Un pensiero su Papa Benedetto XVI – Joseph Ratzinger Papa Benedetto XVI
Un pensiero su Papa Benedetto XVI – Joseph Ratzinger Papa Benedetto XVI
La scomparsa di Papa Benedetto XVI mi riporta alle occasioni di incontro in cui ho potuto vederlo da vicino, ascoltarne direttamente le parole, osservarlo nei movimenti, sentirne il timbro della voce, in tutte quelle occasioni e in quei particolari momenti che solo il tuo occhio al momento ti sa dare.
La prima grande occasione è stata nell’ottobre 2004 a Palazzo Rospigliosi quando per iniziativa del centro di formazione politica di Gaetano Rebecchini il cardinale Ratzinger svolse una relazione colloquiando con Ernesto Galli della Loggia. Riporto alcuni passaggi:
… Così l’uniformazione crea anche la parzializzazione delle culture del mondo e l’opposizione tra queste culture.
Questa cultura è considerata occidentale, l’occidente è identificato con il cristianesimo e quindi questa opposizione si dirige non solo contro l’occidente, ma diventa anche un’opposizione crescente contro la cristianità e il cristianesimo. E poi … Ciò che offende i musulmani e i fedeli di altre religioni non è parlare di Dio o delle nostre radici cristiane, ma piuttosto il disprezzo di Dio e del sacro, che ci separa dalle altre culture e non crea una possibilità d’incontro ma esprime l’arroganza di una ragione diminuita, ridotta, che provoca reazioni fondamentaliste.
Poi per iniziativa del Presidente Marcello Pera il cardinale Ratzinger svolse una relazione nella sala capitolare della Minerva il 13 maggio 2004 sull’Europa e i suoi fondamenti spirituali oggi e domani. La sua preoccupazione per una Europa sulla via del congedo. La mancanza di voglia di futuro. I figli che sono il futuro, vengono visti come una minaccia per il presente. La difesa incondizionata della dignità umana e dei diritti umani come valori che precedono qualsiasi giurisdizione statale. L’identità europea fondata sul matrimonio e sulla famiglia. L’Europa per sopravvivere ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di se stessa, se vuole sopravvivere. I cristiani credenti dovrebbero concepire se stessi come una tale minoranza creativa e contribuire a che l’Europa riacquisti nuovamente il meglio della sua eredità e sia così a servizio della intera umanità. Quelle parole così forti e coraggiose mi restarono impresse nella mente e mi guidarono nei momenti difficili dell’iter della Costituzione europea e delle ratifiche dei trattati internazionali.
Poi non posso dimenticare la partecipazione alla solenne cerimonia di intronizzanizzazione in Piazza San Pietro dopo la elezione al Soglio Pontificio.
In seguito vennero gli approfondimenti del Suo pensiero su che tiene insieme il mondo e sulle basi morali e prepolitiche dello Stato con il confronto con Jürgen Habermas il filosofo considerato il più puro, il più noto esponente della visione laicista dello Stato. Ciò avvenne per iniziativa della Accademia Cattolica della Baviera.
Non possiamo dimenticare la celebre lectio magistralis di Ratisbona del 2006 su fede, ragione e università e la famosa citazione di Manuele il Paleologo, con tutte le polemiche che ne derivarono.
Poi ce n’è un altro di episodio che meriterebbe di essere ricordato, ma sembra essere rimasto nascosto in queste ore dalla stampa. Mi riferisco alla impedita inaugurazione dell’anno accademico del 2009 prevista per il 27 gennaio, ma annullata!
“Non vengo a imporre la fede ma a sollecitare il coraggio per la verità”. Questo avrebbe detto nel suo discorso il Papa che non ha potuto pronunciare alla Sapienza, impedito dalla intolleranza dei laicisti universitari. Li sarei andato volentieri ad ascoltarlo.
Con Papa Ratzinger, con Papa Benedetto XVI , scompare un interprete profondo della civiltà europea che ha portato avanti con convinzione e coraggio un pensiero intellettualmente forte a volte scomodo per una società cedevole.
Maurizio Eufemi
Roma, 31 dicembre 2022