L’elemosiniere elettricista
La vicenda dell’elemosiniere della Santa Sede che con un gesto di solidarietà restituisce la energia elettrica a un intero stabile, ci riporta alla realtà del dramma umano dei senza casa che lottano per vivere di fronte alle difficoltà economiche e sociali.
C’ė una contraddizione feroce tra l’introduzione del reddito di cittadinanza e di quota cento e rifiutare l’erogazione di energia elettrica a quasi 500 persone tra cui donne, bambini, disabili in uno stabile pubblico. C’è indifferenza nelle autorità pubbliche che non si domandano le condizioni di vita di quelle persone come se non fosse dovere dello Stato assicurare una abitazione dignitosa alle famiglie in quello o in un altro posto della città ma comunque prendendosi carico del problema, affrontandoli, non facendolo marcire nella indifferenza. Il fatto che l’immobile sia di proprietà pubblica ė ancora più grave perché non sono stati lesi diritti di privati.
Il gesto dell’elemosiniere ė stato un ammirevole atto di coraggio della società moderna. Per chi ha conoscenza delle cose romane e vaticane sa che l’elemosiniere aiutava e aiuta quotidianamente le famiglie in difficolta con elargizioni in denaro per far fronte a ogni necessità: dai viveri alle bollette. Si presentavano al portone di Sant’Anna e ricevevano il dono dell’elemosiniere. Cinquanta anni fa quel ruolo lo ricopriva Mons Venini. Ho ancora nella memoria dei ricordi giovanili quelle visioni. Le disponibilità finanziarie provenivano dalle benedizioni apostoliche che l’elemosiniere firmava con il bollo pontificio. Quindi tutti, i pellegrini, i turisti, aiutavano indirettamente i fratelli in difficoltà.
È uno splendido momento di solidarietà.
l’elemosiniere ci ha riportato a vedere le situazioni più difficili della società che viviamo con lo sguardo caritatevole e solidale piuttosto che non quello del rancore, dell’odio e della indifferenza.