Il feeling con il ragazzo e il ragazzotto
Oggi, la voce del Quirinale, Marzio Breda, ci informa di un feeling forte tra Palazzo Chigi e il colle e che il premier è padrone dell’agenda, ma viene invitato a riflettere sulle prioritá, senza mettere troppa carne al fuoco come rischierebbero di essere le cinque riforme politico istituzionali che diventerebbero fuochi ingestibili. Come dire c’è feeling ma deve essere affidato alla saggezza e sapienza del Quirinale se vuoi superare gli ostacoli che hai di fronte e che si chiamano innanzitutto controllo dei conti attraverso Padoan ed Unione Europea attraverso la Bce e la visita informale a Cittá della Pieve.
Non a caso il vero problema politico posto con intransigenza da NCD con l’articolo 18, che rischiava di diventare terreno di scontro nella maggioranza, è stato prontamente sminato collocandolo nell’ambito della riforma dello statuto dei lavoratori, in un percorso meno accidentato come è una legge delega, dunque fuori dalla attualitá. La posizione è stata ribadita con una intervista al Ministro Poletti che allontana ogni pericolo presente spostando l’attenzione sull’articolo 41 e 46 della Costituzione.
Se dalle prime pagine del Corriere ci spostiamo a quelle più lontane delle idee e degli approfondimenti troviamo un interessante Mauro Magatti che analizza la lenta metamorfosi del PD dal partito di Berlinguer a quello di Renzi, un partito sopraffatto dal successo personale del suo leader. Magatti arriva alla conclusione (riferita al ragazzo) che la volontá di cambiamento che a parole tutti professano – riferita a statuti, bilanci e democrazia interna dei partiti – è solo apparente se è proprio chi dichiara di volere rinnovare l’Italia a non volersi o non sapersi rinnovare.
Alle riflessioni di Magatti aggiungiamo quelle di Ostellino, per il quale, riprendendo una intervista di Renzi ad un quotidiano inglese: ” continueremo ad abbassare le tasse” secondo il quale, il ragazzotto è a tal punto abituato a confondere il fare col dire che lui stesso è prigioniero delle proprie chiacchiere dá per fatto ciò che non neppure detto e, forse manco pensato. La amara conclusione di Ostellino è che Renzi si rivela così più che un fenomeno innovativo, un caso di regressione, un tardo figlio della prima repubblica , furbo e cinico, e della cui vocazione democratica a né osare francamente lecito dubitare. Un tipetto su cui contare con molta cautela. …
Mi fermo qui. Viene da domandarsi se Marzio Breda abbia letto oggi gli articoli a pagina 33 del Corriere.