Disegniamo insieme il nostro futuro

Disegniamo insieme il nostro futuro

(intervento del sen. Eufemi al convegno)

Non celebriamo con questa iniziativa di Gianni Fontana e della Associazione Democrazia Cristiana, solo l’anniversario dell’appello di Luigi Sturzo ai Liberi e Forti.

E’ anche l’anniversario della diaspora del 1994, di speranze deluse di attese di una ricomposizione che hanno portato alla scomparsa nel 2013 dpi una presenza organizzata dei cattolici in parlamento.

Non va dimenticato che al primo punto del programma sturziano figurava la integrità della famiglia.!

Lo diciamo oggi proprio perché sembra si apri una deriva rispetto al tema della famiglia, anche di terzo genere, delle unioni civili confondondendo i desideri con i diritti.

Abbiamo il dovere di difendere quel grandioso patrimonio che trovava ancoraggio nella ispirazione religiosa pur nella laicità, che poneva la persona innanzi a tutto, che guardava ad un riformismo coraggioso, che rifiutava il conservatorismo e il moderatismo, che si ancorava ai territorio attraverso la sussidiarietà e la solidarietà.

Vediamo abbandonata la strada indicata da Sturzo di guardare alle classi intellettuali e medie che formano la spina dorsale della struttura del paese e che hanno fatto la storia del Paese fin dalla unità e in tutti i passaggi compreso quello negativo del 1922.

Purtroppo oggi le classe medie sono progressivamente penalizzate vessate fiscalmente ridotte nel loro corpo dinamico della società, progressivamente ridimensionate, preoccupate non solo per il presente ma per il futuro dei propri figli e per le insicurezze crescenti.

Gabriele De Rosa fedele interprete del pensiero sturziano sollecitava ripetutamente a riprendere quel termine popolare inteso come società delle condizioni umane dove i ceti sociali sono riferiti alla condizione giovanile, femminile, operaia, degli anziani . Quelle categorie andrebbero attualizzate ai giorni nostri rispetto ai dati della disoccupazione, ai giovani al precariato, alle insicurezze.

V’era nella idea sturziana l’obiettivo di federare le diverse realtà.

Ecco noi pour venendo a esperienze diverse, dobbiamo dare voce ad un movimento in cui i cattolici possano riconoscersi e ritrovarsi per affermare quelle idee e quei principi.

Oggi sembra prevalere la svolta generazionale senza peraltro conferme elettorali.

E’ una questione fuorviante. Si può essere giovani incapaci e anziani saggi, lungimimiranti e coraggiosi come De Gasperi.

Non c’è bisogno di fratture generazionali, ma di costruire un ponte generazionale per uscire insieme dalla crisi.

I problemi non si risolvono by magic. Lo diciamo perché si affacciano nuovi leaderismi, nuovi personalismi dove prevale lo spirito della democrazia decidente piuttosto che quella partecipata.

Il giovane Renzi ha lanciato idee approssimative molto confuse come per l’abolizione del Senato. Si fa passare il messaggio che con una sola camera che da la fiducia al Governo si risolvono tutti i problemi. Non è così. Non è in discussione l’articolo 94 della Costituzione. Verrebbero travolti gli articoli dal 55 all’82.

Ne cito alcuni: deliberazione dello stato di guerra, trattati internazionali, approvazione dei bilanci e del perimetro della PA, elezione del presidente della Repubblica, il capo dello Stato provvisorio, la composizione del csm e della Corte costituzionale, il meccanismo del 138 di revisione della costituzione. Tutti i meccanismi di nomina delle autorithies.

Come non ricordare quanto affermato da Giulio Andreotti che vedeva il pericolo di creare un “ectoplasma con un lieve turismo interno di presidenti di regione o di altri che vi parteciperanno di tanto in tanto”.

Abbiamo visto che quando la politica è debole entrano in gioco gli interessi forti. Basti pensare che nel silenzio generale degli organi di informazione è stata operata la cessione delle quote della Banca di Italia.

Dobbiamo riaffermare le ragioni del popolarismo come modo di essere nella società, come presenta critica, come interpreti delle attese della gente.

La cultura della partecipazione deve guardare alla stella polare della economia sociale di mercato in cui il modello renano prevalga su quello anglosassone, in cui i dipendenti siano coinvolti nella vita e nel destino della impresa. La scelta di allocare le azioni di Poste ai dipendenti è una idea giusta ma realizzata nel modo sbagliato. Non si fa nel chiuso del comitato privatizzazioni. Si fa con linee guida precise. Dobbiamo guardare alla affermazione dei corpi intermedi, alle formazioni sociali per sviluppare un quel welfare community complementare e alternativo a quello universalistico, costoso e inefficiente.

Per l’Europa dobbiamo essere rivoluzionari. Il Ppe non può avere la sola ambizione di essere il primo partito europeo, di essere quello più numeroso per prendere le cariche più importanti. Dobbiamo abbandonare il metodo intergovernativo applicato ai partiti e agli stati nazionali. Nel PPE dobbiamo avere un solo corpo elettorale, realizzando un partito transazionale. L’Europa deve riscoprire i valori della solidarietà e della coesione sociale.

Sturzo guardava agli Stati Uniti di Europa come espressione di popoli che tendono alla unificazione perché legati da tradizioni di civiltà, da aspirazioni comuni.

Dobbiamo essere chiari ed evitare equivoci. Non vogliamo sentire parlare di popolarismo di chi in questi anni non lo ha praticato e non è stato coerente con quei valori. L’ipotesi della legge elettorale sul modello spagnolo non convince perchè non garantisce il pluralismo e il principio di rappresentanza.

E’ tempo di nuove sfide per una nuova stagione di impegno e di responsabilità.

E’ tempo che la famiglia dei cattolici ritrovi unità e identità partendo dai programmi ma diceva Sturzo “un programma politico non si inventa si vive e per viverlo deve seguire nelle sue fasi evolutive precorrere le attuazioni determinare le soluzioni nel complesso ritmo delle affermazioni nella fermezza delle negazioni”.

Riprendiamo coraggio dalla lezione di Sturzo.

Il vascello che stiamo costruendo deve essere robusto, con equipaggio coeso e convinto nel procedere nella rotta del popolarismo. Non abbiamo bisogno di capitani Fletcher e di ammutinati del Bounthy pronti ad impossessarsi del nostro vascello e modificare la rotta che qui, oggi stiamo definendo.

Maurizio Eufemi

18- 19 gennaio 2014

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