la rivoluzione digitale e un nuovo modello di sviluppo

la rivoluzione digitale e un nuovo modello di sviluppo

Il recente seminario promosso dalla associazione ex parlamentari su tema tra “passato e presente la speranza del futuro” merita un supplemento di riflessione e approfondimento. 

Le approfondite relazioni di Pierpaolo Sodano, Simona  Colarizi, Sebastiano Maffettone, Diego Fabbri, Angelo Panebianco, Sergio Bellucci, Giuseppe Gargani, Cesare Mirabelli, su  temi storici, filosofici, geopolitici e della Intelligenza artificiale, per finire a quelli istituzionali e costituzionali, con una lettura integrata degli avvenimenti ci hanno consentito di meglio comprendere la fase nuova che si è aperta negli equilibri mondiali. Tutto sembra essere messo in discussione da guerre in aree strategiche, dalla introduzione di dazi commerciali che pongono fine al free trade, dall’impatto di forti flussi migratori. 

La crisi non investe soltanto le tre grandi aree economiche ma anche aree regionali del Centro America, dell’America del Nord, del nord Europa, fino ad ora non coinvolte dalle tensioni. A tutto ciò si aggiunge la nuova fase della rivoluzione industriale che impone un nuovo modello di vita che si riverbera sul Welfare State e sulla sua tenuta. 

Dalla prima e seconda rivoluzione industriale si è passati alla rivoluzione tecnologica e oggi avanza quella digitale con l’intelligenza artificiale. Di fronte a questi forti cambiamenti che si riverberano sul modello di sviluppo industriale non possiamo trascurare l’impatto sulla occupazione e sulle professioni per fabbriche e produzioni che cessano ed altre che nascono. 

Parimenti assistiamo  alla metaformosi del capitalismo e della sua adattabilità alla situazione nuova, cercando di imporre nuove forme che perdono i caratteri della democraticità per assumere quelle del feudalesimo planetario. 

Non è forse la degenerazione del “potere dei giganti” e della “post democrazia” di cui ha scritto nei suoi libri Colin Crouch? Non è forse la constatazione di quanto aveva indicato il premio Nobel per l’economia James  Meade negli anni ottanta, con trasformazioni economiche che avrebbero portato a un nuovo feudalesimo avvertendo sui pericoli per una società in cui i sistemi automatizzati siano proprietà di pochi e con tratti feudali che prendono il sopravvento nella competizione e nello sviluppo tecnologico. ? 

Stiamo facendo i conti con poteri non statali che assumono forme di dominio straordinario e incontrollabile. Assistiamo perfino alla attenuazione della sovranità monetaria per come l’abbiamo conosciuta per l’avanzare prepotente delle cibervalute. 

Non possono sorgere elementi di preoccupazione rispetto al dominio dei dati e della loro manipolabilitá. 

La tv degli anni settanta e ottanta ha rappresentato il momento di rottura nei comportamenti dei cittadini utenti che sono progressivamente diventati soggetti passivi rispetto al messaggio che veniva canalizzato. La stessa funzione dei giornalisti è stata progressivamente indebolita e affievolita dall’avanzamento  di messaggi verticali sui social sempre più orientati e sintetici nella forma, dalla trasformazione del linguaggio, provocando un  massificato “vuoto di pensiero”. Sono state alterate le vecchie regole del gioco che permettevano un confronto diretto e più democratico sul territorio, sui sui quotidiani, sulle riviste culturali, e nei corpi intermedi come partiti, sindacati e associazioni. 

La “rottura digitale” infrange  tutti gli schemi del passato e gli equilibri raggiunti nel secolo scorso,  per l’avvento della intelligenza artificiale generativa con il passaggio dal testo all’ipertesto, dal materiale all’immateriale, da vecchie e nuove generazioni. 

Nuove forme di conoscenze permetteranno la traduzione del linguaggio animale, vegetale e umano.  Sarà allora decisiva innanzitutto la riforma della scuola come luogo di apprendimento del nuovo sapere rispetto alla rivoluzione digitale. 

La crisi finisce per investire tutte le Istituzioni, sia quelle a democrazia diretta e plebiscitaria,  sia quelle rappresentative. 

Nel caso italiano c’è quello efficacemente definito come “deperimento della democrazia” perché la rappresentanza viene vulnerata in Parlamento, nella formazione delle leggi per scelta politica, attraverso gli strumenti del ricorso alla fiducia, ai maxiemendamenti, ai decreti attuativi che ne ritardano la attuazione immediata. 

Il Parlamento viene marginalizzato, nonostante il ruolo positivo svolto in passato su grandi riforme che hanno investito i temi dei diritti e della società. 

A tutto ciò si aggiunge, con  la verticalità del potere, l’indebolimento dei corpi intermedi e delle formazioni sociali che rappresentavano i sensori intelligenti nelle articolazioni democratiche delle Istituzioni. 

È stata una bella giornata di approfondimenti promossa dalla “riserva della Repubblica” che hanno voluto affrontare i temi del prossimo futuro nel presente forti delle loro esperienze e conoscenze. Prima di ogni cosa c’è  la responsabilità collettiva  di superare la “crisi del pensiero” e soprattutto di affrontare la grande sfida della conoscenza che non può non ritrovare la centralità dell’uomo e nell’uomo. 

2 pensieri riguardo “la rivoluzione digitale e un nuovo modello di sviluppo

  1. Da Mario Tassone

    Molto bene Maurizio.Ottima riflessione. Delinei uno scenario del futuro commentando con puntualità il Seminario dell’Associazione degli ex Parlamentari.Alla sfida delle nuove tecnologie gestite da un feudalesimo si contrae il pensiero dei più….L’Uomo perde centralità e l’umanità si diluisce assorbita dal pensiero forte di pochi. Crollano principi antichi che nei secoli hanno fatto storia a volte cruenta.Quale sarà il futuro.?…La risposta la dobbiamo attendere dalla AI?

  2. Da Amedeo Ciccanti

    Complimenti Maurizio! Una riflessione su ciò che precede un futuro in compagnia con la intelligenza artificiale. Un sfida diversa da quelle del passato dove l’essere umano rimaneva sovrano nelle sfide che la scienza gli imponeva. L’intelligenza artificiale e la conseguente robotizzazione delle attività scientifiche, economiche, sociali e relazionali limiteranno l’attività umana rispetto alla eticità suoi dei comportamenti e la realtà degli esseri umani sarà soggiogata dalla virtualità dell’agire di migliaia di avatar che suppliranno l’attività e la creatività degli esseri umani. Finisco qui con la mia fantasia…Ciao Maurizio sei sempre un palmo sopra la media!!!!👍

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