Legge elettorale e collegi
I cartelli elettorali sono alle prese con la formazione delle liste.
Un lavoro complicato per l’impossibilità di garantire un posto in lista contendibile a tutti gli aspiranti, aggravato dalla forte riduzione di un terzo dei seggi. Una riforma senza senso e non sufficientemente meditata che porterà difficoltà e problemi che dovranno essere risolti progressivamente. Hanno prevalso logiche populiste e antiparlamentariste.
Il riflesso di questa dissennatezza si è riverberato sui collegi elettorali che per poter rientrare nei parametri popolazione-seggi a volte sono diventati delle salamandre. Nel senso che sono stati allungati di quà e di là per stare dentro la Regione di riferimento. Gli accorpamenti molte volte sono stati orizzontali anziché verticali, dunque non tenendo conto degli aspetti orografici (montagne, Valli, fiumi, strade, autostrade, porti) un insieme di fattori di sviluppo.
La storia è stata cancellata da una legge! L’effetto più rilevante è la modifica della composizione socioeconomica del collegio che si traduce in un corpo elettorale profondamente diverso da quello finora cristallizzato. Saltano i vecchi riferimenti e ne emergono di nuovi. Mettere insieme le aree interne di montagna o di collina in forte differenza economica con aree di pianura o di costa con economie più dinamiche si rifletterà inevitabilmente anche nel voto reale più che nei sondaggi. Questo è un aspetto non sottovalutabile perché la rappresentanza sarà mescolata e sarà difficile trovare una sintesi soprattutto per la parte maggioritaria. La chiusura anticipata della legislatura ha impedito al Parlamento di svolgere quel ruolo di indirizzo che fece con le leggi elettorali del 1993 con la istituzione di una commissione tecnica sui collegi elettorali.
Assistiamo a dismisura al fenomeno delle migrazioni elettorali. Candidati estranei al territorio catapultati in ogni angolo del Paese, nella illusione che importante è esserci tanto che si ritiene inutile fare campagna elettorale in un tempo piccolo come quello dei Tiromancino senza un radicamento e senza una presenza articolata nella società e nella comunità! Tutto è affidato ai leader dei cartelli elettorali, che non si possono definire partiti perché lontani dalle regole di democrazia interna.
Dunque cresce la disaffezione per l’incapacità dei leader dei partiti, utilizzando il tempo grande del governo Draghi, per sedersi intorno a un tavolo e fare l’unica riforma necessaria, quella elettorale in senso proporzionale con le preferenze. In tal caso la riduzione dei seggi avrebbe fatto meno danni!
Maurizio Eufemi