Il Congresso Regionale Nuovo CDU a Napoli
Sabato a Napoli abbiamo celebrato il congresso regionale del Nuovo Cdu.
Un congresso è sempre un momento importante di vita democratica. Siamo tornati nella cittá partenopea dopo la tappa di mobilitazione in vista del successo referendario del 4 dicembre, con cui si è cancellata la deriva accentratrice del progetto renziano e si sono poste le basi per la difesa dei valori costituenti ispirati al pluralismo, alla partecipazione, alla rappresentanza.
Vi è stata una grande partecipazione di uomini e di donne, di giovani e meno giovani a conferma di un coinvolgimento largo di settori della societá.
Nel mio intervento ho condiviso la relazione introduttiva del sen. Iervolino che ha offerto ampi spunti al nostro dibattito.
Da parte mia ho sottolineato come con la elezione di Trump si apre una pagina nuova nella storia delle relazioni internazionali che si rifletteranno sul processo di globalizzazione. L’avvento di Trump può essere paragonato a quello di Ronald Reagan e di Margareth Tacther negli anni ottanta. Si determineranno effetti sull’Europa, sulle sue prospettive di crescita perchè muteranno inevitabilmente i rapporti tra le tre grandi aree economiche: Stati Uniti, Cina e Unione Europea. La competizione per come l’abbiamo conosciuta finora in free trade rischia di trasformarsi in conflitto. L’Unione Europea è quella che rischia di più perché ha una moneta senza Costituzione e ha una governance inadeguata per affrontare i tempi nuovi. È sufficiente vedere Trump mentre firma la cancellazione delle riforme di Obama per rendersene conto. Il dieselgate è solo un aspetto della guerra protezionistica che si presenta tra Europa e Stati Uniti.
L’anniversario dei Trattati di Roma non deve essere solo un ritrovarsi al Campidoglio o la inutile passerella come quella sulla portaerei Cavour a Ventotene, ma occasione per fissare scadenza e obiettivi. Tra questi la realizzazione della Europa fiscale e la definizione del debito pubblico europeo. Se non si fa questo allora Euroexit diventerà inevitabile. L’iniziativa dovrebbe essere di quelli che hanno favorito la realizzazione dell’Euro. Se quello è stato il piano A. Ora è il momento di tirare fuori il Piano B. Ma quale Europa vogliamo, quella di una grande Germania con una moneta che si chiama Euro, ma che in realtá è un marco camuffato?
Però l’Italia non soffre solo della malattia comune a tutta l’Unione, ma soffre anche di mali specifici, quali il debito pubblico eccessivo che va riassorbito con un piano di rientro, i deficit di competitività e infrastrutturali e gli elevati livelli di disoccupazione soprattutto giovanile.
Assistiamo con preoccupazione allo shopping nel nostro Paese di importanti aziende manifatturiere da parte tedesca e di settori finanziari da parte francese, che metteno così le mani sul cospicuo risparmio degli italiani. Siamo dunque più vulnerabili e senza difese.
È allora necessario utilizzare il 2017 per affrontare le sfide che abbiamo di fronte e che non possono essere rinviate da una consultazione elettorale anticipata che paralizzerebbe l’azione di governo rispetto alle emergenze immigrazione, terremoto, conti pubblici.
Un partito come il nostro ha il dovere di dare il suo contributo per la crescita della società italiana traendo ispirazione dal pensiero sturziano per l’affermazione dei principi della economia sociale di mercato e dei valori di solidarietà e di sussidiarietà.
Roma, 4 febbraio 2017