Per l’Azione
(Articolo apparso sul periodico www.democraticicristiani.com)
Non è soltanto un sottotitolo, ma qualcosa di più. È stata una rivista, un luogo di elaborazione culturale, è stato lo spazio anche critico dei giovani Dc, è stato il confronto intergenerazionale tra ex popolari e i nuovi fermenti della società civile; era un “crocevia affollato di gioventù che non è mai stato uno spazio per trasmigrare, ma un vero e proprio pellegrinaggio alla ricerca del mondo nuovo’’
È oggi anche il riferimento per il nostro giornalino ad un preciso momento storico, quello del dopoguerra del novecento definito il “secolo delle riviste”.
Per l’azione, come periodico dei giovani democristiani guidati da Franco Maria Malfatti, rientra tra queste.
Dopo gli anni della limitazione della libertà, quando l’organo di divulgazione clandestino era La Punta diretto da Giorgio TUPINI (ne erano protagonisti i liceali del sant’Apollinare e del San Gabriele) che sospese le pubblicazioni nel giugno 1947 il dibattito si fece vivace, coinvolgendo il mondo cattolico nelle attività culturali, politiche e religiose, sia con la ripresa di tante pubblicazioni di tante riviste prima sospese, poi con la nascita di tanti nuovi quotidiani a Torino Firenze Napoli.
Dopo Cronache Sociali di Lazzati, Fanfani, Dossetti e La Pira che dal 1947 al 1951 si poneva in modo critico rispetto alla linea del quotidiano ufficiale della Dc il Popolo, emergeva la contrapposizione tra la “democrazia governante” di De Gasperi con una gestione efficiente del potere e la “democrazia partecipata” con il partito inteso come collegamento tra Governo e società civile. Sullo sfondo v’era la concezione del rapporto con il PCI, non di semplice contrapposizione ma, per i dossettiani, di competizione intellettuale e politica.
In quel tempo nasceranno anche il settimanale La Discussione di De Gasperi e il quindicinale Concretezza di Giulio Andreotti. Su posizioni più articolate Tempo Nuovo, San Marco, Humanitas, Adesso, orientato da don Primo Mazzolari e la Voce operaia di Rodano, Ossicini e Felice Balbo.
Se si pensa a Per l’Azione non si può non pensare a Bartolo Ciccardini che ne fu direttore nel periodo 1950-1952 prima di dirigere Terza Generazione (1953-1954 e La Discussione (1969-1977)
Bartolo Ciccardini fece proprie le tesi di Balbo. A scorrere i nomi di quelle vicende vengo i brividi. Gianni Baget Bozzo, Signorello, Franco Nobili, Ettore Ponti, Evangelisti, Scoppola, Donat Cattin Arnaldo Forlani Andreatta giovanni Galloni, Ruffini, Ardigó, Morlino, leopoldo Elia, Franco Grassini ed tanti altri ancora. Non si può non riandare con la memoria alla Comunità del Porcellino, alla Chiesa nuova, alle Sorelle Portoghesi, alla Congregazione dei Filippini, alla colonia dei bresciani.
Il leit motiv era la “dichiarata autonomia dal partito” con una linea politica spostata a sinistra.
Il pensiero ci riporta al confronto intellettuale di quegli anni in cui la libertà di pensiero era più forte di qualsiasi compromesso.
Bartolo Ciccardini ha voluto ricordare quando nonostante il Congresso di Venezia e il tentativo di pacificazione tra De Gasperi e Dossetti con Fanfani chiamato al ministero del lavoro, La Pira sottosegretario e Dossetti vicesegretario del Partito Cronache Sociali esce con una minuscola didascalia “soluzioni di fondo che non si lasciano catturare”. De Gasperi si irrita. Ci sono momenti di tensione anche artatamente alimentate. Tutto sembra precipitare. Quei momenti vengono vissuti da molti dei protagonisti al tavolo delle sorelle Portoghesi.
Bartolo Ciccardini, assumendo la direzione di Per l’Azione, un titolo dolcemente leninista, scriverà di “avere pagato un prezzo a De Gasperi” . Per Bartolo i gruppi giovanili non dovevano essere una specificazione organizzativa bensì uno strumento cioè una funzione specifica per insegnare un metodo di formazione. Fa proprie le tesi del filosofo Balbo; nel frattempo un gruppo di giovani Cattolici comunisti torinesi nel travaglio “dell’inveramento del pci” scende a Roma in dissenso con il Partito; una rottura che avvenne per usare le parole di Del
Noce perche “Non si è cattolici comunisti, ma comunisti perché cattolici,”. Felice Balbo cercherà di dare una nuova interpretazione del comunismo, sostituendo al materialismo dialettico una teoria dello sviluppo dell’essere, non più fondata sul contrasto fra tesi ed antitesi di Hegel, ma fondata sulla filosofia dell’essere di San Tommaso. Si intensifica in quella fase il dialogo con Terza generazione (dopo quella fascista e quella antifascista) e con quanto ruota intorno a quella rivista e alla influenza di padre Gino Del Bono.
Andreotti nella sua biografia autorizzata di Massimo Franco ricorderà di avere visto due volte piangere De Gasperi e furono…lacrime dossettiane.
Maurizio Eufemi
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Bibliografia
All’insegna del Porcellino www.BartoloCiccardini.org;
Il movimento giovanile Dc daDe Gasperi a Fanfani, Andrea Montanari, Franco Angeli Editore 2017 ;
Per l’Azione, Istituto Sturzo Digital, periodici ;
Le riviste nel secondo dopoguerra, www.Treccani.It enciclopedia ;