Riflessioni dopo una visita all’Expo 2015

Riflessioni dopo una visita all’Expo 2015

Non mi sono mai tanto amaramente pentita di aver pensato “devo esserci anch’io” e  ieri sono andata con un gruppo di amici a EXPO.

Il pullman parcheggia in uno spiazzo assolato dal quale ti separano a piedi 2 km e mezzo tra prati sempre assolati e con poche panchine (forse non sarebbe stato cosi’, se avessero messo le piante quando il progetto era stato assegnato all’Italia senza litigare) attraversando un ponte bianco che riflette tutto il sole perche’solo parzialmente coperto.

Una volta dentro i tanti decantati cardo e decumano   (non so se hai gia’ avuto esperienza)  un incrocio di due grosse strade di cemento con padiglioni nemmeno tanto belli come dicono.

Bello solo padiglione Italia e pochi altri. Ma Padiglione Italia si visita stando in fila al sole (i volonterosi distribuiscono ombrelli o bianchi o rossi o verdi) e un signore in fila molto dietro di me e’ svenuto. I pannelli che coprono i decumano etc non alleviano l’effetto di riflesso e caldo. I ristoranti sono presi d’assalto e i posti all’ombra si esauriscono subito. Per trovare i bagni (che sono mal indicati e si raggiungono con ascensori spesso rotti) devi provare.

Il tema poi e’ la cosa che piu’ e’ stata tradita. Nutrire il pianeta, energia per la vita: e’ evidente: come si faccia, in assenza di politiche demografiche drastiche e in taluni luoghi inapplicabili, a far mangiare una popolazione che vedra’ due miliardi in piu’ di individui entro il 2050.
Li’ dovevano misurarsi tutti i know how migliori. E non c’era bisogno di una esposizione universale dal titolo tanto suggestivo che e’ stata scambiata per una rassegna enogastronomica turistica solo per “promuovere”. Bastava mettere seriamente a confronto le migliori soluzioni. Invece hanno tirato in ballo anche chi produce energia: ma li’ si doveva parlare solo dell’energia che promuove la vita umana e semmai che non la distrugge: quindi cibo ed ecologia: idee mai cosi’ lontane dalle politiche di business di un po’ tutti.

Per non parlare del risotto stilistico ed urbanistico. Quindi a me e’ sembrato un paesaggio da day after in una landa sconfinata e assolata. Anche la frequentazione non mi e’ sembrata delle migliori come sempre succede quando si punta sulla quantita’: molta gente anche da dopolavoro. Abbiamo speso moltissimo per infilare la gente in un un parco tematico tutt’altro che rilassante, non molto qualificato e con poche novita’. Vedere poi’ l’albero della vita che ogni tanto ti presenta una “fioritura” di fiori di plastica e circondato da spruzzi d’acqua che si innalzano tanto piu’ quanto piu’ sono elevati i decibell della musica che suona?!?!  

Pensavo che nel nostro paese ci fossero risorse intellettuali migliori. O almeno si doveva assegnare ad ogni acquirente di spazi espositivi una consegna drastica. Invece molto e’ stato fatto in modo dilettantesco.

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