La costituzione, il lavoro e il Mezzogiorno
Mentre il Senato vota la riforma costituzionale che cancella il bicameralismo perfetto per introdurre un caotico, conflittuale bicameralismo differenziato ero a Milano al convegno promosso dalla Associazione ex parlamentari per esaminare i drammatici numeri del Mezzogiorno nel complice silenzio dei mezzi di informazione.
Adriano Giannola presidente della Svimez ha illustrato con la rappresentazione grafica sottostante ha ancora una volta dedicato le sue energie intellettuali ad indicare i drivers dello sviluppo che non può non tenere conto di una area di 20 milioni abitanti rispetto ai profondi divari che non sono solo quelli economici, ma anche quelli sociali e civili.
Da parte mia ho sottolineato che prima di cambiare il titolo secondo della Costituzione occorrerebbe rispettare e valorizzare gli articoli relativi al lavoro come l’articolo 1 l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, appunto il lavoro come caratterizzazione economica e sociale, ma anche giuridica, lavoro di tutti. L’articolo 3 comma 2 al fine di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e la effettiva partecipazione di tutti i lavori alla organizzazione politica, economica e sociale del Paese. L’articolo 4, quello che riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro con l’indicazione programmatica al legislatore per rimuovere gli ostacoli perchè la disoccupazione è ostacolo alla libertá di eguaglianza e alla libertá dei cittadini per il pieno sviluppo e la piena affermazione della persona umana. Non va mai dimenticato che il lavoro si collega allo sviluppo della societá. E ciò ha maggiore valore se si pensa al Mezzogiorno, al Pil pro capite, alla situazione occupazionale e a quella dei suoi giovani costretti ad una nuova ondata migratoria.