Bartolo Ciccardini
Quello che avrei voluto dire
Quello che avrei voluto dire nell’incontro presso l’Istituto Sturzo su Bartolo Ciccardini, mi è rimasto dentro. Non ho potuto farlo perché il programma si era dispiegato oltre i tempi previsti con interventi fuori programma, ma particolarmente graditi, come quelli di Arnaldo Forlani e del suo amico avversario politico Marco Pannella. Tanti hanno voluto essere presenti per partecipare al ricordo. Tra questi Francesco Merloni, Mario Segni, Arturo, Parisi, Dario Antoniozzi, Favia Piccoli Nardelli, Giuseppe Gargani, Angelo Sanza, Adriano Ciaffi, Maria Pia Garavaglia, Giuseppe Zamberletti, Pietro Giubilo e tanti altri ancora.
Lo storico Francesco Malgeri ha lumeggiato la figura politica di Bartolo ricordando le tappe della sua lunga esperienza politica, di parlamentare, uomo di governo, dirigente di partito, autore di slogan e manifesti elettorali come quello del 1963 “La DC ha ventanni “ direttore di giornale, inventore delle Feste dell’Amicizia, la sua vitalità straordinaria e la curiosità ai mutamenti. Autore di significative riflessioni religiose sulla presenza dell’uomo nel mondo. Poi le esperienze recenti di direttore della rivista culturale on line Camaldoli.org, di animatore dei partigiani cristiani, ribelle per amore. Per Gerardo Bianco che fa risalire il primo incontro con Bartolo alla Cattolica di Milano nel 1952 Ciccardini era un “vulcano in continua eruzione”. Era esponente di quella generazione degli anni venti protagonista della storia della DC. La loro amicizia profonda ha trovato espressione nel libro viaggio nel Mezzogiorno configurato come lettere a Gerardo Bianco, ma ora quel postino che ha recapitato tante lettere di Bartolo ora non suonerà più.
Poi il vecchio leone politico Marco Pannella ha voluto essere presente e parlare perché è certo che avrebbe fatto piacere a Bartolo. Ha ricordato le sue battaglie con la sinistra liberale, la sua amicizia antica e il suo impegno costante a ricercare la storia delle madri, dei padri e dei figli senza distinzioni. Si è abbandonato a citazioni storiche rivendicando con orgoglio e ricordando la vicenda Parri e quella verso De Gasperi.
Alessandro Forlani ha ricordato gli ultimi tragici momenti vissuti insieme a parlare di politica con una grande preoccupazione per il Paese, ma con uno sguardo ancora al futuro e ainiziative rivolte alla città di Roma, che dovevano coinvolgere il Vicariato e le parrocchie E’ stato maestro di più generazioni per un approccio alla vita pubblica. Ha dato i rudimenti del mestiere a tanti giovani con gli incontri a Sant’Ignazio e al Terminillo. Sapeva introdurre sempre elementi innovativi.
Giovani Bianchi ha voluto ricordare la battaglia condotta con i partigiani cristiani e la grande amarezza che aveva avuto nel mancato riconoscimento. Ciccadini apparteneva alla categoria degli anomali, degli irregolari di genio, quelli che legavano i partiti con i territori, con i corpi intermedi. Voleva sottrarre la Resistenza alla epopea e farla capire alle nuove generazioni. Di qui le iniziative per i 400 sacerdoti uccisi, per Suor Teresina, per la battaglia della Montagnola per Dossetti e la Resistenza, per il 70° del Codice di Camaldoli.
Per Arnaldo Forlani, Bartolo Ciccardini è morto con i giovani. Per onorarlo sarebbe bene dare vita ad una casa editrice con una collana editoriale che riprenda la esperienza delle 5 Lune. Non tutti erano giovani come Bartolo che sapeva stare con i giovani.
Luciana Castellina ha voluto mandare un ricordo scritto per testimoniare il dialogo tra giovani DC e giovani comunisti attraverso gli organismi universitari. Nei giorni della famosa legge truffa litigarono lungo Corso Vittorio ma in realtà erano più d’accordo di quanto apparisse. “Con lui – ricorda Luciana Castellina – se n’è andato un pezzo della storia della mia generazione, oltreché un grande amico: il solo amico democristiano!”
Avrei voluto tratteggiare l’aspetto umano, quello della persona, le telefonate, le mail, i commenti, i giudizi, i programmi, le idee, le iniziative. Sapeva guardare ad orizzonti lontani. Il Ciccardin parlamentare, uomo di vasta e profonda cultura. Quello che avrei voluto dire è che Ciccardini non voleva essere protagonista. Sapeva essere discreto. Preferiva fare il soggettista sceneggiatore, stare dietro le quinte, scrivere il copione. Non voleva la ribalta. Altri dovevano essere i protagonisti. Per il 70° di Camaldoli volle filmare l’evento nonostante un braccio ingessato. Rimase piacevolmente sorpreso della straordinaria partecipazione ad un evento che si tenne nel pieno di un torrido mese di luglio. Non si accontentava del sito, voleva una diffusione larga anche per coloro che non poteva essere presenti nelle sale della Camera. E la diretta streaming lo riempiva di gioia. E’ mancato pochi giorni prima della commemorazione del 15° anniversario della scomparsa di Livio Labor. Era l’occasione per fare il punto su un particolare momento storico quello della scissione delle Acli agli inizi degli anni settanta che per lui vecchio aclista fu una ferita non rimarginata. Voleva illuminare la storia con i protagonisti degli eventi. Bartolo Ciccardini inizia il suo percorso parlamentare con le elezioni del maggio 1968. Interviene alla Camera il 28 aprile 1970 sulla legge istitutiva del Referendum che marciava parallela alla legge sul divorzio. Lì, in quell’intervento c’è tutto Bartolo. Quel discorso racchiude e anticipa le indicazioni e le scelte degli anni successivi fino ad oggi. Riteneva necessario rendere viva la Costituzione allo sviluppo storico del Paese. Poneva la esigenza si una legge adeguandola allo spirito della Costituzione. Riteneva il referendum come mezzo necessario per integrare il Parlamento e come mezzo di allargamento della vita democratica. Si sofferma sul ruolo dei partiti. Anticipa di venti anni la elezione diretta del sindaco e la difesa delle autonomie locali non in una visione percentualistica delle forze politiche. Con il proporzionale che era nato nel 1919 votiamo i numeri invece che i nomi. Interviene sul bilancio interno della Camera, sollecitando il Presidente Pertini, affinchè i pannelli che ornano l’Aula riportino i risultati del referendum Istitutivo della Repubblica frutto della Resistenza. Era un simbolo, ma che simbolo.! Vedeva scarsa attenzione per Roma Capitale e il rischio che Roma divenisse il gorgo in cui si perdono i deficit. Propone un asse attrezzato lontano dal centro storico anziché la concentrazione della città della politica. Non voleva il privilegio del permanente ferroviario, ma i mezzi per il contatto con l’elettorato. Richiamò ben 25 anni fa perfino il ruolo costituzionale del Cnel, che solo oggi viene cancellato. Vede i rischi del procedimento legislativo con continue incomprensibili norme di rinvio che defini un “Olimpo giuridico che il popolo non capisce”.
Potrei dire e scrivere molto altro. Mi fermo qui. Resta il ricordo di una persona che sapeva coinvolgerti anche in progetti difficili. Niente riteneva insuperabile. Apparteneva appunto a quella generazione degli anni venti formata nella Resistenza, nelle difficoltà della guerra e del dopoguerra, nella faticosa ricostruzione, negli anni del contestazione giovanile e poi nel terrorismo e vedeva la necessità di adeguare il sistema istituzionale nel solco della Costituzione. Un ribelle per amore. L’Istituto Sturzo gli ha dedicato il giusto tributo in quella che Bartolo Ciccardini considerava la sua casa, il luogo del confronto delle idee senza pregiudizi.
Roma, 1 ottobre 2014