Il compromesso di basso profilo sul Senato: dalla abolizione del CNEL al nuovo Senato CNEL
Il compromesso che si profila sulla abolizione del Senato appare di basso profilo.
Dopo l’incontro al Quirinale, il Presidente del Consiglio ha rimosso le iniziali rigidità e appare disponibile ad una intesa che tuttavia serve soltanto ad evitare una sconfitta politica dopo che il Governo si era arroccato sulla immodificabilità del testo su quattro punti irrinunciabili: nessun voto di fiducia, nessuna indennità, nessun al voto sul bilancio e nessuna elezione diretta. Da quattro no si è passati a 2 no e due ni. E’ certamente saltato il crono programma.
Mentre per l’indennità si aggira la questione prevedendo che resti a carico delle Regioni. Si tenta poi di rivedere la questione della elezione diretta con una elezione attraverso il voto regionale, con un sostanziale entusiasmo della Lega che pensa di salvaguardarsi con una simbolica presenza marginale, e una piccola soddisfazione alla minoranza interna del PD, immaginando così di superare l’empasse.
Quindi né vincitori né vinti, ma al prezzo di un piccolo compromesso che prevede una soluzione che non definisce il ruolo e la funzione della seconda Camera. Essa appare la riproposizione del Cnel che si voleva abolire, sotto altre vesti. Si individua un Senato delle Autonomie che non diventerà il luogo del dialogo istituzionale, ma quello della protesta delle problematiche che non troveranno soluzione né nella Camera politica né nei territori.
Qui non è in discussione un ammodernamento del sistema. Nessuno è pregiudizialmente contrario ad un monocameralismo. Sta bene una sola Camera che voti la fiducia politica, ma quello che manca è un disegno organico delle funzioni del Senato. Le funzioni nuove e specifiche possono essere così definite: tutta la fase ascendente e discendente della normativa e dei rapporti con l’Unione Europea; l’azione di controllo sul governo; le funzioni di garanzia rispetto alle prerogative e immunità dei deputati che non possono decidere su se stessi soprattutto se si introduce un sistema elettorale maggioritario come l’italicum che viola pesantemente il principio di rappresentanza e di uguaglianza con soglie escludenti di ampie fasce di elettorato; competenza incidente sul bilancio perché è esso un unicum tra patto di stabilità interno, scelte di perequazione, consolidato nazionale, legge di stabilità e parametri di Maastricht.
Resta il nodo irrisolto della dell’equilibrio dei poteri che verrebbe stravolto con le modifiche che interverrebbero sul sistema di votazione degli organi costituzionali e delle authorities.
Il Senato va dotato di poteri pieni che possono concretizzarsi solo con un bagno elettorale. Non con elezioni indirette che porterebbe ad una grande lottizzazione di nominati, ma con una scheda elettorale che porti alla elezione dei senatori chiamati a quelle funzioni. Potranno essere anche abbinate alle elezioni regionali e acquisterebbe il significato di elezioni di mezzo termine perché non coincidenti con le elezioni politiche.
Se non si affrontano i nodi politici resterà il pasticciaccio brutto del connubio del Nazareno che servirà a far passare con finte tensioni la nottata delle elezioni europee. Resteranno i problemi di un sistema istituzionale del Paese che come configurato sarà poco rispettoso della Carta Costituzionale e dei suoi principi ispiratori.
Roma, 28 aprile 2014