Renzi1 Renzi2 il renzismo e la vendetta dell’Italicum
Dunque il Premier Renzi vuole tornare al Renzi1 dissociandosi dalle scelte del Partito come se il gruppo dirigente Guerini, Serracchiani e Orfini fossero un’altra cosa e non la proiezione dello stesso premier nel PD. La dissociazione appare tardiva soprattutto se v’è sovrapposizione totale tra governo e partito. Nei momenti deliberativi di Direzione non vi è mai stata da parte del gruppo dirigente nè difformitá nè dissenso sulle scelte strategiche. Le candidature regionali e comunali erano il frutto delle primarie strumento esaltato dal coro renziano. Di fa dunque fatica a vedere un Renzi2 diverso dal Renzi1. L’analisi di Renzi sul risultato elettorale non affronta i problemi veri della sconfitta politica che risiedono nell’assenza di risposte alla crisi economica e alla disoccupazione, alla crisi sociale di sicurezza dei cittadini, alla immigrazione incontrollata senza controllo del controllo di gestione e senza regole, alla questione morale esploda con le vicende dell’Expo prima, di Mose poi, è in ultimo di mafia capitale. Il PD paga la scelta di avere privilegiato le scelte di riforma costituzionale ed elettorale ai problemi reali del Paese. Avere puntato all’italicum e al partito della Nazione, naturale corollario di quel paradigma, dopo la illusione del 40,8 per cento alle europee, svuotando elettoralmente gli alleati di governo è stato un grave errore politico. Avevamo sottolineato per tempo che nel caso di scuola di un PD alla 39,9 per cento con passaggio al secondo turno, Renzi avrebbe trovato difficoltá a superare una lista in grado di coagulare l’opposizione al renzismo. Ciò si è puntualmente verificato alle recenti elezioni comunali. È la premessa di ciò che potrá accadere con l’Italicum che va pertanto corretto con il premio alla coalizione e non alla lista. Non si può pensare di portare il Paese all’avventura. |