Renzi e il modello Obama
La rottura al vertice europeo di Bratislava tra Renzi e il binomio franco tedesco Holland – Merkel è il segno della debolezza dei leaders europei di fronte ai problemi nuovi dell’Unione, come quella migratoria, e non può essere interpretata solo in funzione di questioni domestiche dei singoli Paesi, come quella referendaria per l’Italia, cercando di recuperare consensi per arginare i populismi che investono anche la Germania Federale come hanno dimostrato le recenti elezioni regionali e nella città-stato Berlino.
È dunque molto di più.
È innanzitutto l’incapacitá di guardare dentro lo Stato e la prospettiva dell’Unione dopo la Brexit, perchè l’uscita del Regno Unito si riverbera anche sui rapporti transatlantici con gli Stati Uniti. Naturalmente Renzi ha usato la rottura di Bratislava per cavalcare la questione immigrazione e i margini di flessibilitá rispetto alla legge di stabilitá 2017 per superare le difficoltá derivanti da bassa crescita che si riverbera sulla occupazione, con il crollo dei contratti stabili dopo la fine degli incentivi, sugli investimenti, sul debito pubblico e dunque sulle prospettive di sviluppo e di tenuta dello Stato Sociale.
Renzi, ha voluto richiamare un ipotetico modello Obama rispetto alla linea dell’austerity che sta dietro i trattati europei, ma sa bene che quel modello per l’Unione è improponibile perchè l’Unione non ha una Costituzione, non è uno Stato Federale, non ha un bilancio della dimensione di quello federale USA, ma di appena l’ uno per cento del Pil, non ha quel sistema fiscale ha un più generoso modello sociale.
Dunque il modello Obama degli interventi pubblici non è meccanicamente replicabile all’Unione che ha potuto muovere solo la leva della politica monetaria con risultati peraltro insufficienti sul fronte del livello dei prezzi.
L’abbondanza di liquiditá non si è incanalata nel circuito della economia reale, alleviando i problemi delle banche, ma non è stato il carburante della crescita. Il piano degli investimenti di Junker non ha prodotto i risultati sperati restando un libro dei sogni.
Dunque dopo Bratislava ci sará Bruxelles con le sue regole e i suoi trattati vigenti.
Questa è la realtà e Renzi dovrá fare i conti con quelli e soprattutto con la legge di stabilitá 2017 che non consente troppi margini di intervento stretta tra clausole fiscali pregresse, bassa crescita, vincoli europei.
Purtroppo il governo Renzi ha commesso molti errori. La questione dei decimali è stata usata per ” galleggiare” piuttosto che imprimere una svolta sulle regole europee. Non è stato attentamente valutato l’impatto del bail in sul sistema bancario italiano che rischia di essere colpito mortalmente nel circuito fiducia-risparmio-ricchezza.
La flessibilitá è dunque un falso problema se non si affrontano, come non è stato fatto in questi trenta mesi, i nodi strutturali del Paese, a partire dal risanamento finanziario dal debito pubblico alla spending review. Solo da un minore costo del servizio del debito e dai risparmi di spesa possono venire le risorse per rilanciare la crescita del Paese oltre i decimali.
Guardare al modello Obama, oggi, significa aggravare i problemi dell’Unione anzichè risolverli.
L’Unione si rafforza con più integrazione nella coesione e nella solidarietá senza strappi e “sedute vuote” di degaulliana memoria.
Roma, 19 settembre 2016