Cronaca della riunione dei partigiani cristiani (a cura di Bartolo Ciccardini)

Cronaca della riunione dei partigiani cristiani (a cura di Bartolo Ciccardini)

Si è tenuta a Roma, presso l’Istituto Sturzo, la riunione del Comitato Scientifico e delle Associazioni partecipanti al programma: “Resistenza civile oggi”.Il programma nasce dall’impegno dei Partigiani Cristiani  a trasmettere ai giovani la memoria ed i valori civili della Resistenza.Esso segue l’iniziativa già presa dalle Acli e dai Partigiani Cristiani per costituire Gruppi di Lavoro “Resistenza e Costituzione”, affinchè i giovani traggano dalla storia motivazione ed ispirazione ad un impegno politico  Il fatto centrale, trascurato dalla dalle due storiografie contrapposte, quella dell’attendismo e quella della zona grigia, è stata la scelta morale della Resistenza civile, la scelta di una opposizione morale al nazifascismo, comportamento conseguente fino all’eroismo quotidiano. La Resistenza civile fu il comportamento, non di una minoranza, ma di una vasta massa popolare, in cui si distinsero i cattolici, le donne ed i sacerdoti, il cui operato non è stato ancora studiato e spiegato. Questo ritrovare il significato della scelta morale, che è tutt’altro dalla zona grigia, è necessario oggi perché i giovani escano dalla “non politica” odierna.Ha aperto la riunione il Presidente dei Partigiani Cristiani, On. Giovanni Bianchi: “La Resistenza come esperienza di rinascita e di rinnovamento proposta ai giovani non come esempio, ma come valore per il nostro futuro”. Ha ricordato il programma dei Partigiani Cristiani dell’anno2013 (Giuseppe Dossetti, 13 febbraio 2013; La particolare Resistenza di Roma, Aprile 2013; il documento della rinascita a Camaldoli, Luglio 2013; l’inizio della Resistenza cristiana, la Battaglia della Montagnola, il 9 settembre 2013). Bianchi ha citato il pensiero storiografico di Pietro Scoppola ed ha ringraziato i partecipanti al presente programma, il Comitato scientifico con i maestri Malgeri, Giovagnoli, D’Andrea, Ciampani ed Acanfora, che esporranno il tema storiografico ed i partner del programma: le Acli (con la presenza del Presidente Nazionale, Gianni Bottalico; l’Istituto Sturzo, con Giuseppe Sangiorgi; l’Università LUMSA, il cui Magnifico Rettore Giuseppe Della Torre ha inviato un suo saluto; l’Eni, con la presenza della Dottoressa Lucia Nardi; l’Istituto Alcide De Gasperi di Bologna, con la presenza del Prof. Domenico Cella; ed infine la Rivista Civitas con la presenza del Direttore, Amos Ciabattoni.Il Professor Giovagnoli ricorda la intuizione di Chabod a proposito dei cattolici nella Resistenza che paragonò Pio XII a Gregorio Magno, per il ruolo svolto dalla chiesa nella transizione dal fascismo alla democrazia in Italia.Non fu soltanto un ruolo di rifugio e di accoglimento (in Laterano si era rifugiato il futuro governo democratico italiano), ma furono soprattutto le due scelte fondamentali che dettero il via alla transizione: la scelta della pace contro tutte le guerre nel messaggio del 1939 e la conseguente scelta della democrazia contro i regimi totalitari che vogliono la guerra, furono il fondamento di  un antifascismo morale che interpretò l’attesa di pace dei popoli. Questo fu l’atto di nascita di un’opposizione tra cattolici e nazismo che Hitler capì benissimo, quando affermò: “Finito il lavoro con gli ebrei toccherà ai cattolici”.Bisogna rivedere la storia della persecuzione dei sacerdoti, che apparentemente avviene per motivi casuali e locali, che fu invece la reazione degli occupanti ad una opposizione passiva ma forte che tutti i documenti delle autorità fasciste testimoniano. Questo antifascismo morale contrasta il giudizio di De Felice sull’opportunismo degli italiani. Certamente ci fu anche opportunismo, ma non solo quello. Bisogna recuperare la storia dei sacerdoti come posizione “non grigia” ed il desiderio di pace come elemento coagulante. La scelta per la pace precede la coscienza di condanna del fascismo a causa della guerra e porta alla scelta della democrazia, perché vuole la pace. E questo avrà conseguenza anche successive che sono state disconosciute anche per la fine della militanza comune. La spaccatura dei blocchi mise fine alla collaborazione fra antifascisti che era arrivata fino alla Costituente. Se si parla di zona grigia non si capisce quello che avvenne dopo. E troppo spesso si è indicata la DC come zona grigia, misconoscendo i valori che interpretava. Non a caso, nei difficili anni, ’70 Moro torna a parlare di “antifascismo morale” diverso dall’antifascismo politico, nel momento in cui la Resistenza veniva invocata per colpire il cuore dello Stato.L’interpretazione partitica della Resistenza ha perduto questo significato dell’antifascismo morale e dell’antifascismo popolare. Si è cosi indebolito il significato della Resistenza civile   Importantissimo è seguito il contributo del Professor Francesco Malgeri. Egli ricorda la storiografia ideologica dei primi anni, che trascurò i valori della Resistenza civile. Nel ’70 ricomparvero nella nuova sinistra la tesi di una Resistenza tradita. Però, nel contempo, ci furono molti studi, non solo sul fenomeno della lotta partigiana, ma anche sulla situazione politica reale nei tempi della Resistenza. La crisi politica indebolisce i valori della identità nazionale. Non ci rendiamo conto di come l’aver messo in discussione l’unità ha cancellato il comune sentire della Resistenza. Malgeri si richiama all’importante lavoro di Claudio Pavone del 1991, che induce ad una nuova comprensione della Resistenza. La crisi politica provoca una forte caduta dei valori resistenziali.In riconsiderazione dei temi: de “la morte della Patria” e della “zona grigia”. Il nostro compito è quello di riscoprire il momento della scelta. Fu il momento in cui ogni “italiano restò con sé stesso” ed ognuno singolarmente prese nei giorni difficili la decisione di cosa avrebbe dovuto fare. Lla Resistenza fu anche una decisione morale personale. Ed è questo il significato dei giorni difficili. Per risalire dal baratro bisogna ritornare ad una scelta personale.    .Il Prof. Andrea Ciampani della LUMSA inizia subito con una affermazione di speranza. Non è vero che i giovani non vogliono partecipare, anzi sono in attesa di una spiegazione di quello che sta avvenendo.  La comunicazione con i giovani deve avere quattro momenti. Un momento della scelta: ognuno si chiede la cosa per cui vale la pena di vivere. È un momento che non si può più rinviare. Il secondo momento è il contatto con la realtà: cosa c’è di possibile, cosa c’è di buono e cosa c’è di alternativo alla nostra scelta. Il terzo momento è il momento educativo: nel ricordare la storia della Resistenza dei cattolici e del grande risultato degli anni successi ci si è dimenticato di quale fu l’enorme sforzo educativo della Chiesa negli ’30 e negli anni ’40. Quarto momento è l’animazione sociale. La scelta ed il lavoro successivo devono trovare uno sbocco naturale nel servizio agli altri. Il punto più alto dell’animazione sociale è la politica. Il Prof. Ciampani propone di prolungare il programma dello studio del ’44 e del ’45 fino al ’46 per giungere alle soluzioni politiche proposte dalla Resistenza: la Repubblica e la Costituzione.Il Presidente delle Acli, Gianni Bottalico,  rinnova l’impegno delle Acli a portare nel territorio con i suoi circoli di riflessione sui temi proposti con la traduzione in termini di azione sociale che sarà possibile attuare nei nostri giorni.A nome delle Acli parla il Prof. Paolo Acanfora. Ricorda che bisogna sottolineare non tanto la visione cattolica della Resistenza quanto l’azione dei cattolici nella Resistenza condivisa. Il programma deve insistere sulla scelta: che sia propriamente una scelta sulle ragioni del vivere. E riprendere quindi come strumento di formazione il testo prezioso, purtroppo dimenticato delle Lettere dei condannati a morte della resistenza.L’On. Flavia Nardelli ha portato il saluto dei deputati impegnati nella battaglia parlamentare, fra cui l’On. Preziosi e D’Andrea, e ha ricordato il grande lavoro svolto dall’Istituto Sturzo, con l’edizione dei sette volumi sui “I cattolici e La Resistenza”del Mulino.Stefano Corsi delle Acli romane, è promotore di un gruppo di Lavoro “Resistenza a e Costituzione”: interviene sulla importanza del lavoro formativo per la preparazione politica dei giovani.Interviene anche Ruggero Orfei per sottolineare l’iniziativa della ricerca personale da parte dei giovani sui testimoni della Resistenza, una sorta di luogo di incontro, in forma epistolare tra “Caro Nonno” “Caro nipote…”, ricordando l’importanza degli episodi conservati nella memoria della sua famiglia. Ricostituire così le memorie personali e singole di quegli anni.La riunione del Comitato Scientifico allargato si conclude con la dimostrazione di un primo impegno mediatico, che sarà importante per coinvolgere i giovani: Maurizio Eufemi agita il suo i-pad annunciando che la notizia della riunione è già on-line.”Siamo appena nati e siamo già in the cloud. Nella nuvola”.
 Roma, 4 febbraio 2014 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial