La commissione d’inchiesta sulla truffa ai risparmiatori

 La commissione d’inchiesta sulla truffa ai risparmiatori

La stanno buttando in caciara. La proposta del PD Marcucci, sottoscritta da 41 senatori, di istituire una commissione di inchiesta sul credito dal 2000 ad oggi è un tentativo di confondere le acque per distogliere l’attenzione sulla vera questione della truffa operata ai danni dei risparmiatori. A proposito tra le adesioni mancano le firme autorevoli del capogruppo Zanda e di altrettanti autorevoli economisti ed esponenti di spicco del PD capaci di leggere le carte. Qualche nome: Guerrieri, Gotor, Mucchetti, così come i presidenti delle commissioni Bilancio e Finanze sempre del PD Marino e Todini. 
Si dimentica che dopo lo scandalo Parmalat il Parlamento istituì una commissione di indagine parlamentare che in tre mesi produsse notevoli risultati, raccolti in 4 volumi, che portarono alla legge di riforma del risparmio del 2005 n. 262. Qui si tratta di accertare che cosa non ha funzionato nelle 4 banche salvate, i comportamenti dei soggetti coinvolti, degli amministratori, quelli delle autoritá di vigilanza, e i meccanismi di intervento. Quindi tempi brevi e soluzioni idonee. 
Mettere tanta carne al fuoco, allargare a dismisura il campo di indagine significa favorire ricatti e controricatti, dove ognuno cerca di non restare con il cerino acceso in mano. Casini, come ascoltato sostenitore del premier, ieri ha cercato di mettere in guardia dalla soluzione proposta essendo ben conscio dei rischi che potrebbe correre la maggioranza. Pur non condividendo nulla di ciò che Casini dice e fa, però ieri ha colto i pericoli. 
Anche se la si butta in caciara i riflettori si accenderanno e sará arduo contenere il virus delle polemiche che colpiranno il PD. 
Il PD nella sua storia recente, passata e trapassata ha sempre utilizzato le commissioni di inchiesta come strumento di lotta politica contro il partito di governo. Oggi vorrebbe assumere il ruolo di lotta e di governo. Un pò troppo anche in tempi di monopolio mediatico pubblico. 
Se non prevale la saggezza, ma il tutti contro tutti, si finirá per demolire anche quelle infrastrutture dello Stato che dovrebbero essere irrobustite e non cancellate, perfezionale e non umiliate. 
Appare evidente che l’obiettivo non è indagare, correggere e sanare, ma occupare, controllare, salvare.

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