A proposito del Monte dei Paschi di Siena: Lettera al Direttore del “Corriere della sera”

A proposito del Monte dei Paschi di Siena: Lettera al Direttore del “Corriere della sera”

lettera al Direttore del Corriere della Sera a proposito della vicenda Monte dei Paschi di Siena


Gentile Direttore,

Sergio Rizzo, muovendo dal caso di MPS affronta con chiarezza il problema “vero”, quello del legame tra politica e banche.

Per un esame obiettivo della situazione dobbiamo rivedere alcune scelte della politica soprattutto degli ultimi anni.

Non entro pertanto su strategie di investimento sbagliate e su una gestione opaca e su conseguenti responsabilità. Mi preme solo ricordare per amore di verità una decisione che forse avrebbe evitato conseguene successive. Ad essa possono essere fatte risalire responsabilitá politiche.

Con la legge sul risparmio 262 del 2005 fu introdotta la norma che imponeva alle fondazioni bancarie di limitare i diritti di voto al trenta per cento in linea con quanto indicato dalla legge Ciampi. Evitava il controllo pieno della banca e diminuiva I pericoli di eccessiva concentrazione del rischio. La norma fu approvata con il voto favorevole di due esponenti del Pd che coraggiosamente votarono in dissenso dal gruppo DS Democratici di Sinistra; ricordo Franco De Benedetti e Nicola Latorre. Quella norma fu cancellata dal governo Prodi attraverso l’uso improprio della delega prevista in quella stessa legge. Quell’uso avvenne attraverso un parere espresso in commissione Finanze su un decreto legislativo, da un solo ramo del parlamento, la Camera dei Deputati, perchè il Senato riuscì a non esprimerlo. Non mancarono in quella occasione situazione di conflitto di interesse in chi apparteneva al sistema delle Fondazioni. Ma questo può far parte dell’etica pubblica.

Il Gruppo dell’Ulivo con un voto parlamentare si assunse la responsabilitá politica di quella decisione.

Quella norma sostanziale, con una evidente forzatura, con un uso disinvolto del concetto di coordinamento, fu quindi cancellata con un parere in Commissione, su un solo ramo del parlamento su un decreto legislative!. Tutto ciò nel silenzio dei grandi costituzionalisti così attenti ai punti e alle virgole del diritto parlamenare. Quella scelta politica aveva molti sponsor interni ed esterni al Parlamento, oggi stranamente silenti e non fu neutrale rispetto alla evoluzione di MPS .

Quella norma, se applicata correttamente, avrebbe consentito un maggiore grado di apertura della banca senese con la presenza di nuovi investitori, una diversa articolazione degli amministratori e degli organi di controllo, quindi una maggiore trasparenza complessiva rispetto alle decisioni di investimento. Senza affrontare la questione della italianità e della contendibilità. Il risultato sarebbe stato ben diverso da quello poi negativamente registrato, perchè la Fondazione MPS avrebbe ottenuto notevoli guadagni dalla vendita di parte delle azioni ad un valore che 7 anni fa quotava 3,8 euro e minori apporti rispetto alle successive onerose ricapitalizzazioni. Questi sono i risultati di scelte strategiche e non solo gestionali. La Fondazione ha difeso strenuamente il controllo della banca con costi finanziari, economici e sociali altissimi per la comunità locale innanzitutto e di riflesso per il Paese ed è il riflesso del legame tra politica e banche ed impone di conseguenza di rivedere anche il ruolo delle Fondazioni di origine bancaria e della loro autoreferenzialità.

Con viva cordialità

Maurizio Eufemi

(già senatore nella XIV e XV legislature e relatore in Senato della legge 262/2005 sul risparmio)

Roma, 24 gennaio 2013

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