni non esisterà, in quanto, nei prossimi concorsi (quando e se si faranno) il 40% scatterebbe su pochi posti disponibili. Per i “matematici” al Governo: il 40% di zero fa “zero”.

PENSIONI TRUFFA DI STATO: in 10 anni perdita del potere d’acquisto di almeno il 30%. L’aumento generalizzato delle pensioni equivale a 2 punto di PIL in più

La vergogna mediatica dei mass-media, spesso in mala fede, mette in atto una campagna che definire criminale e mafiosa è un puro eufemismo. Alla luce di quanto su chiarito, nessun pensionato è a carico di nessun lavoratore in attività: non esiste quindi nessun “Anchise” e nessun “Enea”. Fomentare una lotta/ controversia generazionale basata su falsi presupposti è da delinquenti.

Quasi tutti i parlamentari della cosiddetta seconda Repubblica avevano promesso, in campagna elettorale, l’adozione di un nuovo “paniere” di beni e servizi, su cui calcolare l’indicizzazione delle pensioni all’indice ISTAT.

– Invece per il 2013 l’irrisorio aumento del 3%, correlato all’inflazione, viene attribuito solo alle pensioni che non superano tre volte il minimo, cioè 1.443 euro al mese, mentre i trattamenti cosiddetti medio-alti (dal sergente al direttore generale, tanto per intenderci) sono esclusi da tutti gli aumenti.

– Nelle rare volte poi che le pensioni sono state aumentate, nell’ultimo decennio, gli aumenti sono stati attribuiti con percentuale decrescente man mano che la pensione aumentava, violando palesemente la Costituzione, come dimostreremo in seguito.

– si aggiunge poi che, dall’anno scorso, le cosiddette pensioni medio-alte hanno subito un taglio del 5 o del 10% che durerà sino al 2014: l’identica ritenuta operata sui trattamenti, dei dipendenti in servizio, è stata cancellata dalla sentenza n. 223/2012 della Corte Costituzionale.

L’INCOSTITUZIONALITA’ DEL BLOCCO DELLE PENSIONI E DEL PRELIEVO STRAORDINARIO SULLE STESSE

Premessa

Le pensioni sociali o cosiddette minime, sono basse, bassissime, anzi vergognose, ma avrebbero dovuto gravare sulla fiscalità generale (perché per esse non è stato versato alcun contributo) e invece gravano sui fondi pensionistici di coloro che i contributi li hanno versati, facendo paradossalmente da termine di paragone: succederà tra poco, che le più basse pensioni contributive faranno “blocco” unico con le pensioni sociali, di modo che si avrà una pensione unica nazionale di “sovietica” memoria.

Il “sacco” delle pensioni, complici alcuni sindacati, risale al “patto scellerato” del periodo del “consociativismo” che ha consentito, ai politici “pro tempore” di attingere, a piene mani nei fondi dei pensionati, lucrando in seggi e voti di scambio.

Come contropartita i sindacati hanno conservato il privilegio della non obbligatorietà dei bilanci certificati e quello di poter licenziare i loro dipendenti come e quando vogliono (con buona pace per lo Statuto dei Lavoratori).

E’ nota inoltre la miriade di sindacalisti premiati con un seggio al Parlamento, benché alcuni di costoro semplicemente inadeguati al ruolo.

  1. Pensione retribuzione differita corrisponde agli accantonamenti del 10%, a carico del lavoratore su tutta la retribuzione (sottolineiamo tutta), più il 20%, sempre su tutta la retribuzione, che viene versato dal datore di lavoro e rappresenta una specie di risparmio forzoso che il datore di lavoro stesso accantona per conto del dipendente, il quale rinuncia contemporaneamente ad una parte del salario.
  2. A parte il blocco di quest’anno e di quelli precedenti, quelle poche volte che in questi ultimi anni le pensioni sono state aumentate, ciò è avvenuto con percentuali decrescenti sul trattamento pensionistico. A titolo di esempio, se l’inflazione veniva calcolata al 3%, tale incremento veniva concesso per intero su 3 volte il minimo, poi il 2% sino a X euro, mentre, oltre una certa cifra, l’incremento era pari a zero. E’ chiaro ed evidente che, siffatto modo di operare, cozza con i principi di giustizia amministrativa e costituzionale, perché mentre il versamento per il fondo pensioni è stato del 30% su tutta la retribuzione, l’aumento pensionistico viene disposto per scaglioni decrescenti man mano che la pensione è più alta.
  3. La truffa di Stato è ancora più grave se si considera che la legge 177/1976 aumentò di circa 3 punti complessivi la ritenuta pensionistica in conto/Tesoro, a carico dei lavoratori dipendenti perché nella relazione di accompagnamento al disegno di legge (poi diventato legge) fu chiarito che tale nuovo “balzello” avrebbe pienamente garantito nel tempo, la perequazione delle pensioni. Per opportuna notizia: l’ultima perequazione risale al Governo Andreotti negli anni novanta e nel 1942, in piena guerra, il governo fascista adeguò tutte le pensioni al costo della vita.
  4. Sulle pensioni cosiddette medio-alte, come si è già detto, è stata effettuata, poi, un ulteriore ritenuta del 5 o del 10%, come per i lavoratori in servizio, i quali però hanno ottenuto la cancellazione della norma e, quindi, della ritenuta, a seguito della richiamata sentenza della Corte Costituzionale. Uno stato di diritto avrebbe rivisitato e annullato di conseguenza anche la norma, identica, che grava sulle pensioni, senza attendere un ricorso dei pensionati.
  5. Non si può nemmeno sottacere che il carico fiscale sulle pensioni è più oneroso di quello dei colleghi in servizio, come è stato più volte ampliamente dimostrato: infatti, le pensioni vengono assoggettate alle aliquote IRPEF, ma essendo risorse risparmiate dagli stessi lavoratori, che già a suo tempo vennero ridotte per l’effetto irpef, subiscono una doppia imposizione.
  6. La Sentenza della Corte Costituzionale n. 316/2010 confermando una serie di altre decisioni della Consulta, ritenne che reiterare il blocco degli aumenti pensionistici fosse incostituzionale e ritiene, ancora oggi, invalicabili i principi di ragionevolezza e proporzionalità degli aumenti. In buona sostanza le pensioni dovrebbero essere collegate alla retribuzione goduta nell’attività lavorativa.
  7. Il contrasto con la normativa europea.Si premette che le pensioni perdono ogni anno circa il 2-4% (e forse più) del loro potere di acquisto per erosione inflattiva e che ai lavoratori in quiescenza non vengono estesi i miglioramenti retribu­tivi attribuiti annualmente ai lavoratori in servizio (circa il 3%) per cui tra qualche anno, il problema sarà an­cora di più difficile soluzione e ghettiz­zerà la popolazione più anziana nell’area della sopravvivenza. Si precisa che tale comportamento:- è in aperta violazione degli articoli 12 e 23 della Carta Sociale Europea, sot­toscritta a Strasburgo il 3 maggio 1996 nonché degli articoli 2, 3, 136, 137 e 141 del trattato istitutivo della Comu­nità Europea del 25 marzo 1957, del trattato di Maastricht e di Amsterdam del 2 ottobre 1957;- contrasta con la giurisprudenza della Corte di Giustizia della Comunità Europea (sentenza 11 marzo 1981 nella causa 59/80 e sentenza 22 dicembre 1993 nella causa 152/91) nonché con la giurisprudenza della Corte di Cassa­zione (sentenza delle Sezioni Unite) del 1° febbraio 1997, n. 974;- contrasta, infine, con gli articoli 3 e 36 della Costituzione, che dispongono la pari dignità tra tutti i cittadini (principio di uguaglianza) e riconoscono il diritto ad un trattamento economico (retribuzione o pensione) sufficiente ad assicurare agli aventi diritto ed alle loro famiglie una esistenza libera e dignitosa.
  8. CONCLUSIONI- Occorre nel medio termine, determinare un paniere di beni e servizi (adeguato alle necessità dei pensionati) su cui basare il calcolo della percentuale di aumento di tutte le pensioni- Applicare annualmente e pienamente la percentuale di aumento prevista, a tutte le pensioni.- Annullare la ritenuta del 5% e del 10% sulle cosiddette pensioni medio-alte al pari di quanto è già avvenuto per le retribuzioni medio-alte dei dipendenti in servizio.

Nota

PROVVEDIMENTI CHE INVECE DI GRAVARE SULLA FISCALITA’ GENERALE HANNO DEPAUPERATO I FONDI PENSIONI

  • l’assistenza generalizzata gratuita di ogni tipo:
  • le risorse per pagare i cassintegrati;
  • i ripetuti “abbuoni” concessi per raggiungere i trattamenti pensionistici, fra cui ad esempio, i 7 o 10 anni di cui alla legge dei combattenti (336/70), l’esodo agevolato per i dirigenti (DPR 748/72) gli esodi o “scivoli” vari a statali, ministeriali e aziende, accompagnati dall’ulteriore “regalo” dell’attribuzione delle qualifiche (civili) o gradi (militari) superiori: con questo sistema, e anche con un solo giorno di permanenza nel grado o qualifica si è conseguita la pensione dirigenziale;
  • premio di “avviamento” (sino a 50 milioni di lire) concesso dagli anni ’80 in poi ai dipendenti in esubero delle aziende in crisi, sollevando da relativi oneri quelle imprese incapaci che, pur lucrando, non facevano alcuno sforzo per riconvertirsi (legge n. 8/1988; 11/31988, n. 67; etc.);
  • pensioni elargite a politici e sindacalisti (i nomi sono anche sul nostro giornale), senza versare alcun contributo, (cosiddetta “legge Mosca”) sui cui effetti vennero inviati numerosi avvisi di garanzia rimasti “lettera morta” per i nomi altisonanti dei beneficiari (euro 14 miliardi che sinora hanno gravato sui fondi pensione);
  • concessione di pensioni a coltivatori diretti, commercianti, casalinghe con versamenti di appena 5 anni.
  • Esiste invece lo scandalo delle pensioni plurime di cui nessuno parla: mentre si ricopre la carica di deputato italiano e contemporaneamente quella di parlamentare europeo e si maturano i relativi “vitalizi”, si versano contributi pensionistici e si maturano pensioni per professioni, o mestieri, docenze universitarie, consulenze e via dicendo, raggiungendo cifre stratosferiche di oltre 30.000 euro al mese. E’ questa la truffa di coloro che in una sola giornata lavorativa percepiscono diversi compensi, tutti utili alla pensione e quindi tante pensioni tra loro cumulabili.

Il Segretario Generale Dirstat-Confedirstat

Dott. Arcangelo D’Ambrosio

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