Riflessioni del sen. Eufemi sulla lettera aperta dell’on. Gerardo Bianco
La lettera del Presidente Gerardo Bianco su due argomenti come la riforma del Senato e la legge elettorale, offre lo stimolo ad alcune riflessioni in particolare sulla soppressione del Senato e conseguente cancellazione del bicameralismo.
L’idea enfatizzata dalla riduzione dei costi istituzionali appare semplicistica non sufficientemente meditata.
Non è sufficientemente chiara la legittimazione dei componenti del Senato trasformato in Camera delle Autonomie.
Non è in discussione solo l’articolo 94 relativo alla concessione o revoca della fiducia al governo come potrebbe apparire, perché la riforma del Senato coinvolgerebbe direttamente o indirettamente tutto il titolo I Sezione I, relativo al Parlamento quindi gli articoli dall’articolo 55 all’82.
Basti pensare agli articoli 56 e 57 che disciplinano il sistema di elezione del Senato,
l’articolo 67 sull’assenza dei vincoli di mandato, l’articolo 69 la disciplina dell’indennità, l’ articolo 78 sulla deliberazione dello stato di guerra, l’articolo 80 sulla ratifica dei trattati internazionali, l’articolo 81 relativo alla approvazione dei bilanci.
Non va poi dimenticato che Il Parlamento come seggio elettorale procede alla elezione del Presidente della Repubblica e che l’articolo 86 disciplina il ruolo di supplenza affidandolo al Presidente del Senato.
Anche gli articoli, 104 relativo alla composizione del CSM, e il 135 relativo alla composizione della Corte Costituzionale verrebbero ad essere coinvolti.
Riflesso ancora più importante riguarda l’articolo 138 relativo al meccanismo di revisione della Costituzione che verrebbe ad essere inficiato rispetto all’idea dei costituenti.
Non va infine dimenticato tutto il sistema stratificato delle nomine nelle Authorities che vengono affidate talune ai Presidenti di Camera e di Senato e altre alla elezione di ciascuna Camera. Senza dimenticare che i regolamenti parlamentari stabiliscono che gli organi collegiali bicamerali, per le indagini conoscitive l’intesa fra i due presidenti è fonte di diritto parlamentare e è anche fonte di diritto legislativo perché dalla intesa fra i due presidenti dipende la nomina di membri di Authorities.
Nel momento in cui è la Costituzione e non il regolamento non una legge organica a fissare la procedura per fare le leggi da quel momento non ci possono essere intese presidenziali che possano cambiare o derogare l’ordine costituzionale delle competenze.
Il passaggio dal bicameralismo perfetto ad uno asimettrico limita il Senato rispetto alla formazione delle leggi tra queste rientrano anche i bilanci e la legge di stabilità. La politica di bilancio si compone dei saldi di finanza pubblica che devono essere garantiti annualmente a livello di consolidato nazionale e delle regole di ripartizione sul territorio degli stessi saldi. Il problema è se tutti gli aspetti della politica di bilancio debbano passare alle due Camere o meno Ci deve essere un raccordo tra di esse nel perimetro di Maastricht cioè sul consolidato della PA. E’ impensabile non tenere conto delle autonomie territoriali e funzionali.
Patto di stabilità interno, scelte di perequazione e legge di stabilità rappresentano un unicum costituito dal saldo complessivo che verrebbe spezzato tra due Camere con competenze differenziate rispetto invece ad una unitarietà e a una intrinseca interconnessione tra centro e periferia.
Come funzionerebbe infine un Senato delle autonomie senza bilancio e senza risorse?.
Non vorremmo assistere a una fase della storia in cui il Senato voti l’eutanasia del Senato stesso o non si corra il rischio di creare quello che Andreotti definì “un ectoplasma senatoriale sia pure con un lieve turismo interno di presidenti di Regione o di altri che vi parteciperanno di tanto in tanto”.
La riduzione del numero dei parlamentari sia della Camera che del Senato appare la via più ragionevole, seria, efficace.
Roma, 16 gennaio 2014