in ricordo di Luigi Granelli ministro delle Partecipazioni Statali

in ricordo di Luigi Granelli ministro delle Partecipazioni Statali

In ricordo di Luigi Granelli Ministro delle Partecipazioni Statali
Nella commemorazione di Luigi Granelli alla Camera nella Sala della Regina, per il venticinquesimo anniversario della scomparsa è stata lumeggiata la figura del leader DC della corrente di Base piu che del Politico che al congresso di Trento del 56, a 27 anni, entra in cn. A Vallombrosa nel 1957 in quello storico consiglio nazionale viene eletto a 28 anni in direzione Nazionale. Luigi Granelli ha ricoperto lunghi incarichi ministeriali e ruoli istituzionali. A proposito di Vallombrosa devo fare un breve inciso. In quella occasione Fanfani sostituì tre membri dimissionari (Gui Salizzoni e Odorizzi con tre rappresentanti delle minoranze: Vittorio Cervone della corrente andreottiana Primavera, Luigi Granelli della Base e Mario Toros dei sindacalisti di Forze sociali. Si registró un dissenso di 22 voti su 82 votanti, 12 schede bianche e 15 voti dispersi su altri candidati. Votarono contro personalità importanti tra cui Taviani, Rumor Colombo, Sarti, Morlino e Russo. Secondo alcuni è stato il punto del distacco di Fanfani da Iniziativa Democratica. Questo approccio piacque alla Base e ai sindacalisti fino ad allora critici verso Fanfani, meno a molti maggiorenti di iniziativa democratica e meno ancora a Scelba e a Andreotti. Fine dell’inciso.
In particolare mi preme ricordare un passaggio della esperienza di Luigi Granelli Ministro delle Partecipazioni Statali nel governo presieduto da Gianni Goria, all’avvio della decima legislatura. Una esperienza breve, ma significativa. Eppure Luigi Granelli affronta con determinazione la questione Mediobanca, in vista della scadenza del patto di sindacato del 31 dicembre 1987 che imponeva un nuovo assetto azionario rispetto alla presenza delle tre Bin. Eravamo di fronte a una inaccettabile disparità, con presenza pubblica al 56 per cento, rispetto ad una forte guida e presenza privata, ma con il solo 6,5 per cento. Un assetto che prevedeva un riequilibrio della compagine azionaria sulla base di un nuovo rapporto tra pubblico e privato. Granelli affronta la delicata questione con chiarezza di vedute. Ci troviamo in una fase a metà tra l’atto unico di Delors e il trattato di Maastricht. Era un salto nel buio. Eppure Granelli respinge critiche che venivano da sinistra dal PCI con Reichlin e dalla destra missina con Valensise, ma anche i rilievi e le preoccupazioni che provengono dal suo stesso partito, la DC, con Darida, già ministro delle PPSS che difendeva con ostinazione la presenza pubblica e le relative garanzie o anche da esponenti sempre DC più legati al meridionalismo che in Mediobanca vedevano lo strumento per la esclusiva difesa degli assetti industriali del nord, a volte anche con i salvataggi, piuttosto che la azione di una merchant banking capace di indirizzare le risorse finanziare per promuovere lo sviluppo del Mezzogiorno e dell’intero Paese. Non a caso il desiderio di una Mediobanca per il sud sarà sempre un sogno utopico e mai raggiunto. Ma per tornare a Granelli mi tornano alla memoria quei passaggi parlamentari con tre sedute delle commissioni riunite bilancio, finanze e attività produttive, anche notturne, tra ottobre 1987 e gennaio 1988. Ho vissuto in presa diretta quei momenti anche con riunioni interne alla DC che hanno portato alla approvazione finale delle risoluzione Usellini, defininendo prima il percorso (con le direttive all’Iri) e poi gli assetti finali del nuovo rapporto paritario tra pubblico e privato su Mediobanca con il pubblico attestato al 25 per cento e con le tre bin all’8,33 ciascuna. La Camera modificó, sulla spinta della iniziale risoluzione Sinesio, sostenuta da Publio Fiori, sottoscritta da psi e Psdi, la cifra di partenza che era del 20 per cento elevandolo al 25 per cento. Le preoccupazioni erano per le future privatizzazioni che avrebbero potuto far venire meno le garanzie della presenza pubblica. Questo avveniva nel 1988. E Granelli fu protagonista di quelle giornate che sono anche momenti di storia parlamentare, storia economica, storia finanziaria, storia industriale del nostro Paese e che non possono essere marginalizzate o peggio ancora dimenticate se se guarda con atteggiamento obiettivo. Rappresentano pagine importanti anche rispetto alla storia dei partiti, per la diversità di opinioni e dunque un pluralismo interno che era libero confronto di posizioni senza condizionamenti o costrizioni.
Luigi Granelli dimostrò grande rispetto per le prerogative parlamentari e per le procedure “dei poteri di indirizzo, vigilanza e controllo che (il Parlamento) intende esercitare”.
Nei giochi parlamentari rispetto alla rigidità della posizione del PCI con Reichlin e Macciotta, Bassanini cercò vanamente di spaccare la maggioranza facendo propria la risoluzione Sinesio che si ricompattò sulla risoluzione Usellini con le firme dei capigruppo della maggioranza pentapartito delle tre commissioni riunite recuperando ogni iniziale dissenso, del PRI e del PLI compreso quello di Clelia Darida, predecessore di Granelli alle PP.SS.
Quel risultato fu possibile per la sensibilità di Granelli verso il Parlamento, evitando inutili tensioni.
Purtroppo le preoccupazioni emerse nel 1988 saranno poi vanificate dalle vicende del 1993 quando con l’avvento della banca universale si determinerà la fine degli istituti di credito speciali.
Le Bin avevano fino ad allora garantito la raccolta dei mezzi finanziari attraverso i certificati di deposito e i libretti vincolati che consentivano di canalizzare gli impieghi con la merchant Bank verso i grandi operatori e nei settori economici strategici quali quelli automobilistico chimico, elettronico, e poi energetico e delle telecomunicazioni.
Poi verranno le privatizzazioni comprese quelle bancarie e quelle gli assetti, quell’equilibrio verrà meno. Interverrano progressivi consolidamenti bancari, e la nascita dei poli bancari a dimensione europea, ma i giochi sono ancora aperti come le vicende di questi giorni stanno dimostrando. Solo che la partita non si gioca più in Parlamento, ma in altri luoghi.
Per chi volesse approfondire allego i tre resoconti del bollettino delle commissioni parlamentari in cui il lettore più attento potrà trovare conferma di quanto ho sintetizzato.

https://legislature.camera.it/_dati/leg10/lavori/Bollet/19871023_00_01.pdf
https://legislature.camera.it/_dati/leg10/lavori/Bollet/19880118_00_01.pdf
https://legislature.camera.it/_dati/leg10/lavori/Bollet/19880120_00_01.pdf

Da on. Pietro Rende mi giunge questa nosta: Sempre bravo,caro Maurizio, anch’io ho un bel ricordo di Luigi Granelli e della sua efficace oratoria che gli valse l’unico posto eletto della corrente di Base in CN dal Congresso della Pergola, e poi la sua direzione,, con la moglie e musa ispiratrice Adrana Guerrini del Popolo lombardo. Venne a Cosenza, come presidente di un grande istituto professionale, per un convegno che avviò l’istituzione della Università della Calabria nel dicembre 1963 per un convegno sul tema della formazione preofessionale e universitaria di cui la Calabria era scarsa.Peccato che abbia fatto il Ministro PP.SS. per meno di un anno e quando stava nascendo la filosofia delle privatizzazioni….Buon prosieguo e un abbraccio, Pierino

così scrive Hubert Corsi

C’ero ,il dibattito fu molto intenso e partecipato. Avevamo visto giusto,cominciando anche a registrare qualche segno di indebolimento della politica anticipatore della resa degli anni 90 sotto i colpi non neutrali nè imparziali delle cosiddette “mani pulite”.

cosi scrive Pippo Sinesio : Sei la memoria storica di azioni parlamentari e governative di uomini che cercavano di mantenere in equilibrio il sistema in presenza di forti cambiamenti del sistema delle partecipazioni statali Complimenti un abbraccio Pippo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial