Fotovoltaico, misure tardive

Fotovoltaico, misure tardive

Le misure legislative per contenere il consumo del suolo agricolo saccheggiato da campi  di fotovoltaico appaiono tardive. Pensare di utilizzare i tetti delle stalle e dei capannoni agricoli come alternativa è una idea che guarda al consenso modaiolo piuttosto che a una soluzione razionale. Poi la possibilità che per coniugare coltivazioni con pannelli solari viene data la opzione  di alzarli a due metri dal suolo fa sorridere. A parte i costi, come possono agire i mezzi agricoli con queste altezze quando i pannelli richiedono una inclinazione di 45 gradi. Poi naturalmente ci sono i furbetti dell’agricoltura che per aggirare le disposizioni si inventeranno apicoltori con alveari dove non ci sono alberi, ma campi solari che richiedono la pulizia del terreno. La fantasia è senza limiti avremo sciami di api che volteggeranno come i rotori degli elicotteri alla ricerca di fiori. Ma l’ambiente sarà salvaguardato almeno formalmente. Le economie di scala purtroppo  impongono  i grandi campi fotovoltaici di produzione piuttosto che i piccoli impianti sulle case sui quali si sono indirizzati gli incentivi.

I danni provocati dall’acquisto di terreni agricoli sono evidenti sul fronte dei prezzi. Nessuna produzione agricola è in grado di competere con i rendimenti degli investimenti in energia solare. 
La produzione di energia solare richiede fonti di stabilità energetica in grado di compensare le cadute di produzione per fattori ambientali. C’è nel nostro Paese il vuoto della differenziazione di approvvigionamenti compresa la produzione nucleare ( al contrario della Spagna e della Francia) anche di quinta generazione con centrali di piccole dimensioni  e  potenzialmente sicure.
Il nostro Paese è esposto alla volatilità delle produzioni elettriche e a quella dei prezzi che solo una forte ed equilibrata diversificazione consente di limitare.
I danni sono ormai evidenti e richiedono correzioni sistemiche per evitare illusioni.
Tutto sembra procedere al giorno per giorno senza programmazione, senza e  piani regolatori come sarebbe più logico, opportuno,  razionale.
Ancora più grave è vedere quei terreni che erano della grande riforma agraria di Fanfani e Segni, realizzata con la Piccola Proprietà Contadina, diventare oggetto di speculazione trasformando imprenditori agricoli in rentiers senza che nessuna si ponga qualche interrogativo, senza che la comunità ne rifletta e discuta.

Decisioni calate dall’alto in nome del Denaro!
Anche i beneficiari di queste operazioni mugugnano sulla devastazione del territorio, ma lo sterco del diavolo finisce per cancellare ogni dubbio.

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