Dalla democrazia parlamentare alla democrazia popolare.

Dalla democrazia parlamentare alla democrazia popolare.

Il presidente del consiglio ha presentato, dopo il consiglio dei ministri odierno, le linee programmatiche di riforma della pubblica amministrazione. Senza entrare nel merito delle indicazioni, che restano tali fino alla presentazione dei documenti parlamentari, v’è un punto che merita attenzione. 
Il metodo certamente innovativo rompe gli schemi del passato. Vengono aperte dal governo le consultazioni sulla rete fino al 13 giugno. Si sta passando rapidamente dalla repubblica parlamentare ad una nuova forma di democrazia popolare. Sulle linee di riforma infatti si apre il confronto sulla rete. Il governo sostiene che vaglierá e recepirá i suggerimenti che perverranno. 
Di fatto sposta il luogo del confronto dal parlamento alla rete, senza nessuna garanzia e filtro democratico. 
Non saranno più i parlamentari i protagonisti delle scelte che in ogni caso avranno un ruolo residuale e secondario. Non sará più il Parlamento il luogo del confronto. 
Non saranno più i rappresentanti del popolo a interpretare le istanze della societá civile in quanto il governo dialogherá in modo diretto con gli attivisti della rete.

È un duro colpo che viene inferto al funzionamento delle regole democratiche su cui tutti dovrebbero meditare. 
È un duro colpo che viene assestato anche alle formazioni intermedie, all’associazionismo che non avrá più i tradizionali collegamenti. In nome del rapporto diretto con il popolo viene colpito il principio di rappresentanza.

V’è in definitiva il disconoscimento del ruolo dei partiti e dei sindacati. 
Un governo che ha una linea chiara presenta un decreto legge, affronta il parlamento e fa scelte su cui il popolo esprimerá al momento opportuno le sue valutazioni. 
La rete non può essere l’alibi per un consenso fittizio.

Roma, 30 aprile 2014

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