Dichiarazione di voto su DL relativo alla legalizzazione del lavoro irregolare degli estracomunitari

Dichiarazione di voto su DL relativo alla legalizzazione del lavoro irregolare degli estracomunitari

(1692) Conversione in legge del decreto-legge 9 settembre 2002, n. 195, recante disposizioni urgenti in materia di legalizzazione del lavoro irregolare di extracomunitari

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, il decreto legge n. 195 si pone in continuità con la legge n. 189 Bossi-Fini-Giovanardi, se così possiamo dire, accogliendo le nostre indicazioni per la legalizzazione del lavoro dei cittadini extracomunitari occupati nel nostro sistema economico, dopo quella operata per l’assistenza familiare.

È innegabile che questo decreto presenti i caratteri costituzionali della straordinarietà e dell’urgenza, perché temporalmente legato all’entrata in vigore della legge n. 189 e dunque senza pericolosi vuoti normativi.

Esso va nella direzione da noi fortemente auspicata e sollecitata e risponde ad un preciso impegno assunto nelle sedi politiche e parlamentari, ad un accordo che abbiamo rispettato e che è stato rispettato.

Il paziente lavoro dei relatori Boscetto e Zanoletti (come ricordato dal senatore Del Turco al quale suggerisco, rispetto al suo inciso, di rileggere le comunicazioni del Governo in Senato in ordine al fatto grave di Novi Ligure) ha permesso di superare, insieme all’azione del sottosegretario Mantovano, non poche asperità.

Il pieno recupero della funzione istruttoria nel procedimento legislativo ha reso possibile affrontare in modo pacato, sereno, riflessivo, i diversi problemi emersi nel corso del confronto parlamentare, apportando con la nostra ferma azione significative modifiche al decreto originario.

Il testo è stato migliorato in alcune parti essenziali perché innanzitutto viene offerto con l’indicazione della data di scadenza dell’11 novembre 2002 un quadro di certezze rispetto al termine per la regolarizzazione del lavoro irregolare, evitando confusione e disordine legislativo.

Un particolare apprezzamento deve essere rivolto al Governo che non si è fatto trovare impreparato nell’organizzazione e nella distribuzione dei kit per le regolarizzazioni.

Abbiamo indicato l’esigenza di flessibilità del sistema e la necessità di tenerne conto, nel decreto sui flussi, per quanto riguarda la programmazione per i settori a forte incidenza stagionale come turismo e agricoltura.

È stata eliminata ogni conseguenza per gli imprenditori a seguito della dichiarazione di emersione e quindi introdotta una norma chiara che elimina ogni dubbio ed incertezza, incentivando e incoraggiando in ogni modo l’interesse del datore di lavoro a procedere alla regolarizzazione estendendo l’area delle violazioni per le quali è prevista la non punibilità fino alla data di rilascio del permesso di soggiorno, evitando ogni rischio di contestazione.

Abbiamo sottolineato la necessità di evitare facili generalizzazioni tra chi ha commesso la sola irregolarità di entrare senza permesso e chi ha commesso reati. In questo senso viene disciplinata la revoca, delineando una griglia stretta attraverso misure cautelative che coniugano sicurezza e solidarietà, severità ed umanità. Questo rappresentava il punto nodale, il più delicato del decreto, ed aver trovato un’intesa tra le forze della coalizione di governo rappresenta un punto di forza, un innegabile successo dell’intera maggioranza e del Governo.

Ci siamo mossi nel segno della costruttività, del realismo, della concretezza, guardando ad una regolarizzazione che sia anche politica attiva di integrazione, cercando di dare risposte positive al problema dei flussi immigratori.

Questo disegno di legge si pone in linea con l’azione di governo tesa ad un efficace riordino della politica di immigrazione, ma siamo convinti che la complessità del fenomeno richieda interventi incisivi e costanti in ragione di una complessità che non può ritenersi esaurita con questo provvedimento.

Il Gruppo UDC ha ribadito con forza la necessità di difendere la dignità e i diritti di ogni singola persona, la solidarietà sociale con i più deboli, la solidarietà tra i popoli, ma con altrettanta forza e determinazione i diritti di ciascun cittadino alla sicurezza della persona e dei propri beni, che significa innanzitutto rispetto della legge e del nostro ordinamento da parte di tutti, quel rispetto che i nostri emigranti hanno avuto verso i Paesi che li hanno ospitati.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, un parlamentare dell’opposizione ha avuto la sfrontatezza di definirci “cornuti, mazziati e contenti”, che contavamo meno di zero, che eravamo ridicoli ed ipocriti. Il nostro unico torto è stato quello di avere avuto pazienza, di avere costruito il risultato odierno, giorno dopo giorno, con tenacia, coraggio e determinazione. Il risultato è di tutta evidenza. Abbiamo costruito il gioco: prima la legge Bossi-Fini-Giovanardi, migliorandone alcuni aspetti essenziali che non voglio qui ricordare, in quegli aspetti che sono stati propedeutici a questo decreto-legge, e poi le rilevanti modifiche apportate. Prima eravamo soddisfatti, oggi siamo soddisfattissimi, ma consapevoli di avere svolto la nostra funzione, una funzione al servizio del Paese.

Abbiamo smentito con i fatti e con i risultati coloro che hanno irriso alla nostra azione abbandonandosi a giudizi avventati. Non siamo mossi né da buonismo gratuito, né da demagogia o da interessi occulti, e abbiamo perciò ritenuto ingenerose, inopportune, inaccettabili le valutazioni sull’impegno e sull’azione della Chiesa a sostegno delle situazioni di bisogno e dei più deboli. Ancora una volta abbiamo fatto prevalere i valori irrinunciabili del lavoro e della persona umana.

Per queste ragioni il Gruppo UDC, oltre le motivazioni espresse dal collega Maffioli, esprime un convinto voto favorevole, caro senatore Del Turco, alla conversione del decreto. (Applausi dai Gruppi UDC:CCD-CDU-DE, FI, e AN. Congratulazioni).

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