Sistema elettorale e adempimenti

Sistema elettorale e adempimenti

La questione elettorale è materia incandescente. I contrasti tra le forze politiche aumenteranno. E’ in gioco la sopravvivenza di intere formazioni politiche. Sono state introdotte soglie troppo alte all’ingresso in Parlamento mentre la soglia per il premio di maggioranza è troppo bassa rispetto alla dimensione del premio stesso. Anche partiti o formazioni politiche di 3 milioni di consensi fuori da coalizione rischiano di stare fuori. Tutto ciò è contro la Costituzione repubblicana che ha privilegiato pluralismo e partecipazione.

Il passaggio dal porcellum, sistema proporzionale con premio senza soglia minima all’italicum, sistema plurinominale con liste bloccate senza preferenze, non è cosa banale da potere essere liquidata in nome della semplificazione del sistema elettorale.

Intanto va detto che non è cosa fa dare in pochi giorni come si intenderebbe prendendo il modello Firenze come dimensione di popolazione.

Va ricordato infatti che allorquando si introdusse il Mattarellum con le leggi 276 e 277 del 4 agosto 1993 all’articolo 7 fu data una delega al Governo di quattro mesi per determinare i collegi elettorali uninominali con precisi principi e criteri direttivi, in base alla composizione economico-sociale e alla popolazione di ciascun collegio. Lo schema di parere veniva poi sottoposto all’esame delle Camere, con l’obbligo di motivare eventuali difformità dalle indicazioni del Parlamento.

Il ruolo rilevantissimo del Parlamento veniva inoltre consolidato con i poteri affidati ai Presidenti delle due camere di provvedere all’inizio di ogni legislatura alla costituzione di una Commissione per la verifica e la revisione dei collegi elettorali. Ma v’è di più veniva anche previsto all’articolo 7 della legge 277/93 che dopo ogni censimento generale o ogni volta che ne avverta la necessità la Commissione formulava le indicazioni per la revisione dei collegi.

Il governo nella predisposizione del decreto delegato doveva tenere conto delle indicazioni della Commissione composta dal Presidente dell’Istat e da dieci docenti universitari ed esperti nelle materie specifiche.

Il rispetto dei tempi naturali, come il tempo di 4 mesi per l’esercizio della delega dopo la approvazione della legge, ancora all’esame della Commissione della Camera in prima lettura, impedirebbe qualsiasi soluzione che porti alle elezioni anticipate.

Chiediamo sommessamente se all’inizio della corrente legislatura i Presidenti delle Camere hanno provveduto a costituire la Commissione indicata dalla normativa indispensabile per procedere alla definizione dei collegi elettorali, anche in ragione del 15° censimento generale della popolazione italiana che è del dicembre 2011. Non va dimenticato che dal precedente censimento del 2001 la popolazione è passata da 56,996 milioni a 59.434 milioni di abitanti con un incremento del 4,3 per cento con incremento della popolazione straniera e contrazione demografica di quella italiana che riguarda il Mezzogiorno, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia per il Nord, Toscana e Umbria per il centro. La popolazione della Toscana, tanto per fare un esempio, si riduce di 174.396 unità.

Sono tutti elementi che dovrebbero portare ad una qualche meditazione evitando rischi di legiferare su una materia che richiede ponderazione e non superficialità.

La polemica su chi deve definire i collegi non è secondaria rispetto alle decisioni da assumere perché i collegi di possono fare in tanti modi. Allungare un collegio alla forma di una salamandra, inserendo un comune o più comuni con particolari composizioni socioeconomiche, può determinare il successo si una coalizione o meno. Il ruolo del Ministero degli interni è fondamentale, così come è altrettanto indispensabile il ruolo del Parlamento e della relativa commissione che deve essere prontamente istituita ove non sia già stato fatto dai Presidenti delle Camere

Roma, 25 gennaio 2014

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