Intervento su privatizzazione patrimonio immobiliare pubblico
Presidenza del vice presidente CALDEROLI, indi del vice presidente SALVI
EUFEMI (CCD-CDU:BF). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento legislativo che ci accingiamo ad approvare realizza concretamente uno dei punti più rilevanti del programma di Governo, ricompreso nell’ambito della manovra di finanza pubblica: dare efficace attuazione al processo di privatizzazione dell’ingente patrimonio immobiliare pubblico. Si tratta di un complesso di attività che, da stime valutate per difetto, superano i 60.000 miliardi di lire, comprendendo i beni immobili dello Stato e degli enti previdenziali pubblici.
Vengono dunque recuperate ingenti risorse attraverso la dismissione del patrimonio immobiliare pubblico, quel patrimonio costruito dagli italiani e che oggi viene utilizzato al meglio. Il progetto governativo è finalizzato a realizzare con immediatezza la privatizzazione di tali patrimoni dopo anni di annunci e di leggi cui hanno fatto seguito solo modeste dismissioni, realizzate spesso a favore di noti speculatori operanti nel mercato immobiliare. I provvedimenti legislativi succedutisi nel tempo risalgono al 1993 e sono rimasti tutti inefficaci oltre che per la mancanza di una visione organica complessiva anche per le interferenze che hanno esercitato le società immobiliari, i cui interessi venivano compromessi dalla mancanza di una seria ed efficace politica di privatizzazione di un così grande patrimonio immobiliare.
Che tali interessi privati abbiamo prevalso su quelli pubblici lo dimostra il fatto che solo in una minima parte, quasi trascurabile, si sono realizzate vendite a fronte di previsioni che nel tempo si sono dimostrate fantasiose. Con questo provvedimento si pone fine ad una politica di annunci, poiché vengono poste le condizioni per realizzare l’auspicata privatizzazione. Nessuna svendita ma ricollocazione sul mercato privilegiando i cittadini che ne avevano la disponibilità. Ciò che più riteniamo di apprezzare nel decreto-legge è che il Governo è riuscito a conciliare l’interesse generale per un più razionale assetto patrimoniale e finanziario delle attività dello Stato con l’interesse dei singoli privati conduttori delle unità immobiliari, ai quali viene consentito e favorito l’accesso alla proprietà. Particolare attenzione viene posta agli inquilini che non sono in condizioni economiche di acquistare; viene loro consentito di permanere nell’affitto dell’appartamento per un lungo periodo e a canoni compatibili con i propri redditi. Attraverso lo strumento del decreto-legge è stato possibile rivedere quelle condizioni di eccessivo favore per gli immobili di particolare pregio fissate dal precedente Governo che suonavano come un’offesa verso l’opinione pubblica, che non comprendeva l’applicazione di uno sconto che, arrivando fino al 45 per cento, significava un autentico regalo di Stato.
Tutto ciò è stato impedito. Ha prevalso un’attenzione verso i più deboli, quelli che più autenticamente avevano bisogno e necessità e che potranno passare dalla categoria dei conduttori a quella dei proprietari. Con queste disposizioni si pone fine, oltre che alle speculazioni insistenti nel mercato immobiliare, anche ad altre speculazioni di gruppi finanziari camuffati come società cooperative che garantivano, a fronte di esosi contributi associativi, la promessa di far acquistare la proprietà dell’immobile condotto in affitto. Tali fasulle cooperative hanno trovato purtroppo connivenze anche all’interno della dirigenza degli enti previdenziali. Vengono ora eliminati tali intermediari e l’acquisto dell’appartamento si può effettuare sia in forma individuale che a mezzo di mandato collettivo. Per poi porre fine ai denunciati casi di prezzi di vendita inferiori a quelli reali, si prevede una determinazione dei prezzi degli immobili sulla base delle valutazioni correnti di mercato, prendendo a riferimento i prezzi effettivi di compravendita di immobili aventi analoghe caratteristiche.
Le disposizioni sono finalizzate, oltre che alla conferma delle procedure di vendita degli immobili già offerti in opzione ai conduttori, con la possibilità di provvedere al rogito successivamente al 31 ottobre 2001, anche alla possibilità offerta a tutti i conduttori, in assenza dell’offerta in opzione, di manifestare la propria volontà di acquisto dell’immobile condotto in affitto. È stato più volte ribadito che questo provvedimento vuole anche significare un arretramento dello Stato dall’economia perché nel ciclo economico di un Paese c’è il momento del risparmio da parte della comunità nazionale e c’è il momento dell’uso saggio, intelligente di quel risparmio e delle risorse accumulate.
È stato anche impedito che questo decreto servisse come copertura agli enti locali che interpretavano il federalismo fiscale a senso unico, come veltronismo, intervenendo finanziariamente e pesantemente sul tessuto sociale del territorio, attraverso operazioni spregiudicate, ingiustificabili finanziariamente, scorrette economicamente, dissennate socialmente, creando e alimentando un gravissimo disagio sociale. Il rappresentante del Governo e il collega Costa con la sua relazione hanno fugato i dubbi relativi alla fase di passaggio, soprattutto tra il momento dell’entrata in vigore del decreto e quello dell’entrata in vigore definitiva della legge. Per queste ragioni il Gruppo CCD-CDU:BF esprime consenso all’approvazione del decreto-legge sulla privatizzazione del patrimonio immobiliare pubblico, che segna un ulteriore traguardo dell’azione di Governo nel controllo dei conti pubblici e dall’arretramento dello Stato nell’economia, non senza rilevare che ancora una volta la sinistra ha scelto la strada non del riformismo ma dell’ostruzionismo rispetto ad un serio confronto parlamentare. (Applausi dai Gruppi CCD-CDU:BF e AN).