Intervento in commissione Finanza sul DPEF
Presidenza del Presidente PEDRIZZI
A giudizio del senatore EUFEMI la valutazione del Documento di programmazione economico-finanziaria costituisce l’occasione per iniziare una discussione circa l’opportunità di dotare anche le istituzioni comunitarie di uno strumento programmatico di tal fatta. Proprio il confronto con gli altri partner europei permette di valorizzare pienamente i successi ottenuti dall’Italia in termini di contenimento del deficit pubblico, rispettando pienamente i parametri fissati con il patto di stabilità. Il giudizio sul Documento non può non tener conto del prolungarsi della fase recessiva che colpisce l’economia internazionale, con la consapevolezza che il superamento di tale condizione attraverso l’adozione di una serie di riforme strutturali, anche in qualche caso impopolari, può essere effettuata solo in un contesto di grande coesione sociale che, al momento, appare assente. Il processo riformista secondo linee che anche il Governatore della Banca d’Italia di recente ha prospettato avrebbe bisogno di un clima di maggiore coesione sociale.
Preso atto quindi che nel biennio passato l’Italia è riuscita a rispettare i parametri comunitari, va riconosciuto il fatto che esistono i presupposti per realizzare, in parte, anche il secondo modulo della riforma tributaria: il problema è individuare i soggetti che potranno beneficiare della prevista riduzione fiscale, se le famiglie o le imprese. In generale i ristretti margini della manovra di bilancio per il 2004 impongono di compiere delle scelte di priorità: l’assegnazione di risorse pubbliche, anche con l’adozione di specifici benefici fiscali, ai distretti industriali ovvero ai parchi di ricerca appare uno dei percorsi da privilegiare. Allo stesso modo appare opportuno prorogare le agevolazioni fiscali per la ristrutturazione degli immobili così come vanno nella direzione di creare nuovo valore le operazioni di cartolarizzazione.
Un’ulteriore nota positiva va espressa per il programma di progressiva sostituzione degli interventi una tantum con le misure strutturali. Conclude il proprio intervento rilevando l’inesattezza storica della osservazione del ministro Tremonti che fa risalire il Documento di programmazione alla stagione della solidarietà nazionale, mentre invece esso è stato introdotto in un’epoca certamente successiva. Incidentalmente, rileva poi che un’analoga imprecisione consiste nell’attribuire al sistema elettorale di tipo proporzionale la causa della crescita del debito pubblico.