UDC – Congresso negato

UDC – Congresso negato

Il partito di Casini, l’UDC si avvia alla festa termale settembrina. Guardando il sito ufficiale del partito colpiscono alcune cose.

La prima considerazione è che il Congresso Nazionale è solo una diapositiva che recita work in progress, ma solo virtuale perchè non vi sono indicazioni rispetto ad un percorso congressuale che richiede precisi adempimenti e fermo rispetto di regole statutarie.

Dunque tutti gli impegni assunti all’ indomani della sonora sconfitta elettorale di febbraio, dopo le coraggiose prese di posizione e sollecitazioni di Mario Tassone, sono stati puntualmente disattesi dalla dirigenza arroccata nella difesa di posizioni di comando e di potere.

La seconda considerazione è che la festa di Chianciano di cui non v’è ad oggi alcuna indicazione del programma, viene plasticamente rappresentata come la chiusura del partito dell’UDC e questo fa intendere la dissolvenza progressiva del simbolo così come rappresentato nel progetto grafico e il conseguente approdo verso il PPE. Ma il PPE è di tutti e di nessuno. Non vi è chi in Italia possa dire di essere più popolare europeo di altri. Eppoi la prima riflessione da fare sarebbe quella sulla identitá presente e futura del PPE dopo la deriva germanocentrica, ritrovando i valori della coesione e della solidarietá europea.

La festa di Chanciano sará allora una inutile vetrina, certamente funzionale al leader dell’UDC per occupare per qualche giorno mediaticamente spazi radiotelevisivi, per far fare passerella al politico di turno ma sostanzialmente inutile rispetto ad un confronto interno che avrebbe richiesto la celebrazione di un Congresso piuttosto che la rappresentazione di una Convention.

Abbiamo visto le Convention del passato. Sarebbe l’ennesimo tentativo dopo lista per l’Italia, terzo polo, partito nazionale. Nella edizione 2012 fu il turno di Marcegaglia, Passera etc. Fu la premessa per la confluenza in Scelta Civica. Poi abbiamo visto che alcuni si sono tirati indietro e Scelta Civica è finita come è finita.

Sul simbolo si passa disinvoltamente con operazioni di marketing dal nome di Casini a quello di Italia.

Casini e più ancora Buttiglione in quanto segretario del CDU hanno un dovere civico ed etico. Se vogliono chiudere la ditta lo facciano seguendo regole e procedure. Non possono spegnere un partito senza che gli iscritti e i militanti non sappiano nulla o lo sappiano dopo avere letto il necrologium.

Si tratterebbe in ogni caso di una decisione personale di cui si assumono la grave responsabilitá politica.

Se vogliono chiudere la ditta restituiscano i beni ai conferenti e ai soci fondatori; restituiscano il simbolo dello scudo crociato ai soci che lo hanno conferito difendendolo con coraggio rispetto a chi se ne vergognava.

Abbiano il coraggio di fare un congresso, di rispettare le regole e lo Statuto.

Il tempo è scaduto. È tutto ormai fuori dello Statuto. Non servono le Convention o le americanate. Servono i congressi, quelli della politica alta, vera.
 

Roma, 5 settembre 2013

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