Lettera aperta al Prof. Roberto Perotti
Egregio Professor Perotti,Ho appena letto il suo articolo “la giusta forbice dei privilegi” sulla rassegna stampa del senato (un privilegio) avendo da tempo deciso di tagliare la spesa per i giornali che mi aveva accompagnato dagli anni sessanta. Una piccola spending review familiare certamente lieve rispetto a quelle ben più consistenti che avrebbe potuto realizzare come commissario a cominciare dalla Presidenza del Consiglio che quando c’era la prima repubblica era certo più trasparente di quanto non sia ora (tab 1 A)Ella ritiene che quella approvata sia una buona legge, invece ritengo che sia pessima e pericolosa. Le diro’ perché. Non Le faccio la storia dei vitalizi che è cosa troppo lontana dalla sua cultura bocconiana. Solo la storia potrá dirci i risultati delle politiche ispirate in questi ultimi anni da esponenti della Bocconi.Ella sarà bravo sui numeri ma fa carta straccia delle norme dell’ordinamento. Per me un eletto non è un impiegato statale, non timbra il cartellino, ma un cittadino che si candida alle libere elezioni democratiche, fa una campagna elettorale e diviene il rappresentante di una funzione, quella elettiva. Il vitalizio era legato ad una funzione del tutto particolare. Così come i giornalisti vanno in pensione a 57 anni, i piloti ad una età diversa, i ballerini a poco più di 40 anni. Mi interessa sottolineare che quando fu introdotto questo istituto non c’era il finanziamento pubblico dei partiti. Non c’erano nominati ma persone che abbandonavano la propria professione con tutti i rischi conseguenti, partecipavano ad un concorso elettorale pubblico, senza limiti di età, garantendo libertà nella espressione di voto.A tale riguardo non possono essere dimenticati sia il decreto legislativo 165 art. 68, sul collocamento in aspettativa con facoltà di optare con la conservazione del trattamento economico in godimento presso la amministrazione di appartenenza, sia l’articolo 31 dello statuto dei lavoratori che disciplina il collocamento in aspettativa non retributiva per la durata del mandato con blocco e ricostruzione della carriera. Non è ammessa rinunzia o cessione della indennità parlamentare art. 91 t.u 361 del 1957. Lei Vorrebbe mandarli tutti in pensione con la legge Fornero, ma ci si può presentare in età giovanile e perfino da pensionati. Quanti esempi.! Lei dunque all’eletto non vuole dare nessuna garanzia sull’esercizio del mandato parlamentare. E vede quando si vota nell’aula di Montecitorio o Palazzo Madama si possono colpire interessi grandi e piccoli e perfino quelli del proprio datore di lavoro, per dipendenti di aziende metalmeccaniche come la Fiat, banche o compagnie di assicurazioni. si possono fare favori grandi come nel cneo di MPS. Se vuole le racconto i dettagli. Le ricordo sommessamente che la Corte Costituzionale con sentenza n. 289 del 1994 ha riaffermato la peculiarietà del vitalizio con profili tipici del regime delle assicurazioni private. Di cui allego stralcio:L’evoluzione che, nel corso del tempo, ha caratterizzato questa particolare forma di previdenza ha condotto anche a configurare l’assegno vitalizio – secondo quanto è emerso dai dati acquisiti presso la Presidenza delle due Camere – come istituto che, nella sua disciplina positiva, ha recepito, in parte, aspetti riconducibili al modello pensionistico e, in parte, profili tipici del regime delle assicurazioni private. Con una tendenza che di recente ha accentuato l’assimilazione del regime dei contributi a carico dei deputati e dei senatori a quello proprio dei premi assicurativi (v., in particolare, la delibera dell’Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati n. 61/93 e del Consiglio di presidenza del Senato n. 44/93, dove si stabilisce, a fini fiscali, di includere i contributi stessi nella base imponibile dell’indennità parlamentare “in analogia ai premi assicurativi destinati a costituire le rendite vitalizie”).4. – Se la diversità di natura e di regime che distingue gli assegni vitalizi dalle pensioni ordinarie non consente, dunque, di accogliere la questione sotto il profilo della violazione del principio di eguaglianza, la questione risulta, invece, fondata, con riferimento agli artt. 3 e 53, primo comma, della Costituzione, sotto il profilo dell’inesistenza di una ragionevole giustificazione della equiparazione operata, attraverso la norma impugnata, tra il regime fiscale degli assegni vitalizi e quello delle rendite vitalizie, al fine di concedere ai primi il trattamento privilegiato riconosciuto dalla legge a favore delle seconde.Tale equiparazione non risulta, invero, giustificata o giustificabile sul piano della razionalità tributaria, dal momento che gli assegni vitalizi concessi ai parlamentari cessati dal mandato ed alle categorie assimilate, se, da un lato, non possono essere equiparati alle pensioni ordinarie del pubblico impiego, dall’altro, non possono neppure identificarsi, ai fini del trattamento fiscale, con le rendite vitalizie costituite a titolo oneroso, di cui all’art. 47, primo comma, lett. h) del d.P.R. n. 917 del 1986. … Si dimentica che in dipendenza del regio decreto legge 29 luglio 1933 n. 1026 si demandava alle Camere il pagamento sulle pensioni dei propri dipendenti con una ritenuta del 9 per cento. E poichi i bilanci avevano i caratteri di quelli tipici di ” erogazione ” non venivano versati i contributi del cosiddetto datore di lavoro come avviene anche nella PA. Va ricordato, ma solo per memoria che quando fu sciolta la Cassa di previdenza per i parlamentari registrava un avanzo di 1.715.166. I problemi sorsero con il passaggio dal sistema proporzionale a quello uninominale con fortissimi cambiamenti nella rappresentanza. Ma fu una scelta conseguente agli orientamenti del popolo con i referendum elettorali. Spero che non voglia mettere in discussione la volontà popolare o è un valore ormai superato dalle tecnocrazie? Per l’intervento sulle Regioni, la norma a Lei tanto cara, converrà che viene lesa l’autonomia regionale stabilita negli Statuti e il ricatto dei tagli non funziona perchè ci vuole l’intesa Stato Regione. (riforma Madia bocciata dalla Corte Costituzionale docet).Si spinge fino al punto di lamentare una interpretazione erronea dell’articolo 81 della Costituzione.Anche su questo punto fa carta straccia delle norme di contabilitá legge 468, legge 362 e successive mofifiche e integrazioni laddove per le norme previdenziali si prescrivono verifiche e compatibilità, quello che Ella non vuole affrontare.Le rammento a tale riguardo sui vitalizi trasformati in pensioni contributive le norme sulla contabilità di Stato ex comma 5, art 7 legge 362 del 1988 con il coinvolgimento della Commissione Bilancio sugli effetti delle norme. Se la RGS non fornisce un parere vincolante ex art. 81 Costituzione è perché la costituzione del fondo a gestione separata all’inps deve essere alimentato con le trattenute dei dipendenti 8,80 e dei datori di lavoro 24 per cento.Poi abbiamo la sorpresina di applicare il sistema contributivo, però per i 117 che hanno numerose legislature che hanno versato più di quanto percepiscono e non sarebbero colpiti dai tagli, sarebbero nella condizione di avere un beneficio rispetto al vitalizio attualmente erogato; no, contrordine compagni, per loro si applica il contributivo limitatamente al vitalizio percepito, che è stato peraltro tagliato dal contributo di solidarietà fino al 40 per cento sulla fascia marginale. Dunque o si applica un principio o l’altro. O contributivo o retributivo. Non si può fare il fritto misto. Si tornerebbe alla prima Dini. Le sfugge che per i vitalizi è stato applicato il principio di solidarietà con la curva che si abbassa per favorire quelli con poche legislature. E anche questa risiede in una motivazione politica. Fu un gesto di attenzione verso il PCI e le opposizioni, divenendo un elemento di garanzia.Nello stesso bilancio degli organi costituzionali vi sono le spese degli stipendi e dei vitalizi dei dipendenti ben più consistenti nel loro ammontare, ma di questo si tace. Ora la proposta va al Senato. E mi auguro che i senatori abbiano un sussulto di dignità e di responsabilità, abbiano cioè quel coraggio che non hanno avuto quanto Renzi li voleva cancellare e il popolo italiano con il referendum costituzionale ha voluto il bicameralismo! Se ne faccia una ragione. Non vale la pena averci provato come Ella sostiene. Non si gioca con le Istituzioni, non si approvano leggi malfatte, malconfezionate, approvate sull’onda del neogiacobinismo. Perchè questa legge rappresenta una messa in stato di accusa di una intera classe dirigente della storia repubblicana. Ma forse a Lei sfugge. E avrá conseguenze gravissime, forse inimmaginabili.Il Parlamento è un bene supremo ed è un potere che va difeso dagli assalti di chi, forze economiche, tecnocrazie, sovrapoteri, vuole ridurlo nelle sue funzioni, nelle sue prerogative. Con viva cordialitàMaurizio EufemiGià senatore nella XIV e XV Legislatura. P.s. Nel 2008 ho votato la sfiducia al governo Prodi senza avere fatto calcoli personali. Le assicuro che le perdite del conto economico di 3 anni di legislatura sono state consistenti, ma erano gioco principi e convincimenti personali. Ciò è stato possibile perchè c’era l’istituto del vitalizio, un istituto di garanzia e di libertà, che mi ha consentito di mantenere la dignitá cui non ho rinunciato e non voglio rinunciare. |