UNA SITUAZIONE INTOLLERABILE!
Il CN dell’UDC rappresenta l’ultimo atto del progetto politico avviato nel 2002 con la fusione del CDU, del CCD e di Democrazia Europea. Il CDU portò in dote il simbolo della Democrazia Cristiana insieme ad ideali e valori in cui si riconosceva una classe dirigente motivata che aveva difeso strenuamente quel vessillo anche attraverso dolorose scissioni, quella con il PPI prima e con l’ UDR dopo.
Quella iniziativa si è ormai dissolta. Il leader del CCD è tornato al punto di partenza, cioè al CCD. È dimostrato dal fatto che tutti, dico tutti coloro che avevano creduto nella necessitá di una ricomposizione dell’area post democristiana sono usciti o sono stati costretti ad uscire dal partito.
L’elenco sarebbe infinito; non vogliamo tediare.
Oggi con l’operazione Scelta Civica, l’UDC ha cancellato in un colpo solo quanto era stato delineato in quel progetto originario che era stato impresso nel manifesto dei valori e sancito con un Congresso. È stata cambiata la linea politica senza un deliberato congressuale che ne riconoscesse la validitá.
Oggi quel che resta dell’UDC dopo la débacle elettorale di febbraio è un misero 1,7 per cento, una pattuglia di fedelissimi del leader ex ccd, altri peraltro provenienti da esperienze lontane dalla storia democristiana.
La minoranza rappresentata da Tassone e Tarolli ha cercato giovedì al consiglio nazionale di Torre Rossa di riportare alla ragione una maggioranza arrogante, chiusa in se stessa e che ha rifiutato ogni proposta di dialogo politico rifugiandosi nel formalismo regolamentare.
A questo punto non vi sono molte strade da intraprendere se non la denuncia del patto costitutivo del 2002.
È il momento che coloro che appartenevano al CDU si mobilitino, facciano sentire la loro voce e assumano iniziative concrete per riprendersi senza indugi quel simbolo per il quale abbiamo combattuto e lottato.
Quel simbolo stava in un progetto che è stato stravolto e non più stare con chi non crede nella ricostruzione di un’area cattolica e in quei valori impliciti e soprattutto non può più essere utilizzato da chi ha preferito scelte egoiste per ambizione personale, da chi si è piegato a posizioni che non appartengono alla tradizione della solidarietá e della economia sociale di mercato.
Roma, 1 giugno 2013