Intervento sul bilancio interno del Senato
È iscritto a parlare il senatore Eufemi, il quale nel corso del suo intervento illustrerà anche gli ordini del giorno G2, G3 e G4. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole senatore Questore, ho presentato tre ordini del giorno specifici che mi offrono lo spunto per svolgere alcune considerazioni sul bilancio interno, stimolato anche dalla relazione introduttiva svolta dal senatore Morando. Si è altresì discusso, quasi alla fine, dell’esercizio finanziario 2006 per il passaggio elettorale. Quindi, rappresentando quasi un pre-consuntivo, il bilancio interno è pur sempre un’occasione per riflettere sulle cose da fare, soprattutto per l’impostazione del bilancio 2007, per rendere l’istituzione Senato sempre più efficiente e rispondente alla sua funzione. E’ necessario evidenziare che questo progetto sconta alcune decisioni del precedente Collegio dei Questori – avrei preferito una nota integrativa – pur tuttavia sono state apportate correzioni significative dal lato del contenimento della spesa che rappresentano scelte apprezzabili.
Presidenza del vice presidente CAPRILI (ore 12)
(Segue EUFEMI). Dobbiamo superare i ritardi accumulati rispetto ad una più efficiente e razionale politica, mettendo tutti i senatori senza indugi nella condizione di poter lavorare. Occorre riconoscere gli sforzi fatti per tenere il passo nel processo di informatizzazione, sia con gli strumenti informatici di cui i senatori hanno beneficiato che nelle reti infrastrutturali. Va riconosciuto che le decisioni del 2001 hanno consentito ai senatori di trovarsi in una condizione privilegiata rispetto alla Camera in termini di collegamento funzionale. Di questo ce ne eravamo fatti carico noi stessi. Oggi l’informazione viaggia sulla rete e ciò consente un maggior dialogo sia con gli elettori, anche in considerazione dei vasti collegi regionali, sia con i «mondi vitali». Dobbiamo allora rafforzare questi strumenti se vogliamo giungere a decisioni corrette, soprattutto nella piena consapevolezza degli effetti. In questa direzione, onorevole Questore, si muove l’ordine del giorno G4, presentato per il collegamento informatico con il Ministero dell’economia e delle finanze. Oggi quei dati, soprattutto quelli fiscali, sono indispensabili se vogliamo riequilibrare un rapporto Governo-Parlamento che si è alterato progressivamente e che va invece ricalibrato. La centralità parlamentare non può essere solo uno slogan da sostenere o da enunciare a giorni alterni, ma va praticata e consolidata. Un esempio concreto è visibile nella prossima legge finanziaria: avere la disponibilità dei dati fiscali significa confrontarsi in modo dialettico ed efficace e non subire il dominio di soggetti esterni. A tale riguardo, vorrei ricordare, onorevole Questore, onorevole Presidente, che nella scorsa legislatura affrontai in ogni sede – lo sottolineo – sia in Aula sia in Commissione, il problema del ritorno al pubblico della società SOGEI che, nella sciagurata privatizzazione di Telecom, era diventata di proprietà privata insieme a tutti quei dati sensibili dei contribuenti italiani che potevano essere nella disponibilità di taluni e anche di alcune trame oscure, come ha dimostrato la recentissima vicenda. Ed i fatti ci hanno dato ragione. Le vicende dei giorni scorsi hanno confermato l’attenzione e l’azione verso quei dati, che dovevano restare nell’ambito di una adeguata tutela pubblica, la cui salvaguardia passava per il mantenimento della proprietà. Un’altra questione, su cui riflettere, è quella dei costi della politica. Si fa molta demagogia in questi giorni, quasi una gara a presentare proposte estemporanee, che alimentano un distacco dell’opinione pubblica. Lo scorso anno, onorevole Presidente, fui unico a contrastare il ministro Tremonti rispetto al famoso taglio del 10 per cento delle indennità, ma non perché fossi contrario soltanto a titolo personale. No! Credo che su tale questione si debba procedere come si è fatto quest’anno, onorevole Questore, cioè anche con forte economia di spesa, ma per autodisciplina e per autocontenimento: all’interno del volume delle risorse, cioè, lo stesso Senato e la stessa Camera devono poter decidere il quantum da poter contenere perché storicamente il bilancio appartiene al Parlamento. È il Parlamento che decide le risorse da spendere e non deve subire imposizioni. Non possiamo mettere in discussione questo principio storico anche perché gli sprechi non si annidano qui dentro, onorevole Questore. Nei giorni scorsi, leggevo di una Regione, definita il Circo Barnum, che conta 70 consiglieri, 19 gruppi e ben 26 commissioni consiliari. In proporzione, è come se il Senato avesse cento Commissioni permanenti! Vi è un livello di spesa che non si può abbassare, pena un peggioramento della qualità dei servizi e la qualità delle risorse umane, di grande professionalità, di cui oggi disponiamo, impegnate nello svolgimento di servizi visibili, ma anche di servizi invisibili, ma tutti di identica efficienza, rilevanza e responsabilità. Dobbiamo stare attenti ad equiparare il Senato e coinvolgerlo nell’indistinto della pubblica amministrazione, come ha cercato di fare poco fa il senatore Morando. Credo sia un bene da salvaguardare senza demagogia. Quando si fa un parallelo tra l’incremento della spesa del Senato per il personale del 5,7 per cento, e quello della pubblica amministrazione del 4,5 per cento, si compie una distorsione rispetto al livello delle professionalità, all’efficienza di questa istituzione e al recupero di produttività, che pure è stato realizzato attraverso una maggiore disponibilità al sacrificio e agli orari. C’è poi un problema strettamente collegato a quello delle indennità parlamentari: il problema delle incompatibilità. Viene da domandarsi se non siano superate quelle disposizioni che impediscono ad alcune categorie di dipendenti di svolgere la professione originaria, come i professori universitari, gli insegnanti, i medici pubblici, costretti all’aspettativa, a fronte di altri liberi professionisti, come avvocati, presentatori televisivi, giornalisti, che, al contrario, possono svolgere libere professioni senza preclusioni. Se questo è, significa che si determinano due categorie di parlamentari – quelli di serie A e quelli di serie B – e tutto ciò finisce per impoverire la qualità della rappresentanza, limitando perfino a ceti e categorie la possibilità di essere rappresentati in Parlamento. Affido al Collegio dei Questori queste osservazioni, confidando naturalmente nell’accoglimento degli ordini del giorno presentati e, soprattutto, nella predisposizione del progetto di bilancio 2007, affinché possano essere affrontate le questioni che diano il senso di un progetto di legislatura, superando le difficoltà contingenti, e quindi rispetto ad un orizzonte progettuale. Esprimo, pertanto, un giudizio positivo rispetto all’impostazione del bilancio, ma non posso non lumeggiare una questione sulla quale mi ero soffermato anche nell’Ufficio di Presidenza. Condivisibile appare, infatti, la necessità di pervenire ad un nuovo e aggiornato Regolamento di amministrazione e contabilità, anche se ritengo – mi rivolgo in particolar modo al relatore, senatore Morando – che avrebbe dovuto operarsi una scelta diversa. Proprio perché si tratta di una riforma di sistema, come quella del nuovo Regolamento, è bene precisare che sarebbe stato necessario affiancare i due sistemi contabili: al sistema di contabilità pubblico‑finanziaria, il sistema di contabilità economico‑analitica, al fine del monitoraggio più efficace, più efficiente e più economico dell’azione amministrativa e per il conseguente controllo di gestione. È mancato, infatti, onorevole Presidente e onorevole relatore, l’introduzione del controllo di gestione che è lo strumento guida ai fini della sana gestione amministrativa (tutto ciò in base alle direttive europee contemplate nel decreto legislativo n. 286 del 1999). Tale strumento avrebbe permesso la verifica dell’efficacia, dell’efficienza e dell’economicità della gestione, elemento questo non realizzabile attraverso il mero controllo di legittimità, ritenuto anacronistico e non sufficiente ai fini della sana gestione amministrativa. È stata però soppressa l’idea stessa, che avevo sostenuto, del controllo di gestione: ero e sono dell’idea di prevedere l’introduzione di questa rilevante innovazione e l’istituzione, appunto, delle unità di controllo, che sarebbe risultata di grande utilità ai fini del passaggio ad una logica di programmazione e controllo richiamata, anche questa, dal senatore Morando nella relazione. Ma, onorevole Morando, non esiste programmazione senza controllo; sarebbe come avere non realizzato la programmazione mentre tutto il mondo, e in particolare l’Europa, si muove verso il controllo di gestione.
Concludendo, signor Presidente, rafforzare l’intercameralità di alcuni servizi (come, dobbiamo riconoscere, è stato fatto per esempio nel settore informatico e nella gestione delle banche dati) deve diventare un’esigenza più forte da ricercare per altri; va poi rafforzata la capacità operativa delle Commissioni, sia in termini di risorse umane, sia in termini di interfaccialità con altri servizi; occorre infine rafforzare il sindacato ispettivo del Senato, sia per quanto riguarda il question time, che le interpellanze urgenti, rappresenterebbe una scelta in grado di sostenere la presenza e il ruolo dell’istituzione del Senato. Rafforzare l’istituzione parlamentare nel suo complesso significa rafforzare la democrazia nell’interesse non di ciascuno di noi, ma del Paese. Per tali ragioni, esprimo un giudizio positivo e il mio apprezzamento per le scelte operate, naturalmente auspicando che queste indicazioni, che mi sono permesso di sottolineare, possano trovare maggiore spazio nel progetto di bilancio 2007.