Giovanni Goria a vent’anni dalla scomparsa

Giovanni Goria a vent’anni dalla scomparsa

Giovanni Goria viene ricordato oggi nella Sala della Regina a Montecitorio nel ventennale della sua prematura scomparsa.

Era entrato alla Camera nel 1976 a 33 anni nel segno del forte rinnovamento zaccagniniano. Furono infatti ben 98 su 262 i deputati che furono eletti alla Camera dei Deputati, con un tasso di rinnovamento del 37, 40 per cento, inferiore solo a quello degasperiano della grande vittoria democristiana del 1948 che con 147 su 306 deputati risultò del 48,04 per cento, ma erano condizioni diverse.

Giovanni Goria si affermò subito per la sua competenza in Commissione Finanze sulla finanza locale per un governo dei conti degli enti locali, sul bilancio dello Stato, sulle materie economiche. Fu ben presto chiamato a Palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio Giulio Andreotti a svolgere un ruolo di coordinamento dei provvedimenti economici interfacciando con i gruppi parlamentari nella difficile fase della solidarietá nazionale, mentre si costruiva il piano Pandolfi, si modificavano le regole del bilancio con la innovazione della legge finanziaria 468/1978 e sul piano esterno si ponevano le basi dello SME in una scelta europea.

Proprio sulla finanziaria del 1978 intervenendo in Aula manifestò le sue preoccupazioni per i problemi strutturali del Paese. ” La scelta europea, pur condizionata da atteggiamenti negoziali degli altri paesi membri, – affermò – significa pur sempre un utilizzo antinflazionistico della politica dei cambi; un severo rispetto delle compatibilità finanziarie; un rigoroso contenimento delle dinamiche dei fattori interni relativi ai costi di produzione; il tutto governato non in termini episodici, ma con prospettive certe di continuità di azione, continuità che diventa fattore essenziale per il recupero di una sufficiente spinta all’investimento complessivo.

Nella sua seconda legislatura, quella dal 1979 al 1983 Giovanni Goria divenne capogruppo in Commissione Finanze. Gerardo Bianco volle affidargli nell’ottobre del 1980 la guida politica dell’osservatorio di legislazione economica che realizzammo con Luigi Cappugi e tanti giovani che di sarebbero poi affermati con ruoli di responsabilitá.

Si trattava di una autentica innovazione. Il gruppo parlamentare si dotava di un autonomo centro di ricerca e di elaboraborazione dei dati, allora solo nelle mani del governo. Basti pensare che neppure la Camera disponeva del potente Ufficio studi che conosciamo ora o del servizio bilancio che verrá costruito successivamente.

Si offrì ai parlamentari democristiani uno strumento continuativo di approfondimento dei problemi economici all’esame del parlamento valutandone gli effetti sulla finanza pubblica e sul sistema economico e sociale del Paese.

Era un modo per affermare la centralitá parlamentare nel segno del consolidamento della democrazia ad un livello di qualitá e di maturitá più elevato. Furono prodotte più di cento schede, poi raccolte in volumi. Non ci fu mai censura neppure preventiva. Su una di esse vi fu uno scontro politico a villa Madama per i rilievi particolarmente critici che si sfiorò la crisi di governo per la irritazione di Giorgio La Malfa di fronte a misure che venivano considerate di difficile praticabilitá e altre “scritte sul ghiaccio”

Poi Giovanni Goria brucia le tappe. Un viaggio negli Stati Uniti preparato con cura sui vari problemi del Paese lo fa conoscere oltreoceano. Diventa sottosegretario al Bilancio nel dicastero Spadolini nel luglio 1981 e ministro del Tesoro nel v governo Fanfani nel dicembre 1982. Manterrá quel dicastero con il dicastero Craxi fino al 1987 fino a quando diventerá il più giovane Presidente del Consiglio, quando la legge finanziaria diventerá il momento dell’assalto alla diligenza, manifestando pericolose crepe nel funzionamento parlamentare fino al punto che Nilde Iotti la definì un “inghippo”. Si inaspriva lo scontro tra parlamento e Governo. Alla centralitá parlamentare si contrapponeva la esigenza di governabilitá e di stabilitá.

Nel 1985 Giovanni Goria! ministro del Tesoro, elaborò il piano per il rilancio della azione programmatica con l’obiettivo di consolidare lo sviluppo e rilanciare l’occupazione nella sua finalitá prioritaria. Era necessario massimizzare la crescita creando 300.000 posti aggiuntivi all’anno per assorbire l’aumento naturale delle forze lavoro.

Giovanni Goria chiudeva quel suo documento con queste parole:” nel nostro domani forse non c’è il baratro perchè gli equilibri raggiunti ci mettono al riparo dal peggio, almeno nel breve ieri odo; c’è però sicuramente una ulteriore frantumazione delle speranze di chi cerca lavoro o ha paura di perderlo; in altri termini c’è l’ennesima prevaricazione della parte più forte del Paese su quella più debole”.

Roma, 18 giugno 2014

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Gianni Goria nel ricordo di Pisanu, Scotti, Sacconi e Mattarella


Dopo una biografia di Marco Damilano che ha  tratteggiato i punti più importanti della vita politica di Gianni Goria sono intervenuti nell’ordine Giuseppe Pisanu, Enzo Scotti, Maurizio Sacconi e Sergio Mattarella che hanno affondato la memoria nel cassetto dei ricordi, dei momenti di incontro, delle vicende politiche di quegli anni.


Pisanu si è soffermato sulle   elezioni del 76 con  le parole di Aldo Moro sue  due vincitori in presenza di forte inflazione, un  Pil negativo e dall’emergere del terrorismo. Vera la  brutale alternativa del ricorso alle urne o della  intesa. Prevalse l’ esigenza di dare governo al paese per riassestare il sistema politico con la formula del compromesso storico di Berlinguer o della solidarietá nazionale per Moro.
Superata la emergenza i due partiti sarebbero tornati alternativi senza più rischi per  la democrazia. Goria giunge a Roma in questo contesto. Nonostante la risevatezza e la sua sobrietá si impose subito per la serietá e per la sobrietá. Milo Rubbi lo sosteneva diffusamente apprezzandone le capacitá.
Era un tecnico  e un politico che sapeva fare analisi e pensieri lunghi. Aveva senso alto dello stato e della moralitá pubblica.


Per Enzo Scotti  si era nel pieno di uno scontro mondiale. Il segretario del PSI De Martino a Natale del 1975 si era espresso   sugli equilibri più avanzati. Ricorda le parole  di Moro ai gruppi parlamentari il 28 febbraio 1978: ”   il futuro non è nelle nostre mani”.
Goria svolge un ruolo importante a Palazzo Chigi con Cappugi e con lo stesso Scotti per il programma economico. Si scontrano due linee una di  riposizionamento e l’altra di tenere tutto in piedi accollando alla finanza pubblica che voleva un paese chiuso.  Ne discutono  con Chiaromonte e Napolitano.
Alla fine si liquida il governo di solidarietá nazionale come politica lassista.
Era un uomo allergico alle correnti. Ricorda come si riuscì ad intervenire sulla spesa previdenziale per 2.400  md. Lo scontro con il Pci avvenne  sulla invarianza dei salari reali.  Nel novembre del 1982  ci reincontrammo perchè  il 23 gennaio scadeva l’accordo sulla scala mobile. Fanfani, presidente del Consiglio,  ci affidò compito di trovare accordo generale che consentisse lo scambio sociale. Lavorammo intensamente per 20 giorni. Voleva il dialogo con i sindacati. Il tempo non è una variabile indipendente. Purtroppo rigore senza consenso e senza sviluppo ha fatto disastri inenarrabili.
Lo scontro era tra tre linee: accordo di potere con i socialisti; un accordo strategico con il PSI per fare le riforme;  Infine il ridimensionamento del PSI per guardare al Pci.


Maurizio Sacconi ricorda i momenti di dialogo con Gianni Goria come relatore di 3 finanziarie quando Goria era ministro del  Tesoro. Gli anni ottanta sono stati la  risposta agli anni 70.
Goria sapeva maneggiare i dossier, in modo diverso da Andreatta. Guardava con preoccupazione alla spesa operando una distinzione tra competenza e cassa soprattutto agli impegni presi negli anni settanta. Ricorda la vicenda del tetto a 50.000 con sfondamento a 75.000. Eredità della trojka Lamalfa Formica e Andreatta.  Sottolinea  negativamente il  parlamentarismo selvaggio, la vicenda  del divorzio Tesoro Banca d’Italia,  la finanza derivata di stammati e visentini. Negli anni  ottanta a Gianni Goria si deve una maggiore responsabilizzazione dei centri di spesa perchè  gli  enti locali avevano dilatato la spesa dal 6 al 13 per cento. Gianni Goria individuò la necessitá della riforma dello stato sociale contrastando la intermediazione. Individuando la famiglia come protagonista di un modello sociale sostenibile. In quegli anni  Gianni De Michelis e Goria puntano a ridurre  il tendenziale. Non si può infine dimenticare che con Goria, presidente del Consiglio nasce e   si avvia  la riforma della legge Amato sulle banche pubbliche e sulle sim.
Sergio Mattarella interviene ricordando il suo ruolo di Ministro dei rapporti con il Parlanento del Governo Goria. Goria era un uomo che studiava i dossier e quando li si esamina  non ci si annoia. In quegli anni si mise mano alle riforme regolamentari del 1988 Che interessarono anche la sessione di bilancio e  la tesoreria unica. In sedici anni ha svolto un intensa stagione parlamentare.
Il governo Goria  nacque sul programma di decantazione, di transizione. Gli avvenimenti vanno affrontati.
Fronteggiò problemi gravi.   Riteneva  necessario ridurre l’esercizio del voto segreto. Nel 1987 affrontò la  crisi del golfo persico su una missione all’estero superata  con 3 voti. A ottobre si prospettarono   l’insegnamento della religione dopo i patti madamensi e  la frana della Valtellina. I decreti legge ereditati ben 41.   Definì intesa tra maggioranza e opposizione. Nilde Iotti favorì lo smaltimento accorpando e smaltendo. Impostò riforme per guardare al futuro. L’ avvio della  legge 362 e della legge 400 sulla presidenza, furono due grandissimi risultati.
Il suo governo aveva limiti obiettivi, ma  non fece nulla per allungare il termine. Aveva un forte  senso del dovere istituzionale e morale. La normalitá del suo linguaggio lo rendevano  semplice e comprensibile. Era spontaneo. Riduceva la distanza con gli interlocutori perchè era direttamente espressivo. Rispetto ai tempi che viviamo va ricordata la  concretezza del suo lavoro, la sobrietá dello stile di vita.

Roma, 18 giugno 2014

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