Convegno: Come parla il Parlamento

Convegno: Come parla il Parlamento

Giornata di studio sul linguaggio politico e parlamentare

Roma, 12 febbraio 2013 ore 9,30 – 13,30
Sala delle Colonne – Via Poli, 19

Presiedono e introducono:

On. Domenico Rosati – Vice Presidente dell’Associazione ex Parlamentari della Repubblica
On. Gennaro Lopez – Presidente della Commissione Cultura dell’Associazione ex Parlamentari della Repubblica

Intervento dell’ On. Gerardo Bianco Presidente dell’Associazione ex Parlamentari della Repubblica

Sono stati invitati i Presidenti di Camera e Senato

Comunicazioni:

Prof. Paolo D’Achille – L’italiano della politica, l’italiano nella politica, l’italiano dalla politica. Bilanci e prospettive di studio.
Dott.ssa Miriam Di Carlo L’italiano tra prima e seconda Repubblica: esiti dell’indagine sul linguaggio parlamentare

(XI e XV Legisalatura Camera dei Deputati).
Prof. Michele A. Cortelazzo I discorsi di insediamento dei Presidenti delle Camere.

Prof.ssa Franca Orletti Fra scritto e parlato. Problemi di trascrizione dei dibattiti parlamentari.
Prof. Claudio Giovanardi La lingua della propaganda elettorale

Dibattito

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Intervento del sen. Maurizio Eufemi
potete vedere il video su YouTube qui

Condivido i rilievi appena epressi dal sen Zanone sugli eccessi di anglicismi. Tra questi non dimentichiamo window dressing che per e banche ha finito per assumere un significato un pò diverso rispetto all’abbellimento del bilancio in senso stretto. Ma torniamo alle sollecitazioni delle relazioni.

Riprenderò alcune indicazioni poste dalla Professoressa Orletti, sul rapporto scritto-parlato e sulle innovazioni nella resocontazione, dal Prof. Giovanardi sugli slogan elettorali, e da ultimo dal Dott. Garzia sul mutato ruolo della stampa.

Le smentite, anche rilevanti, anche ripetute, sono correzioni agli errori di comunicazione e a volte della guerra mediatica tra uffici stampa, di ghost writer dove prevale la ricerca del colpo ad effetto in velocità piuttosto che non la ricerca di un linguaggio più meditato.

Le innovazione tecnologiche, sia interne realspeaking, parlato-digitale, ma anche powerpoint come abbiamo visto stamane nelle illustrazioni delle relazioni D’Achille, Di Carlo e Cortelazzo, che esterne, in particolare la diffusione satellitare, diretta streaming e perfino twitter e facebook stanno producono effetti anche sul linguaggio parlamentare anche per i minori tempi a disposizione dei parlamentari, per effetto delle riforme regolamentari. L’intervento è diventato più televisivo, più diretto; le frasi ad effetto prevalgono sui ragionamenti più complessi.

Si parla a volte più per fuori che per dentro.

Gli interventi d’Aula o di commissione vengono fortemente influenzati dalle notizie in real time con il rischio di condizionare ciò che richiederebbe, soprattutto nel linguaggio, maggiore ponderazione. La stessa diffusione è più diretta che in passato. Riprendendo le considerazioni della prof. Orletti che si è soffermata sul processo di resocontazione, va sottolineato come oggi più di ieri venga completamente saltato il “processo” quello di resoconti e quindi delle agenzie di stampa più orientate e anche costrette a diversificare il prodotto informativo.

Il resoconto assume più il valore di prova sulle parole pronunciate soprattutto in caso di incidenti o di insulti o di frasi indecorose. Rispetto a questo fenomeno se ne riscontra un altro opposto. Nelle commissioni di indagine conoscitiva o di inchiesta parlamentare o anche nelle audizioni è ormai diffuso il fenomeno di ritardare l’uscita dei resoconti. La questione assume rilevanza non solo agli effetti della immediatezza rispetto ai contenuti. E’ invalsa l’abitudine di sottoporre agli auditor il testo per la correzione che può essere edulcorato cambiato sostanzialmente modificato in aspetti essenziali stravolgendo il significato dell’intervento.

Soprattutto dove il resoconto non è immediato il linguaggio viene filtrato non è qui di immediato nella interezza. Quante volte abbiamo assistito a notizie di rilievo mediatiche ma ridimensionate per incapacitá o per disattenzione. Altre volte invece solo la professionalitá di giornalisti ha permesso di realizzare autentici scoop. Ricordo a titolo di esempio una comunicazione del Ministro del Tesoro sulla vicenda del Banco Ambrosiano in una giornata di scarso rilievo parlamentare. Il giorno successive un giornale quotidiano fece un titolo di grande effetto per la capacità di quell giornalista di cogliere il significato delle parole contenute nella comunicazione parlamentare .

Il passaggio dal discorso scritto a quello parlato ha impegnato costantemenre la professionalitá dei resocontisti, di operatori professionalmente elevate nella conoscenza della lingua, della stilistica, dela procedura parlamentare, della stessa politica o del linguaggio della politica, perchè l’uso di una parola al posto di un’altra finisce per assumere significati o valori diversi.

Le trasformazioni hanno accorciato di tempi di diffusione degli atti parlamentari. In passato erano previste cinque settimane per avere la pubblicazione. Oggi I programmi di editor consentono notevoli risparmi sia nella fase della composizione che della stampa con un dialogo forte tra fase iniziale e fase finale.

Non c’è solo l’Aula, dove si concentra la attenzione mediatica. Una audizione del Ministro dell’economia può assumere grande valenza.

Una volta ad una domanda imbarazzante di un linguista eminente come Tullio de Mauro ” ma resocontate proprio tutto?” Si rispose impudentemente il resocontista. Si tutto!. Beh proprio tutto no.

E’ stato rilevato da Dario Cassanello che “non vengono registrate parti non secondarie del dibattito che sono i tratti sopra segmentali, cioè le interiezioni, esclamazioni, intonazioni, e per converso i legamenti, atteggiamenti, segni e via elencando: insomma quei comportamenti vocali o di gestualitá che fanno forte presa sul segmento parola che sottendono e rappresentano il fascino del linguaggio parlato così vero e vivo nei confronti del linguaggio scritto”. (1)

Perchè v’è una differenza tra discorso a braccio e discorso scritto. C’è una pulizia del testo ed è positiva. Basti pensare ai dibattiti sui documenti di bilancio ove è forte il tecnicismo e dove prevale la immediatezza.

Rappresentare le parole non è facile. Poi vi sono le allusioni.

Poi vi sono i silenzi. Che possono essere quelli del parlamentare interrogante o del membro del Governo sui quesiti e sulle richieste della Presidenza. Come vengono rappresentati? . Il silenzio è stato studiato in 58 ragioni (Eduard Limbos, L’animazione socio-culturale, Armando Editore) nelle diverse implicazioni e nei momenti in cui è consentito intervenire.

A volte il silenzio anche in Parlamento, assume un significato più forte di tante parole.


Roma, 12 febbraio 2013

(1) Camera dei Deputati, La stenografia in Parlamento, 1987 Roma

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da sinistra: prof. Giovanardi, on. Lopez, on. Rosati, on. Bianco , prof. Cortelazzo


da sinistra: dott.ssa Di Carlo, prof. D’Achille, prof. Giovanardi. On. Lopez sala Colonne

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