Moro e la legge elettorale
La crisi del governo Letta dopo la sfiducia della direzione del PD ha rallentato l’iter della legge elettorale.
Il ritmo a tappe forzate sembra essere svanito. Quello che doveva essere la priorità, ciò che si doveva realizzare in pochi giorni sembra diventare una clausola dell’accordo di governo che ne vedrebbe la approvazione solo dopo le riforme costituzionali del titolo V^ e della soppressione del Senato. Nella lettura della relazione Sisto che accompagna il testo della riforma elettorale all’esame dell’Aula di Montecitorio colpisce una citazione di Aldo Moro, decontestualizzata, inappropriata, parziale. Viene riportata una frase di Aldo Moro pronunciata l’ 8 dicembre 1952 durante la discussione della modifica al testo unico sulle elezioni della Camera dei Deputati, quella che la sinistra definì “legge truffa”.
In quella seduta Aldo Moro intervenne come vicepresidente del Gruppo, per le precarie condizioni di salute del Capogruppo Giuseppe Bettiol, contro le pregiudiziali di incostituzionalità presentate da Togliatti, Basso, De Martino e Ferrandi.
E’ vero che Moro paventa il pericolo di un’alleanza di opposizioni per impedire alla maggioranza di assolvere alle sue funzioni, ma si tralascia di ricordare che Moro guardava “ad una maggioranza di coalizione unificata saldamente ancorata ad un principio comune. V’era la esigenza riconosciuta dalla legge è che sia raggiunta la metà , che sia superata la metà dei voti… cioè che l’opinione pubblica si deve essere espressa con una chiara indicazione. E che non è già una maggioranza relativa che si trasformi in una più o meno solida maggioranza assoluta. E’ una maggioranza assoluta già conseguita che viene integrata in qualche modo per assicurare quella funzionalità della quale abbiamo parlato”.
E’ esattamente il contrario di quanto sostiene il relatore Sisto.
Nel testo Sisto di riforma elettorale il premio di maggioranza scatterebbe con il 37 per cento dei voti. Il premio di maggioranza viene poi combinato con lo sbarramento al 4,5 per cento annullando intere rappresentanze. Non viene poi previsto lo scorporo per i partiti della coalizione che non raggiungono la soglia elettorale. Molti voti sarebbero un conferimento gratuito e dunque a perdere perché senza incidenza sulla coalizione, “ cancellando diversità e articolazioni della nostra vita politica e nell’ambito stesso della maggioranza che permette di togliere ogni mortificante uniformità della maggioranza” come afferma Moro nello stesso intervento dell’8 dicembre, ma di queste parole di Aldo Moro l’On. Sisto si guarda bene dal citarle.
Aldo Moro chiudeva il suo intervento così “il supremo giudizio sulla validità della legge sarà dato dal popolo italiano in quanto sarà il popolo italiano che attribuendo più del 50 per cento dei voti alla coalizione democratica dimostrerà di accettare la legge e di voler difendere con essa i supremi principi di democrazia e di libertà”. (vivissimi, prolungati applausi al centro e a destra – moltissime congratulazioni).
PS. Il disegno di legge presentato ad ottobre 1952 fu approvato dalla Camera dei Deputati il 21 gennaio 1953 e dal Senato il 29 marzo 1953. ( legge 31 marzo 1953 n. 148). Tempi adeguati, senza forzature.
Roma, 21 febbraio 2014
Maurizio Eufemi