Vitalizi: Nota per il Presidente della Camera on. Roberto Fico

Vitalizi: Nota per il Presidente della Camera on. Roberto Fico

(le domande del Presidente Falomi al Presidente della Camera dei Deputati on. Fico) 

A più riprese abbiamo inviato note, documenti e rapporti che illustrano con chiarezza la nostra posizione a proposito dell’’idea che si possano ridurre in modo consistente e permanente i vitalizi degli ex-parlamentari.

Abbiamo avanzato obiezioni sullo strumento scelto per disciplinare la materia.

Abbiamo illustrato dettagliatamente tutte le violazioni della legalità e dei principi costituzionali a cui si andrebbe incontro ove si volesse insistere sulla proposta di ricalcolo retroattivo con metodo contributivo degli attuali assegni vitalizi.

Abbiamo sottolineato l’impossibilità tecnica di applicare al passato regole fatte successivamente.

Abbiamo messo in guardia da operazioni che, fatte in nome della riduzione dei costi della politica finirebbero per far spendere di più di quanto non facciano risparmiare.

Poiché non auspichiamo che questo incontro sia, come quelli che lo hanno preceduto con i Collegi dei questori di Camera e Senato, che purtroppo non hanno consentito un reale confronto tra i nostri diversi punti di vista, vorremmo porre alcune domande su cui ci aspettiamo che vengano delle risposte. 

Prima, però, ci preme mettere in chiaro due questioni.

Ci rendiamo, innanzitutto, conto della impopolarità di una posizione che sfida il “pensiero unico” che domina da anni i potenti e invasivi processi di costruzione dell’opinione pubblica.

Se sfidiamo l’impopolarità è perché al centro della nostra battaglia non c’è l’entità del nostro vitalizio.

La nostra sfida al “pensiero unico”, è sfida ai ricorrenti tentativi di mettere in discussione valori e principi della nostra Carta costituzionale.

Quali siano questi valori e questi principi, lo abbiamo chiarito con dovizia di argomentazioni nelle note che vi abbiamo inviato.

Se in Italia non esiste un solo italiano o una sola italiana a cui sia stata tagliata in modo permanente e consistente la pensione che ritira ogni mese, è perché i valori e i principi della nostra Costituzione lo impediscono.

Tutti i tentativi di tagliare permanentemente pensioni già maturate sono stati dichiarati illegittimi e non si capisce perché si voglia creare un precedente pericoloso che finirà inevitabilmente per autorizzare a mettere le mani nelle tasche dei pensionati italiani.

Interventi sui trattamenti previdenziali si possono fare solo per periodi limitati e non reiterabili di tempo, per scopi di solidarietà interna al sistema previdenziale, nel rispetto del principio del legittimo affidamento e in modo ragionevole.

A proposito di ragionevolezza, vorrei che qualcuno ci spiegasse cosa c’è di ragionevole nel colpire pesantemente molti ex-parlamentari – ne abbiamo calcolati almeno 65 –  molto anziani, con età compresa tra 85 e 100 anni, riducendo il loro vitalizio da 2000 a 340 euro mensili.

Che cosa racconterete a quell’ex deputato che facendo leva sul suo vitalizio, lo ha impegnato per ottenere un prestito per far aprire una azienda al proprio figlio o a quanti si sono assunti obbligazioni finanziarie offrendo in garanzia l’ammontare del vitalizio?

Come risponderete ai tanti ex-parlamentari che facendo affidamento sulle regole previdenziali allora esistenti hanno rinunciato a carriere professionali assai lucrose per mettersi al servizio del loro Paese?

 C’è un altro tema importante che ci spinge a sfidare l’impopolarità che è stata costruita sui vitalizi.

È la sfida a qualunque misura che direttamente o indirettamente miri a svuotare di significato la centralità del Parlamento, la sua autonomia e la sua libertà. 

L’umiliazione della funzione parlamentare, privandola dellegaranzie anche economiche stabilite dalla Costituzione, è una di queste misure. 

Garanzie che, peraltro, sono previste in tutti i Parlamenti democratici del mondo.

Quando si colpisce l’autonomia e la libertà del parlamentare, si colpisce l’autonomia e la libertà del Parlamento.

È difficile non vedere l’elemento umiliante e punitivo della funzione parlamentare di misure retroattive che non sono mai state applicate a nessun cittadino italiano.

Nel “contratto” posto alla base della nascita del nuovo Governo, si propongono tagli a pensioni definite “d’oro” perché superiori a 5.000 euro netti mensili.

Come mai non si applica questo stesso criterio ai vitalizi percepiti dagli ex-parlamentari che, come è noto, si attestano mediamente attorno ai 3.100-3.200 euro mensili?

C’è una evidente discriminazione a danno della funzione parlamentare che tradisce una volontà punitiva che non ha nulla a che fare con la giustizia e l’equità sociale.

In un Paese democratico se si vuole punire una classe politica esiste una sola arma: quella del voto.

Se invece si vogliono punire comportamenti illegali esistono tribunali e processi.

Solo nelle logiche totalitarie si colpiscono persone che non hanno commesso nessun reato, il cui solo torto è quello di aver fatto parte di una classe politica.

La seconda questione che vogliamo premettere alle nostre domande riguarda la nostra piena disponibilità a metterci intorno a un tavolo per discutere di misure che siano coerenti con i valori e i principi della nostra Costituzione.

Non ci fanno paura i sacrifici e lo abbiamo ampiamente dimostrato negli anni.

Lo abbiamo sempre detto e scritto: l’unica forma legittima di intervento in materia di vitalizi e di pensioni è quella dei contributi di solidarietà, nelle forme e nei limiti molto chiari stabiliti dalla Costituzione.

Su questo terreno, ferma restando l’autonomia delle Camere, siamo pronti a confrontarci.

Veniamo, adesso, alle domande su cui auspichiamo chiarezza nella risposta:

1. Considerato che il Senato, attraverso i suoi Uffici competenti, ha messo in evidenza non pochi profili di incostituzionalitàdell’ipotesi di ricalcolo retroattivo dei vitalizi, da parte della Camera dei deputati c’è l’intenzione di tenerne conto o, invece si sceglierà la strada di andare comunque avanti senza nessun accordo con il Senato?

2. Si vuole procedere con delibera dell’Ufficio di Presidenza o si vuole, invece, come noi riteniamo più giusto, con un provvedimento legislativo, anche in considerazione del fatto che il “contratto” di Governo parla di interventi riguardanti il Parlamento, le Regioni e gli organi costituzionali? 

3. Nelle diverse ipotesi di ricalcolo di cui abbiamo letto sulla stampa, quale Coefficiente di trasformazione applicate agli ex-deputati che hanno cessato il loro mandato prima del 1996, prima, cioè, che entrasse in vigore il metodo contributivo? 

4. Non pensate che “inventare” coefficienti di trasformazione inesistenti per periodi antecedenti al 1° gennaio 1996, sia non solo illegittimo ma apra la strada a mettere in discussione il sistema pro-rata e ad estendere a tutti i pensionati italiani il ricalcolo retroattivo delle pensioni degli italiani, come propone esplicitamente il Presidente dell’INPS Boeri?

5. Come pensate di risolvere il problema della restituzione delle tasse pagate dagli ex-parlamentari sui contributi previdenziali versati?

6. I contributi per la reversibilità vengono conteggiati nella contribuzione previdenziale complessiva o vengono restituiti?

7. I contributi di solidarietà pagati dal 2011, non coperti da leggi dello Stato, vengono restituiti?

8. Ieri il Presidente dell’INPS ha parlato di “dialogo proficuo”con il Presidente della Camera. Quali sono stati i termini di questo dialogo? Vi siete avvalsi di personale dell’INPS? Quale documentazione avete loro fornita?

9. Sempre ieri, il Presidente dell’INPS ha dichiarato di aver passato all’Ufficio di Presidenza delle “note metodologiche”. È possibile, in omaggio a un principio di trasparenza, avere copia delle suddette note?

Roma, 4 giugno 2018

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