Interrogazione 3-01850 sull’Azienda Embraco di Riva. 

Interrogazione 3-01850 sull’Azienda Embraco di Riva. 

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione. 

ROSSO, sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, la situazione della società Embraco è da tempo all’attenzione del Governo e pertanto mi sembra opportuno, in questa sede, riassumerne le tappe più importanti. La ditta Embraco Srl, appartenente al gruppo brasiliano Embraco S.A. che fa capo al gruppo americano Whirlpool, svolge, dal 1° maggio 1994, l’attività riguardante la produzione e la commercializzazione di compressori ermetici per refrigerazione domestica (frigoriferi, freezer, eccetera). 

Attualmente, la produzione è ristretta ai compressori della serie mini denominati “Bp” ed “EM”. I compressori prodotti sono venduti a clienti quali Bosch (in Germania e in Spagna), Liebherr (in Austria e in Germania), Whirlpool (presso i vari stabilimenti nel mondo), Electrolux-Zanussi (in Italia). I lavoratori dipendenti, occupati alla data del 14 gennaio 2005 presso lo stabilimento in argomento, sono 911, di cui 550 operai, 88 impiegati e 5 dirigenti. Sino al 30 aprile 2004 la società Embraco Europe Srl produceva anche compressori ermetici della serie “NB” la cui produzione è stata trasferita in Slovacchia, dove il costo del lavoro è circa dieci volte più basso che in Italia. Anche con l’attuale produzione dei due compressori suindicati, l’azienda ha mantenuto l’andamento negativo versando in grave situazione economica. 

La delocalizzazione è legata alla suddetta situazione economica e, dal 1994, data di inizio dell’attività, l’azienda ha accusato una perdita di 160 milioni di dollari registrando, nel solo anno 2003, una perdita che ammonta a circa 20 milioni di euro. Per far fronte alla criticità della situazione, l’azienda decideva di cessare l’attività produttiva e avviava il 15 novembre 2004 la procedura di mobilità per 812 lavoratori, tra operai e impiegati. Successivamente, il 26 novembre 2004 si teneva presso il Ministero delle attività produttive una riunione per la ricerca di una soluzione alternativa alle decisioni aziendali, presenti i rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali, i rappresentanti della Embraco Europe Srl e della casa madre brasiliana. 

Si decise di istituire un tavolo congiunto, con scadenza 12 dicembre 2004, al fine di presentare gli esiti degli approfondimenti realizzati dalle singole amministrazioni. A fronte di tali impegni assunti dal Governo e dei tempi di definizione, la ditta Embraco Europe Srl accettava di ritirare la procedura di mobilità. In data 23 dicembre 2004, presso la sede del Consiglio regionale del Piemonte in Torino, si svolgeva un incontro tra le istituzioni nazionali e gli enti locali, nel corso del quale la ditta Embraco Europe Srl dichiarava la propria disponibilità ad attuare un programma di riorganizzazione e ristrutturazione che avrebbe comportato investimenti dell’ordine di 10 milioni di euro e rilevanti effetti in termini di salvaguardia occupazionale. In tal senso, si sarebbe avviata la richiesta di cassa integrazione straordinaria, con rotazione di tutto il personale, per un periodo di ventiquattro mesi, al termine dei quale, se necessario, l’azienda avrebbe fatto ricorso all’utilizzo dei contratti di solidarietà. 

Il Ministero delle attività produttive e la Regione Piemonte, a fronte del programma di investimenti prospettato dalla società, dichiaravano la propria disponibilità alla predisposizione di un contratto di programma finalizzato al sostegno degli stessi, nonché alle iniziative imprenditoriali di sviluppo di attività produttive nelle aree rese disponibili dalla società Embraco Europe Srl. Il 12 gennaio 2005 veniva convocato un tavolo di Governo, con tutte le parti interessate, presenti esponenti delle istituzioni locali e nazionali e le organizzazioni sindacali dei lavoratori, e veniva illustrata l’ipotesi progettuale basata sul recupero dell’equilibrio economico delle produzioni dell’Embraco Europe Srl attraverso la concentrazione delle attività su un’unica linea di produzione debitamente nazionalizzata e potenziata dagli attuali livelli di 1.700.000 pezzi l’anno a 2.300.000, con un investimento, come dicevo prima, di circa 10 milioni di euro. Contestualmente, la società avrebbe reso disponibili le aree e i capannoni non più necessari allo svolgimento delle previste produzioni, per favorire l’insediamento di nuove attività industriali in grado di garantire il mantenimento degli equilibri occupazionali anche a valle della realizzazione del suo piano d’investimento. A fronte della suindicata ipotesi progettuale, l’azienda ribadiva ancora una volta l’impegno a non procedere, per i prossimi sei anni, a riduzioni del personale attraverso il ricorso a procedure unilaterali di mobilità. 

Il Ministero delle attività produttive e la Regione Piemonte esprimevano l’impegno a concorrere al finanziamento, sia del piano di realizzazione dell’Embraco Europe Srl, sia delle nuove iniziative imprenditoriali attraverso gli strumenti della contrattazione programmata, nonché a svolgere specifici interventi di politica industriale. 

Il Ministero della attività produttive e la regione Piemonte esprimevano l’impegno a concorrere al finanziamento, sia sul piano della realizzazione dell’Embraco europe Srl, sia delle nuove iniziative imprenditoriali attraverso gli strumenti della contrattazione programmata, nonché a svolgere specifici interventi di politica industriale. Da parte della regione Piemonte, inoltre, veniva confermato l’impegno a sostenere la realizzazione degli obiettivi di valorizzazione del sito di Riva presso Chieri in provincia di Torino anche attraverso specifiche azioni di produzioni industriali, coinvolgendo istituzioni ed enti locali. 

Il Ministero della Attività produttive si dichiarava impegnato ad assicurare l’obiettivo di garanzia occupazionale per tutti i dipendenti della società attraverso l’azione di sostegno ai prospettati programmi di razionalizzazione dell’attività produttiva ed all’espletamento di specifiche iniziative di produzione imprenditoriale dell’area. Da ultimo, il 2 febbraio 2005, presso il Ministero delle Attività produttive è ripreso il confronto al fine di consentire all’azienda di procedere nelle attività produttive attraverso un piano di recupero dei necessari equilibri economici e di assicurare, comunque, il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. Sono stati definiti i termini di attivazione del previsto Contratto di programma finalizzato a sostenere finanziariamente l’azienda nell’attuazione del previsto piano di investimenti e nelle iniziative sostitutive che andranno ad insediarsi nelle aree rese fruibili dalla stessa società a seguito dell’intrapreso piano di razionalizzazione produttiva. 

La regione Piemonte, d’intesa con la provincia di Torino, si è impegnata a proporre al tavolo di concertazione del patto Territoriale Torino Sud, di destinare una somma non inferiore a due milioni di euro a sostegno di investimenti nell’area che possano favorire i nuovi investimenti industriali. Si sono, inoltre, sollecitate le parti a definire un accordo sulle procedure di gestione del personale nelle fasi di attuazione del programma, elemento determinante per la formalizzazione di un Protocollo d’intesa che puntualizzi impegni ed adempimenti di tutti gli attori coinvolti. I rappresentanti della società hanno, invece, presentato una bozza di verbale d’accordo per la gestione del personale che è stato posto alla valutazione delle organizzazioni sindacali. Nei prossimi giorni il tavolo verrà, dunque, riconvocato. 

EUFEMI (UDC). Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. 

EUFEMI (UDC). Innanzitutto, vorrei rivolgere al sottosegretario Rosso un ringraziamento per la tempestività della risposta fornita, che dimostra l’attenzione con la quale l’Esecutivo ha seguito la vicenda della crisi dell’Embraco, ed un augurio per la sua attività di membro del Governo. Non richiamo il quadro evolutivo della vicenda, la storia di questa azienda, già illustrata dal sottosegretario Rosso, è una storia fatta di passaggi di proprietà, di marchi, dall’ingresso di capitali bancari che hanno determinato conseguenze sulle strategie dell’azienda, sulle linee di produzione, sulla delocalizzazione in Slovacchia. 

Bene ha fatto il Governo ad aprire il tavolo negoziale con la proprietà e con le parti sociali, così come noi avevamo indicato fin dalla presentazione dell’interrogazione. Il Sottosegretario ci ha fornito risultati positivi, di questo dobbiamo dargliene atto. Sono state fornite risposte ed assicurazioni rispetto al mantenimento dei livelli produttivi e, soprattutto, occupazionali rispetto ad una paventata chiusura e alla possibilità che questa azienda diventasse un magazzino di quanto prodotto in altra sede. Sono, dunque pienamente soddisfatto, onorevole sottosegretario Rosso, delle risposte fornite, anche se restano alcuni interrogativi di fondo quali ad esempio, il fatto che gli enti locali sono arrivati con fortissimo ritardo (non mi riferisco alla Regione, ma agli enti locali in senso stretto) e che – come lei ci ha ricordato – non è stata chiesta la cassa integrazione per un numero così rilevante di dipendenti (800), non utilizzando uno strumento di intervento sociale capace di sostenere la famiglia in una fase di difficoltà; quali, infine, l’azione e il ruolo svolto dai rappresentanti dei lavoratori rispetto a scelte aziendali che non potevano passare inosservate. Il trasferimento di macchinari da uno stabilimento, infatti, avrebbe dovuto allarmare qualcuno, suscitare degli interrogativi in chi aveva cuore la vita dell’azienda e il suo destino. 

E’ mancata la collaborazione sindacale, credo, nei precedenti periodi di ristrutturazione anche per il muro sindacale posto contro modifiche organizzative e gestionali ragionevoli, che potevano migliorare la redditività delle attività produttive. Questo ha contribuito a spingere l’impresa ad accentuare la scelta economica di delocalizzare. Credo, però, sia anche mancata una corretta guida aziendale che attuasse una gestione più sana per ottenere un adeguamento più pronto all’esigenza dei mercati in progressivo e veloce mutamento rispetto alla concorrenza, oggi certamente più spietata del passato. Va riconosciuta, inoltre, la forte volontà dei dipendenti operativi che non vogliono assolutamente perdere il patrimonio storico del marchio poiché sentono un forte senso di appartenenza. Oggi il Parlamento è stato messo a conoscenza della tempestività dell’azione del Governo, dei Ministeri del lavoro e delle attività produttive che hanno svolto una moral suasion istituzionale, aprendo un tavolo tecnico che ha consentito di tenere in vita l’azienda. Credo, per concludere, che quello delle delocalizzazoni porti il problema, certo più ampio, della tassazione delle imprese, del costo del lavoro e dell’energia e richiami un’armonizzazione europea proprio sul problema fiscale. 

Abbiamo visto quanto il costo del lavoro sia minore in Slovacchia e quanto sia più incidente la tassazione dell’impresa rispetto ai diversi Paesi europei. Queste misure, quindi, determinano la necessità di ridurre gli svantaggi competitivi. Il problema che abbiamo di fronte come Paese è quello del riposizionamneto industriale in una fase di globalizzazione, attraverso misure certo difensive come quelle che abbiamo realizzato, ma anche in grado di posizionare le imprese nei settori a più alto valore aggiunto. Mi auguro che il prossimo provvedimento sulla competitività possa dare risposte precise in tal senso, per favorire il riposizionamento industriale del Paese, non senza ringraziare per l’attenzione posta a questo problema ed anche all’azione che, come Regione, vi è stata reperendo risorse in grado di favorire la ripresa dell’azienda e di quell’area produttiva fortemente colpita dalla crisi, soprattutto dei del tessile e dell’abbigliamento.

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INTERROGAZIONE SULL’AZIENDA EMBRACO DI RIVA (3-01850)(23 novembre 2004) 

EUFEMI. – Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. – Premesso che:

l’Azienda Embraco di Riva, presso Chieri, azienda produttrice di compressori per frigoriferi, storica fabbrica torinese, oggi multinazionale brasiliana, sta vivendo una fase di crisi occupazionale;

lo stabilimento di Riva, presso Chieri, negli ultimi tre anni è stato dimezzato, passando da oltre 2000 lavoratori a 1037;

la situazione si è oggi ulteriormente aggravata con l’improvvisa messa in mobilità di 812 lavoratori su 900 dipendenti, rispetto ad una previsione di assestamento che si aggirava intorno alle 800 unità nel 2007;

nella giornata di mercoledì 17 novembre si sono registrati momenti di fortissima tensione con l’occupazione da parte dei lavoratori della stazione ferroviaria di Pessione, nonché lo svincolo della A21 nei pressi del casello autostradale di Villanova d’Asti, paralizzando l’area di Chieri, con conseguenze sulla circolazione delle tratte nazionali ed interregionali e notevoli ritardi e disagi all’utenza,

si chiede di sapere:

se il ricorso alla mobilità per un numero così ingente di lavoratori derivi da processi di delocalizzazione, con il trasferimento delle produzioni all’estero e in particolare in Slovacchia dei prodotti a più alto valore aggiunto, riducendo lo stabilimento ad un enorme magazzino senza più alcuna linea produttiva anche per i prodotti di più bassa gamma;

se e quali iniziative intenda assumere il Governo per favorire un ritorno alla normalità dell’azienda, anche con il ricorso a strumenti quali gli ammortizzatori sociali e in particolare la cassa integrazione, tali da favorire, a tutela e garanzia dei lavoratori, il superamento della difficile situazione per un numero così ingente di famiglie;

se non si ritenga opportuno costituire urgentemente un tavolo tecnico tra Ministero del lavoro, regione, enti locali e la proprietà della azienda Embraco per individuare le soluzioni più idonee al superamento del difficile momento, favorendo il coinvolgimento dei principali committenti della Embraco torinese o altre importanti aziende multinazionali del settore.

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