Intervento al Consiglio Nazionale del 23 marzo 2017

Intervento al Consiglio Nazionale del 23 marzo 2017

Siamo ad un passaggio delicato, difficile per la storia dell’Europa nell’anniversario dei Trattati di Roma. Vorrei partire da qui, dalla politica estera come nella migliore tradizione democristiana.Questo nostro incontro si svolge in prossimità del congresso di Malta del PPE. ci auguriamo che possa ritrovarsi una linea più coerente con i valori del popolarismo europeo, nel solco nelle radici cristiane. Occorre cambiare rotta. È stato un errore la elezione di Juncker, la sua presidenza, il suo piano di investimenti non è stato un successo, le risorse poche, la leva finanziaria eccessiva, illusoria.I tempi nuovi richiedono più democrazia, in tutti i sensi, con un pieno coinvolgimento dei cittadini nelle scelte fondamentali, quindi l’abbandono del metodo intergovernativo e l’affermazione del partito popolare transnazionale come risposta agli egoismi degli Stati. Solo un progetto condiviso dai cittadini europei consentirá di ridare slancio alle istituzioni europee evitando una Unione a doppia velocitá o a cerchi concentrici o delle classi, in cui non si saprebbe dove è la nostra collocazione, forse nel vagone di coda o nella terza classe. Attenzione perchè sarebbe la fase successiva del bail in. Verrebbe meno ogni principio di solidarietà e di coesione sociale. Noi il partito transnazionale lo abbiamo detto ben prima del Lingotto, ma nel nostro congresso del 2014, così come negli incontri a sant’Anselmo e nella conferenza programmatica per il passaggio ” Dall’Io al Noi” .
Per l’economia ci vogliono risposte nuove in termini di investimenti, di lavoro per i giovani.Va affrontato il nodo debito pubblico perchè con quel fardello non c’è nessuna possibilitá di manovra, nessuna flessibilità, nessuna risorsa disponibile. Agire sulle infrastrutture materiali e immateriali. Decidere il progetto paese. Non possiamo assistere impunemente allo shopping finanziario dei francesi e a quello dei tedeschi su pezzi di manifattura Italiana.È necessario un nuovo modello di sviluppo. James Meade premio Nobel, allievo di Keynes, giá negli anni settanta sottolineava e richiamava la economia della partecipazione, il reddito di cittadinanza e soprattutto i pericoli non del progresso tecnologico, ma che i robot e l’automazione fossero dominio di pochi, spingendo verso un nuovo feudalesimo, lasciando all’uomo solo lavori marginali.
Che succederà alla fine del quantitative easing quando terminerá questa azione della BCE?Il rilancio dell’idea europea passa per l’Europa fiscale entro un anno per evitare asimmetrie che distorcono il mercato.Quali strategie verranno messe in campo? In questi giorni abbiamo assistito alla vicenda delle nomine nelle societá pubbliche. Una ondata lottizzatrice. Quali criteri. Quale è la ragione della sostituzione dei vertici di Poste?La crisi Alitalia. Oggi sui comparti in crisi non si interviene con i fondi di dotazione ma con i prestiti.È il modo di aggirare le regole È un modo per evitare i controlli e il parlamento che fa. ! guarda, osserva passivamente, depotenziato, svilito, neppure difeso dai suoi Presidenti. I presidenti delle Camere un tempo parlavano poco, ma facevano fatti, oggi parlano tanto ma senza autorevolezza.E veniamo al partito.Non è che possiamo far finta di nulla, che non è successo niente, amici come prima.Poco fa è venuto Buttiglione ha fatto la lezioncina. Ha parlato di grande coalizione prima ancora della legge elettorale che sará e del passaggio elettorale del 2018. Ma soprattutto senza nessuna autocritica, senza alcuna valutazione oggettiva su quanto ė avvenuto dal 2008, sulle scelte politiche che hanno portato a lacerazioni profonde e al dissolvimento del patrimonio politico costruito faticosamente negli anni passati. Non ha dato una risposta politica seria alla disponibilitá dimostrata da Mario Tassone che non può essere un semplice ritorno a casa, ma un progetto più ampio, più largo con elementi di novità sostanziali capaci di intercettare il consenso di un elettorato lontano dai populismi. Chiediamo coerenza, non solo sterili declamazioni. Ha rivendicato di avere tenuto alto il vessillo democristiano, ma quel vessillo lo abbiamo difeso noi insieme a tanti militanti e a voi che siete qui, con 3 scissioni, quelle del 1995, del 1998 e del 2013, con il sangue di profonde lacerazioni per difendere valori e principi coerentemente con la nostra storia.Il cinismo per un partito che si chiamava democristiano lasciamolo a Casini non a caso lo aveva cambiato in Unione di centro, che ha scambiato Adornato con Luigi Sturzo. Noi siamo rimasti democristiani, e della migliore tradizione. Abbiamo fatto politica in generositá, anche senza scranno, per tenere in vita una fiammella di qualitá, per difendere una storia che merita rispetto da parte di tutti.In questo nostro partito il Cdu abbiamo avuto sempre grande rispetto per le persone, siamo una comunitá che si confronta, dove la libertá è un valore irrinunciabile e praticata ogni giorno.Il nostro Cn è chiamato a scelte difficili. La riunificazione tout court non sarebbe accettata dai nostri militanti perchè hanno visto il tradimento delle leadership con scelte incomprensibili nelle alleanze e nelle prospettive: da Monti dopo Monti, poi con tutti i disastri dal fiscal compact, alla legge Fornero, siamo passati ai disastri di Renzi, con le riforme strampalate, con una disarticolazione dello Stato, con la cancellazione sostanziale delle province di cui abbiamo avuto riscontro sul terremoto, con sei mesi per capire chi doveva mettere a posto una strada.Dobbiamo guardare ad un progetto centrista che si ritrovi e si rinnovi. Ci sono ampi spazi. Chi dà le carte deve essere credibile. Cerchiamo di non commettere errori salvaguardando la nostra unitá. Rilanciare la federazione popolare con chi ci sta. La nostra è una storia da difendere.Sturzo diceva ” le vittorie non sono nostre ma dell’idea, le sconfitte sono nostre non dell’idea”. Roma, 24 marzo 2017 Registazione dell’intervento su Radio Radicalehttp://www.radioradicale.it/scheda/503877 

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