Intervento in Commissione Finanza su DL 223
Il senatore EUFEMI (UDC) sottolinea come il Documento in titolo, che costituisce – dopo il decreto-legge n. 223 del 2006 (Atto senato n. 741) il secondo provvedimento di politica economica dell’attuale Esecutivo – confermi le profonde contraddizioni dell’attuale maggioranza.
Dopo aver criticato la scarsa attenzione alle politiche di bilancio con finalità redistributive, lamenta che il DPEF nel formulare previsioni fino al 2011 non tiene conto della volatilità dei dati e delle variabili esogene, come ad esempio quelle monetarie, che rivestono un’incidenza primaria sulle stime macroeconomiche. Come del resto confermano i recenti accadimenti – egli prosegue – non solo è difficile formulare previsioni di medio-lungo periodo, ma persino di breve termine. Non va inoltre dimenticato che il Documento non contempla alcun intervento a sostegno della competitività del sistema economico, come ad esempio le misure volte a favorire le concentrazioni tra imprese. Anche in considerazione del favorevole andamento delle entrate, deplora inoltre che il Governo abbia addotto a sostegno della necessità di una manovra correttiva un grave sforamento dei conti pubblici, poi rilevatosi di scarsa entità come confermano le conclusioni della Commissione governativa sulla due diligence. Né va dimenticato che la riduzione dell’indebitamento determinato delle norme recate nel decreto-legge n. 223 del 2006, pari allo 0,1 per cento del PIL per il 2006, è assai contenuta. In proposito, coglie peraltro l’occasione per esprimere perplessità sulla credibilità degli esiti della richiamata Commissione governativa, il cui lavoro è stato svolto sulla base di dati difficilmente verificabili.
Dopo aver criticato altresì la scelta di stimare costante per gli anni di riferimento il livello della pressione fiscale, egli ritiene che il Documento in titolo rischi di rappresentare un mero esercizio intellettuale, privo di specifiche linee di intervento di politica economica. Con riferimento all’andamento della spesa pubblica, tiene poi a precisare che un incremento dell’avanzo primario non può prescindere dalla crescita economica e che il controllo della spesa corrente chiama in causa gli enti territoriali, ai quali il Documento riserva scarsa attenzione.
Sollecita in proposito, da un lato, una riforma della contabilità pubblica volta ad istituire il consolidato di cassa e, dall’altro, il completamento del Sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici (SIOPE). Tiene inoltre a precisare che il centro destra ha posto in essere azioni a difesa dello Welfare State, come confermano i dati contenuti nel Documento riferiti all’andamento storico delle spese sociali.
Giudica poi grave che il provvedimento sia stato trasmesso al Parlamento senza il relativo piano delle infrastrutture, che evidenzia una scarsa attenzione dell’Esecutivo alle scelte strategiche del Paese. Con riferimento ad altri obiettivi di politica economica, registra il sostanziale fallimento delle misure recate nel decreto-legge n. 223 del 2006, in merito alle quali, stante l’assenza di concertazione, il Governo sta rivedendo la propria posizione.
Lamenta poi la scelta di non liberalizzare il mercato delle utilities gestite dalle holding locali e dalle società municipalizzate, nonché l’approvazione di misure lesive del diritto alla riservatezza, con particolare riferimento ai poteri invasivi attribuiti alle Agenzie fiscali. Nel sottolineare che le misure a carattere strutturale delineate nel Documento per riequilibrare la finanza pubblica richiederebbero una ben più salda coesione delle forze di maggioranza, ribadisce conclusivamente la contrarietà della propria parte politica sul Documento.