La ricerca e il Bel Paese

La ricerca e il Bel Paese

Questo libro di Lucio Bianco è  la storia del CNR raccontata da un protagonista, che ha vissuto la intera vita professionale all’interno dell’Istituto, fino a diventarne Presidente.  C’è, nella conversazione con Pietro Greco, uno sguardo retrospettivo sull’intero secolo trascorso da cui trarre  ricche indicazioni per il futuro. Lucio Bianco ripercorre non solo le vicende storiche del CNR, le tappe fondamentali, i suoi protagonisti, ma rivendica con orgoglio la sua visione sulla ricerca, sul ruolo, sulla autonomia dell’istituto e le grandi scelte che hanno reso il CNR protagonista di passaggi  fondamentali per lo sviluppo del Paese.
E’ un libro che aiuta a comprendere le vicende italiane sulla ricerca che è momento fondamentale della crescita di un Paese perché senza ricerca non c’è sviluppo.
 L’autore non si accontenta di ripercorrere la storia del CNR, ma si sofferma su tanti episodi  che in qualche modo ciascuno di noi può legare al  proprio punto di vista, alla propria posizione e alle  vicende personali.  Così, da parte mia, sono riandato alle vicende del progetto San Marco, chiamato così perché protettore delle operazioni sul mare. Non quello degli albori degli anni sessanta, ma quello  realizzato più compiutamente negli anni settanta, cui seguì’  il progetto Sirio. Il Generale Luigi Broglio incontrava Giulio Andreotti, giá Ministro della Difesa, Presidente del Gruppo Parlamentare DC lo rendeva partecipe dei progetti. Era indispensabile tessere i rapporti con le istituzioni e con il mondo politico e parlamentare per trovare sostegno al “suo” progetto, così come aveva fatto in passato con Fanfani e La Pira,  che necessariamente doveva avere risorse pubbliche e leggi di sostegno. Anche in quelle vicende  vi fu contrapposizione tra chi sosteneva scelte atlantiche e scelte più europee. Luigi Broglio accompagnato dall’Ing. Piccari era capace di affascinare gli interlocutori, tenendo vere e proprie lezioni,  spiegando la “bilancia Broglio”, usando fogli A4 anzichè lavagne con il gesso. Spiegava la base di lancio posizionata all’equatore, in Kenia, a Malindi perché orbita bassa, perché area pulita da influenze ambientali per facilitare la messa in orbita del vettore, utilizzando piattaforme petrolifere, chiamate Santa Rita,  perché era la santa delle cose impossibili, come poteva sembrare a molti quella impresa,  recuperate dall’Eni, molti materiali recuperati dall’aeronautica,  e  razzi   dalla Nasa come lanciatori. Erano momenti indimenticabili e  ci sentivamo affascinati, coinvolti e partecipi in quell’obiettivo sognato di una presenza italiana nello spazio, frutto della ricerca fatta con pochi mezzi ma con tante idee geniali. Come non riconoscere la lungimiranza di quelle scelte costruite su un accordo CNR e  università di Roma che hanno aperto la strada alla presenza nel settore aerospaziale.  Successivamente diventerá la base dello sviluppo delle reti di telecomunicazioni,  della interconnessione con i collegamenti telefonici e telematici in tempo reale. Da quelle prime pietre della ricerca aerospaziale viene tracciata la strada di Italsat e della presenza nei consorzi internazionali.
Con la lettura del  libro di Lucio Bianco ho ripercorso la vicenda INFN che, per grande intuizione di Antonino Zichichi,  portò alla trasformazione del  buco nelle viscere del Gran Sasso, utilizzato per la autostrada Roma L’Aquila,  in un grande centro di ricerca internazionale dove ricercatori di ogni angolo del mondo  possono portare avanti i loro progetti e le loro sperimentazioni. Quelle scelte sapevano guardare al futuro, ma non avvenivano per decreto, ma con un faticoso iter parlamentare costruito  per il carisma di Zichichi e per l’impegno dei suoi preziosi collaboratori . Ricordo l’Ing. Federici poi prematuramente scomparso,  impegnato nella realizzazione del progetto.
Grandi nomi e grandi idee stanno a significare che nella ricerca, a volte, con il coraggio e la determinazione si possono superare ostacoli insormontabili.

IL CNR ha avuto quindi grandi meriti e responsabilità per la realizzazione di imprese di grane lungimiranza tecnologica e scientifica facendo fare grandi balzi nelle tecnologie per la produzione di servizi di telecomunicazione.
Dobbiamo riconoscere che solo la ricerca pubblica consente di inserirci come sistema paese nelle grandi realtà culturali,  economiche e  industriali del Paese. La linea di fondo del libro di Lucio Bianco è un invito alla riflessione  sul significato della ricerca pubblica che  come gli eventi di questi anni hanno dimostrato  è irrinunciabile per  il futuro del Paese. I risultati raggiunti dal Paese nella chimica, nella fisica, nelle telecomunicazioni per citarne solo alcuni settori, hanno dimostrato che quando il Paese mobilita le risorse umane più ampie e forti è anche in grado di determinare linee di sviluppo vincenti. Poi, purtroppo, si è voluto mettere le mani sulla ricerca del CNR e anziché razionalizzare in meglio si sono provocati danni incalcolabili sia per spinte interne che per pressioni politiche esterne. Soprattutto “la riforma del 1999, quelle che –  come scrive amaramente Raffaella Simili nella prefazione – ha cambiato profondamente la fisionomia originaria abolendo i comitati di consulenza, spezzando la preziosa funzione di cerniera tra i due mondi principali della ricerca italiana, università e CNR”.  “La riforma passò facendo perdere via via terreno al CNR, sottoposto a modifiche, accorpamenti, smembramenti, spesso artificiali, tenuto ostaggio da ministri, commissari, presidenti filo aziendalisti anche in virtù di pesanti tagli sul piano finanziario, profondamente lesivi per la sua missione di ricerca”.
Il libro “La Ricerca e il Bel Paese” sarà presentato lunedì 27 ottobre nell’Aula Marconi del CNR. Ne discuteranno Maria Chiara Carrozza, Giuseppe De Rita, Luigi Nicolais, Giuseppe Novelli e Walter Tocci, coordinati da Rossella Panarese.
Autonomia, interdisciplinarità, internazionalizzazione  sono i capisaldi del CNR.  Recuperando l’idea di Vito Volterra, fondatore del CNR  Lucio Bianco ha cercato di tenerla viva, ma  solo difendendo questi valori sarà possibile giocare le carte del futuro della ricerca.

Roma, 25 ottobre 2014

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