La cortina fumogena della riforma del procedimento legislativo.
Il governo è stato costretto ad abbandonare il cosiddetto salva Roma dall’azione incalzante delle opposizioni. Il decreto produrrá effetti giuridici fino alla scadenza dei sessanta giorni che dovranno essere eventualmente sanati. Il governo non ha potuto evitare la brutta figura ma in compenso ha potuto evitato un massacro mediatico nei giorni finali del 2013. Basti immaginare cosa sarebbe potuto accadere alla Camera e al Senato con un decrete legge su cui potevano essere utilizzate le armi dell’ostruzionismo parlamentare, da parte di gruppi di non lieve consistenza numerica.
Il governo ha commesso l’errore strategico di porre la questione di fiducia dovendo soffocare le tensioni interne alla maggioranza piuttosto che vincere una battaglia parlamentare, che si ė tramutata in una pesante sconfitta. Pendeva ancora la fase degli ordìni del giorno che rappresentava uno scoglio mediatico non sottovalutabile.
Ad ogni buon conto il Quirinale ha avuto buon gioco nel ribadire i vincoli che sottostanno ai decreti legge che non possono essere sovraccaricati nell’iter parlamentare di contenuti impropri.
Si è tentato allora di recuperare una immagine lacerata alzando il tiro sulla riforma costituzionale per arrivare al monocameralismo e alla modifica dei regolamenti parlamentari sul procedimento legislativo. Tutte cose impossibili da realizzare con una maggioranza raccogliticcia, svincolata dal mandato parlamentare. Le riforme costituzionali e regolamentari richiedono quorum alti in entrambi i rami del Parlamento che faranno fatica ad essere raggiunti.
Quanto al procedimento legislativo messo incautamente sotto accusa non è vero che non consenta di verificare i contenuti degli emendamenti e la loro rispondenza ai criteri di ammissibilitá. Sia i Presidenti delle Assemblee legislative che i Presidenti delle Commissioni finanziarie e di merito hanno i poteri e gli strumenti per valutare i contenuti degli emendamenti rispetto alla omogeneitá o estraneitá alla materia in discussione.
Per fare questo c’è bisogno di esercitare questi poteri, di sapere dire qualche no. C’è bisogno di affidare le relazioni dei provvedimenti non ad avventizi ma a deputati o senatori di qualche esperienza, capaci di valutarne l’impatto sul sistema.
Introdurre nel dibattito argomenti estranei significa alimentare la confusione di cui non abbiamo bisogno.
Il governo è stretto tra le difficoltá della maggioranza incerta sul percorso e sugli obiettivi e la spinta della nuova segreteria del Pd che punta a definire e controllare la linea di azione del governo.
L’obiettivo della stabilitá del governo Letta confligge con la esigenza di rinnovamento della struttura di governo indicata dalla segreteria del Pd e un riequilibrio della rappresentanza governativa dei partner della coalizione. La partita è appena iniziata. Il decreto salva Roma è stato solo un pretesto per un duello che è solo agli inizi. Il nuovo decreto salva Roma pur depurato rappresenterá un nuovo banco di prova di verifica della maggioranza.
Roma, 28 dicembre 2013