Lo sfregio della Costituzione

Lo sfregio della Costituzione

Facciamo il punto sul referendum. I comitati popolari per il No si stanno mobilitando nel Paese da Napoli a Taranto da Messina a Torino per far capire agli elettori il significato della posta in gioco.
È una posta alta. Sono in discussione i valori fondanti della Repubblica sulla sovranitá e rappresentanza.
Un Parlamento illegittimo dopo la sentenza della Corte ha modificato 47 articoli della Costituzione ha  utilizzato  l’articolo 138 che consente parziali modifiche o revisioni e non riforme di così vasta portata. Si interviene sulla seconda parte ma con riflessi anche sulla prima parte quella dei diritti,  in particolare sull’articolo 1 della sovranitá popolare e sull’articolo 5 delle autonomie locali ( non a caso questo articolo i costituenti lo avevano collocato in premessa  al titolo V.
Questa riforma diviene il cardine del programma di governo su cui Renzi  ha chiesto  la fiducia al Parlamento. Il Partito democratico contraddice il suo manifesto dei valori approvato il 16 febbraio del 2008 allorchè ” si impegnava a mettere fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza anche promuovendo le necessarie modifiche al procedimento di revisione costituzionale”.
Viene approvata una riforma di così vasta incidenza da una coalizione  che nel 2013 non raggiunge il 30 per cento dei consensi e impone con un abnorme  premio di maggioranza lo sfregio della Carta Costituzionale
Oltre questa perla ve ne sono altre.  Le forzature regolamentari con la sostituzione dei componenti della Commissione Affari Costituzionali, l’assenza del relatore di minoranza, il ricorso agli emendamenti canguro e supercanguro per annientare le opposizioni.
Questo Parlamento illegittimo non ha garantito la libertá di voto. Non va dimenticato che i costituenti votavano con voto segreto con palla bianca e palla nera a garanzia delle regole e di principi irrinunciabili.
Come foglia di fico i leopoldini gaudenti asserragliati alla Bastiglia di Firenze concedono come il sovrano delle Costituzioni octroyée lo statuto delle opposizioni che scriveranno con la maggioranza assoluta dell’Italicum alterando i principi di garanzia consacrati nei regolamenti parlamentari a tutela delle minoranze così come è stato garantito in questi 70 anni di storia repubblicana.
Vengono pesantemente eliminati i contropoteri. Indebolito il sistema delle garanzie condizionate dalla legge elettorale maggioritaria. Se per la elezione del Presidente della Repubblica nell’ultima occasione si è partiti dalla quarta votazione, la prossima volta si partirá dalla settima! Il sistema bicamerale viene criminalizzato quando invece ha consentito alla prima Repubblica di realizzare le riforme che hanno portato al miracolo economico italiano. Per il piano casa di Fanfani bastarono sei mesi. La velocitá è in funzione della coesione della maggioranza e della sua volontà.
 Il procedimento legislativo viene complicato anzichè semplificato, con il rischio di nuovi conflitti di attribuzione e dunque nuovo lavoro per la Corte. I senatori dopolavoristi saranno chiamati ad esaminare le politiche europee che richiederanno non ritagli di tempo ma un impegno serio che non potrá essere una fugace visita a Roma. La  Corte Costituzionale con le sentenze 276 del 1997 e 277 del 2011 ha ribadito che ”  il doppio mandato parlamentare e regionale potrebbe mettere a rischio l’adeguato compimento dei due uffici, alimentando il pericolo che si ledano i principi di equilibrio e di imparzialitá delle funzioni esercitate contravvenendo anche l’art. 51 c. 3 della Costituzione che impone che chi è chiamato a svolgere pubbliche funzioni ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento.”
  Le autonomie locali vengono mortificate soprattutto nel principio di sussidiarietá, cardine del Trattato di Maastricht. L’autonomia finanziaria come pietra angolare del sistema autonomistico come ribadiva Costantino Mortati viene mortalmente ferita perché si strappa la pagina del regionalismo e senza mezzi finanziari si arriva alla dipendenza del neo centralismo.
 Si vogliono correggere i guasti operati con la riforma del titolo V del 2001 da parte di chi “voleva eliminare il sigillo del Governo sulle leggi regionali” riteneva che poteva “essere invocato solo il conflitto di attribuzione presso la Corte Costituzionale” come è puntualmente avvenuto ingolfando il lavoro del giudice delle leggi. Questi campioni di riforme sbagliate esaltavano la “modifica del sistema dei controlli preventivi di legittimitá espressione residuale di un centralismo anacronistico” . E dall’assenza di controlli che si concretizza la deriva del malaffare.!
Erano “orgogliosi di essere partecipi di una straordinaria stagione di trasformazione” di cui abbiamo visto i nefasti risultati.
Nel merito il Governo Renzi polemizza sulle regole europee, ma non ha inserito nella riforma la correzione dell’articolo 81 sull’equilibrio di Bilancio quello appunto che strindelta traverso il fiscal compact come una camicia di forza le scelte di politica economica. Non si è colta l’occasione per modificare il regime di vantaggio delle Regioni a Statuto Speciale nè si è proceduto all’accorpamento di Regioni in linea con le  grandi trasformazioni e  i mutamenti geosocioeconomici.
Il sindaco di Ascoli Guido Castelli, intervenendo a Napoli ha lanciato l’iniziativa di una grande mobilitazione dei sindaci del No perchdevono questo sfregio della Costituzione vengono colpite le autonomie nella visione antropologia delle persone, della comunitá. I comuni sono  la famiglia delle famiglie. Siamo suo  fianco. È dalle autonomie che deve partire una presa di coscienza dello scempio che si sta perpretando. Noi che guardiamo a Sturzo e De Gasperi non possiamo non riconoscerci nella cultura delle autonomie.

Roma, 6 novembre 2016

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial