Intervento in Aula su decreto Bersani

Intervento in Aula su decreto Bersani

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Onorevole Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, senatori, nonostante le 166 modifiche apportate dalla Commissione bilancio, questo provvedimento rimane un pessimo provvedimento che dietro un falso mito, quello delle liberalizzazioni, ha nascosto il vero obiettivo: una manovra di finanza pubblica, tipicamente «vischiana», che colpisce pesantemente, per esempio, il settore abitativo e il mondo delle professioni.

Non basta la repentina marcia indietro del Governo sulla vicenda taxi, come pure sull’IVA che colpiva alcuni settori come quello dolciario, abbellita poi dalla riduzione dell’IVA sulle ristrutturazioni edilizie. Tutte scelte che erano e sono fuori dalla concertazione così fortemente enfatizzata dal programma dell’Ulivo. Così come non va dimenticato l’effetto retroattivo del provvedimento che va a colpire un settore importante come quello del leasing immobiliare. Rendete complessivamente un quadro legislativo confuso; le vostre politiche faranno fuggire gli investitori esteri perché si disincentiveranno gli investimenti diretti; rendete le operazioni meno trasparenti perché orienteranno il mercato verso gli acquisti di partecipazione, e non invece verso quello degli immobili. Dunque, non favorite lo sviluppo; la vostra manovra è anacronistica.

Volete fermare, onorevole Sottosegretario, le lancette del tempo, per esempio, del leasing immobiliare perché impedite l’ingresso di intermediari immobiliari che possono finanziare lo sviluppo industriale. Prevedete un’opzione troppo marcata che va dal 24 al 10 per cento; sono aliquote insopportabili per il settore, non si creano in questo modo le condizioni per lo sviluppo, ma per una desertificazione.

Il vice ministro per l’economia e le finanze Visco aggiungerà alla distruzione dei certificati di deposito, quello strumento così efficace di crescita delle piccole e medie imprese, un’altra perla, quella della distruzione del leasing immobiliare. Viene pesantemente e ripetutamente violato lo statuto del contribuente, nonostante gli appelli del presidente della Commissione finanze e tesoro, il senatore Benvenuto, e nonostante gli appelli della Commissione nella sua interezza, che ha proposto alcuni emendamenti migliorativi che non sono stati tenuti in considerazione, quelle indicazioni così fortemente volute da noi sono risultate vane, persino quelle relative alla rimodulazione delle scadenze fiscali troppo ravvicinate.

Viene creata una discriminante tra fondi immobiliari rispetto alla proprietà immobiliare ordinaria; si determineranno aumenti dei canoni di locazione proprio per effetto di queste misure sull’imposta di registro a carico degli inquilini. Eppure, rispetto a tali questioni avreste dovuto dimostrare un minimo di sensibilità. Il vice ministro Visco si è dimostrato ancora una volta l’Attila degli strumenti finanziari.

Questa volta è il leasing immobiliare che viene messo sotto accusa, un’esperienza positiva che viene colpita, e tutto ciò provoca sconcerto. Cosa dobbiamo pensare, se non l’affermazione di una visione ideologica che ha portato a ritenere perfino che le professioni intellettuali non siano parti sociali e quindi debbano essere escluse dalla concertazione. Si rafforzano, inoltre, i poteri dell’Agenzia delle entrate, senza alcuna garanzia per i contribuenti. Prevalgono logiche da Stato di polizia, piuttosto che quella di una fiducia reciproca tra cittadino e fisco.

Il Governo ha fatto pesantemente marcia indietro sull’IVA per aumenti pericolosi e dannosi sul piano inflattivo per le famiglie e per alcuni comparti. E che cosa dire rispetto a errate valutazioni del gettito, di cui è stata accollata la responsabilità agli uffici? Il Governo ha accolto il nostro emendamento sul conflitto di interessi nella intermediazione immobiliare, riducendo tuttavia l’importo da 2.500 euro, così come avevamo previsto, a 1.000 euro. Se si riteneva che nel settore delle arti e professioni si annidava e si annida l’evasione, un intervento in questo senso sarebbe stato giustificato, però vi siete fermati alla prima parte, non avete dato seguito a quello che era conseguente. Vi siete fermati alla oppressione fiscale.

Onorevole Presidente, la vostra sfida è stata perdente. Le liberalizzazioni avrebbero dovuto iniziare dagli enti locali, dalle IRI locali, dalle holding locali, strumento di potere e di consenso, che impediscono – quelle sì! – l’affermazione della competitività. Questo decreto non affronta il problema della competitività, privilegia un’azione sulle entrate che determinerà maggiore pressione fiscale diretta e indiretta, attraverso misure fiscali vessatorie e oppressive, introducendo costosi adempimenti burocratici e adempimenti particolarmente invasivi, che violano la privacy e sono tipici di uno Stato di polizia.

Le vostre decisioni rischiano di provocare seri danni al sistema economico, con effetti penalizzanti per gli operatori, appesantendo l’efficacia operativa delle imprese e alimentando un pericoloso conflitto sociale con intere categorie. (Applausi dal Gruppo UDC).

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