Questione pregiudiziale posta dal sen. Eufemi sul disegno di legge: (3227) Conversione in legge del decreto-legge 19 novembre 2004, n. 277, recante interventi straordinari per il riordino e il risanamento economico dell’Ente Ordine Mauriziano di Torino (Relazione orale)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3227.
Il relatore, senatore Malan, ha chiesto l’autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta. Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.
MALAN, relatore. Signor Presidente, il presente decreto-legge reca interventi straordinari a favore dell’Ente Ordine Mauriziano di Torino, tutelato dalla XIV Disposizione transitoria e finale della Costituzione la quale afferma che l’Ordine è conservato quale ente ospedaliero. Nel corso degli anni tale Ente che, oltre all’attività ospedaliera, svolge anche attività di culto e di beneficenza, ha accumulato debiti ingenti, che hanno raggiunto la somma ragguardevole di 350 milioni di euro.
Nel contempo si è sviluppata una dinamica perversa perché le notizie che si andavano diffondendo sul preoccupante aumento della massa debitoria totale hanno indotto i creditori ad iniziare azioni esecutive: pignoramento presso terzi e immobiliare.
D’altra parte, il tesoriere dell’Ordine è stato indotto a ridurre le anticipazioni di cassa, nonché a sospendere le erogazioni dei finanziamenti già deliberati. Questa situazione ha determinato la conseguenza che alcuni beni destinati alla vendita per il ripianamento del disavanzo sono stati pignorati, vanificando così la possibilità di procedere all’alienazione, che avrebbe potuto determinare il saldo di alcuni di questi debiti. Inoltre, anche le entrate correnti, come il finanziamento sanitario proveniente dalla Regione Piemonte, venivano decurtate dai numerosi pignoramenti, risultando così non più sufficienti a garantire il pagamento delle forniture di materiale sanitario, indispensabili al funzionamento delle strutture sanitarie, e rendendo altresì difficile il pagamento degli stipendi al personale dipendente, il cui numero in anni recenti era stato fortemente aumentato, anche con compensi decisamente al di sopra della media dei soggetti con pari requisiti di altre strutture ospedaliere del Piemonte. Di fronte a questa gravissima situazione, sulla base di un protocollo di intesa già approvato tra l’Ordine Mauriziano e la Regione Piemonte, la Regione stessa si è impegnata al rilancio dell’Ente attraverso l’erogazione di un contributo straordinario di 50 milioni di euro e ha siglato un’apposita convenzione con la quale viene confermato un finanziamento annuale di 120 milioni di euro dal 2003 al 2006. Questo tuttavia non è sufficiente a determinare il risanamento dell’ente. Dopo approfondita valutazione, il Governo che – va ricordato – aveva a suo tempo nominato un commissario straordinario per porre sotto controllo il debito, ha deciso di porre mano alla questione con il decreto-legge la cui conversione in legge stiamo esaminando. Questo decreto-legge prevede all’articolo 1 che l’Ente Ordine Mauriziano venga conservato, secondo quanto prescrive la Costituzione, come ente ospedaliero, fino alla data di entrata in vigore della legge con la quale la Regione Piemonte ne disciplinerà la natura giuridica e l’inserimento nell’ordinamento giuridico della Regione. L’articolo 2 prevede poi la costituzione della Fondazione Mauriziana, cui verrà affidato il patrimonio attualmente detenuto dall’Ordine stesso. La Fondazione avrà il compito di vendere i beni, che potranno essere alienati rispettando le norme vigenti a tutela sia dei beni artistici che culturali, in modo da consentire il funzionamento degli ospedali. Questa Fondazione verrà regolata da uno statuto che sarà approvato con decreto del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro dell’economia e con il Ministro delle attività culturali. L’articolo 3 concerne provvedimenti urgenti per il risanamento dell’Ordine stesso che sono volti a rinviare di ventiquattro mesi le azioni esecutive intraprese nei confronti della Fondazione, le procedure esecutive pendenti ed i pignoramenti, nonché a bloccare la produzione di interessi e la valutazione monetaria dei debiti insoluti alla data di entrata in vigore del decreto. Esso indica poi le procedure attraverso le quali il legale rappresentante della Fondazione assume le funzioni di commissario straordinario e provvede alle necessità di risanamento dell’ente stesso. L’articolo 4 riguarda l’entrata in vigore del provvedimento. Preannuncio, in conclusione, che sono stati in parte già approvati in Commissione e in parte presentati per l’esame dell’Aula alcuni emendamenti per migliorare taluni punti del testo al nostro esame, che resta però, nella sostanza, quello attuale.
EUFEMI (UDC). Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. EUFEMI (UDC). Signor Presidente, ai sensi dell’articolo 93 del Regolamento, desidero sottoporre all’Assemblea una questione pregiudiziale sul disegno di legge n. 3227, di conversione in legge del decreto-legge n. 277 del 2004, recante interventi straordinari per il riordino e il risanamento economico dell’Ente Ordine Mauriziano di Torino. Non si può sottacere la gravità di questo decreto, che fa sorgere numerose preoccupazioni. Dobbiamo rilevare come l’Ordine Mauriziano, posto sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, ente di diritto pubblico previsto dalla XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione, svolge la propria attività ed attua i propri fini istituzionali ai sensi della legge speciale 15 novembre 1962, n. 1596, approvata in attuazione della citata disposizione costituzionale. Le successive leggi di riforma sanitaria, a partire dalla legge n. 833 del 1978, hanno sempre ribadito la natura pubblica dell’Ente, la collocazione nell’ambito della sanità pubblica delle prestazioni erogate dagli ospedali mauriziani, la natura obbligatoria del rapporto convenzionale da parte della Regione Piemonte. Le stesse leggi di riforma sanitaria hanno sempre fatto salvo l’ordinamento giuridico che regola il funzionamento dell’Ordine, imponendo a quest’ultimo l’applicazione nella normativa riguardante le aziende sanitarie locali ed ospedaliere, solo “in quanto compatibile”, proprio per la dovuta salvaguardia della legge speciale regolante l’attività dell’Ordine. La rilevanza pubblica dell’Ente è oltremodo sottolineata dalla disposizione della citata legge speciale che attribuisce al Ministero dell’interno e al Ministero del Tesoro il controllo su alcuni atti assunti dal consiglio di amministrazione dell’Ente. Ribadisco che numerose sentenze del Consiglio di Stato, in particolare la n. 1236 del 13 giugno 1975 e la n. 876 del 18 ottobre 1977, hanno riaffermato, nel corso degli ultimi anni, l’unitarietà – lo sottolineo – dell’Ente, pur nella pluralità dei compiti affidati, garantendo all’Ordine Mauriziano una tutela derivante dalla configurazione costituzionale e dal ruolo del Patronato esercitato dalla Presidenza della Repubblica. In considerazione del grave stato di disavanzo manifestatosi nei bilanci dell’Ente, a partire dal 1998 (sottolineo l’anno), con decreto del Presidente della Repubblica 19 settembre 2002, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 12 ottobre 2002, n. 240, si è provveduto allo scioglimento degli organi ordinari dell’Ordine Mauriziano ed è stato nominato un commissariato straordinario più volte prorogato nell’incarico. È stato fatto valere il dettato costituzionale e il suo successivo recepimento nella legislazione nazionale sempre attraverso la legge del 1962. Allora, privare l’Ordine Mauriziano di una parte cospicua delle sue attività, come si sta facendo con questo decreto, significa snaturamento e svuotamento dei fini peculiari riconosciuti all’Ordine. La norma di cui alla XIV Disposizione transitoria e finale della Costituzione, secondo cui “L’Ordine Mauriziano è conservato come ente ospedaliero e funziona nei modi stabiliti dalla legge”, si riferisce all’Ordine Mauriziano nel complesso dei suoi fini in materia di beneficenza, di istruzione e di culto ed esclude qualsiasi possibilità per il legislatore ordinario di introdurre norme che intacchino l’essenza e il modo di essere dell’ordine stesso, affidando solo un mandato a regolamentare le modalità di funzionamento dell’Ente conservato nella sua unitarietà. In forza di tale norma speciale non possono trovare applicazione nei confronti dell’Ordine Mauriziano le disposizioni di cui agli articoli 1 e 2, con i quali si sottopone il costituendo Ente alla Regione Piemonte e si costituisce la Fondazione Mauriziana: si determinerebbero le condizioni per una riduzione dei suoi compiti ad una parte soltanto di quelli ad esso riconosciuti, perché l’Ente non ha esclusivi compiti di assistenza ospedaliera ma esercita anche fini di beneficenza, istruzione e culto, ai sensi della legge 5 novembre 1962, n. 1596. Preso atto che la XIV Disposizione transitoria della Costituzione demanda alla legge la sola disciplina delle modalità di funzionamento dell’ente e non anche la determinazione della sua natura giuridica, e che, secondo la dottrina prevalente, le disposizioni transitorie devono essere considerate parte integrante della Costituzione, e dunque la XIV costituisce una norma di garanzia dell’esistenza dell’Ordine mauriziano e della intangibilità delle sue funzioni, premesso tutto ciò che ho brevemente ricordato, propongo di negare la sussistenza dei presupposti costituzionali per gli articoli 1 e 2 del decreto legge n. 277 del 2004. Noi riteniamo infatti che, mentre l’articolo 3 consente appunto l’azione del commissario straordinario, e quindi quella procedura speciale che permetta il riordino economico e finanziario, gli articoli 1 e 2 sono palesemente incostituzionali. (Applausi del senatore Cambursano). PRESIDENTE. Ricordo che, ai sensi dell’articolo 93 del Regolamento, nella discussione sulla questione pregiudiziale può prendere la parola non più di un rappresentante per Gruppo per non più di dieci minuti.
ZANCAN (Verdi-U). Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. ZANCAN (Verdi-U). Signor Presidente, le argomentazioni del senatore Eufemi sono assolutamente ineccepibili e io le richiamo in tutto, aggiungendo soltanto un ulteriore argomento a favore della proposta questione di costituzionalità. Per risolvere un deficit che sarebbe stato risanabile in modi diversi e più ortodossi, atteso il rilevante patrimonio immobiliare dell’Ente, si è scelta una soluzione “spezzatino”, per cui i beni patrimoniali dell’ente di valore storico-artistico sono stati dati in uso gratuito ad una fondazione, i beni immobili da alienare sono stati dati ad un’altra fondazione, ma – quel che è peggio – i due ospedali che dovrebbero costituire la struttura ospedaliera idonea a conservare l’Ordine Mauriziano – precisamente l’ospedale Umberto I di Torino e quello di Candiolo – sono stati posti sotto la vigilanza della Regione, che dovrà promulgare una legge apposita per inserirli nel suo ordinamento giudico-sanitario. Questa vigilanza della Regione e questo inserimento nella sua struttura sanitaria la dicono lunga su quale autonomia conservi la residua parte dell’Ordine Mauriziano, che in questo modo scompare. Ciò che è ancora più grave e che voglio segnalare all’attenzione dell’Aula è il fatto che, a tutt’oggi, la Regione Piemonte è debitrice dell’Ente ospedale Mauriziano per 60 milioni di euro. Allora, non è possibile dare ad un debitore la vigilanza su un ente formando, come non è possibile dare all’ente debitore, novello paguro Bernardo o vampiro che succhia il sangue dell’ente in questione, la vigilanza e la regolamentazione dell’ente stesso: cioè, la diamo a chi ha contribuito al suo deficit (60 milioni di euro non sono pinzillacchere). Per queste ragioni, che sembrano di fatto, ma in realtà sono di sostanza, mi associo toto corde, a nome mio personale e del mio Gruppo, all’eccezione proposta dal senatore Eufemi.
PASTORE (FI). Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. PASTORE (FI). Signor Presidente, intervengo non solo e non tanto per difendere il voto della Commissione, quanto per far capire all’Assemblea (e vorrei che il punto fosse approfondito anche dai colleghi intervenuti, in particolare dal senatore Eufemi, che ha presentato la questione pregiudiziale) che questo decreto-legge non piomba all’improvviso in una situazione di calma piatta, in cui vi è l’Ordine Mauriziano con la sua corazza costituzionale ed improvvisamente il Governo, di fronte a qualche maretta, decide di smantellarlo. Il momento attuale è rappresentato, in base agli elementi e ai dati forniti dal relatore, da un Ente che ha 350 milioni di euro di debiti, cioè 700 miliardi delle vecchie lire.
CAMBURSANO (Mar-DL-U). E chi lo ha fatto?
PASTORE (FI). Certo non io, né il Parlamento italiano. Questo soggetto non ha la possibilità di venire incontro ai suoi creditori, se non vendendo il cospicuo patrimonio di cui è dotato. Il senatore Eufemi ha presentato la pregiudiziale sugli articoli 1 e 2, ma non sull’articolo 3; però, sa benissimo (o almeno dovrebbe sapere) che senza la costituzione di un soggetto diverso, al quale possa essere applicato un regime particolare di liquidazione, l’articolo 3 non potrà rimanere in piedi. In altre parole, se approvassimo un provvedimento che sic et simpliciter stabilisse che non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive, che le procedure esecutive pendenti vengono dichiarate estinte, che i pignoramenti eseguiti non hanno efficacia, che i debiti insoluti non producono interessi, non potremmo prevedere una norma che si riferisca all’Ordine Mauriziano, perché essa sarebbe palesemente e patentemente incostituzionale. Allora, come si è fatto in altre situazioni, con questo provvedimento si è compiuta un’operazione di separazione. Si è stralciato dall’Ordine Mauriziano – che ha funzioni ospedaliere e gode della tutela costituzionale – il patrimonio immobiliare, conferendolo in una fondazione alla quale poi si applicherà una procedura di liquidazione simile a quella conosciuta nell’ambito delle procedure concorsuali, per le quali è ammissibile la sospensione degli interessi, l’inefficacia dei pignoramenti eseguiti, il divieto di intraprendere azioni esecutive, e così via. Se non si facesse questo (mi rivolgo al senatore Eufemi, che forse ama tanto l’Ordine Mauriziano da dimenticare le conseguenze cui esso potrebbe andare incontro), proseguirebbero le azioni esecutive, se ne intraprenderebbero di nuove, i crediti produrrebbero interessi, i pignoramenti giungerebbero all’esito per il quale sono stati iniziati. In definitiva, l’Ordine Mauriziano verrebbe divorato dai creditori e cesserebbe anche quella funzione fondamentale socialmente utile, peculiare e meritoria svolta da tale Ente, ossia la titolarità dei presìdi ospedalieri, che invece, appunto, gli viene conservata con il decreto-legge in esame. Ciò non vuol dire che il provvedimento sia perfetto ed inappuntabile e che non si possa fare meglio, ma le osservazioni svolte a proposito dell’urgenza si fondano su un presupposto inesistente, cioè che ove non approvassimo questo disegno di legge si potrebbero risolvere i problemi dell’Ente. Se il Governo ha prospettato questa situazione molto delicata e particolare è perché, evidentemente, la condizione in cui versa l’Ente non ammette ulteriori rinvii. Tra l’altro, mi risulta – è una valutazione politica che rimetto all’Assemblea – che questa procedura il Governo l’ha adottata dopo aver non solo sentito ma anche condiviso questa scelta con gli enti locali interessati: partire dal Comune e arrivare alla Regione passando anche per la Provincia.
Questo per far capire che c’è una valutazione del territorio estremamente preoccupata per la situazione dell’Ordine Mauriziano che ha convenuto su questo tipo di provvedimento. Credo, inoltre, che la vicenda meriti un approfondimento che, se non sarà possibile ora in Aula, andrà fatto nei giorni a venire; altrimenti, sarebbe cosa estremamente negativa sotto tutti i profili. (Applausi dal Gruppo FI e del senatore Morselli).
D’ALI’, sottosegretario di Stato per l’interno. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. D’ALI’, sottosegretario di Stato per l’interno. Signor Presidente, il parere del Governo sulla questione pregiudiziale è assolutamente contrario. Vorrei ricostruire brevemente l’atteggiamento del Governo e chiarire come esso ritenga che la sua iniziativa sia assolutamente aderente al dettato costituzionale. Il Governo, nei primi mesi del 2002 (quindi, appena insediato), allarmato dalle relazioni che provenivano dall’Ente dell’Ordine Mauriziano di Torino, ha disposto un’ispezione congiunta del Ministero dell’interno e del Ministero dell’economia, preposti al controllo di quegli atti che, peraltro, negli ultimi anni non erano pervenuti all’esame delle proprie competenti direzioni generali, ma assunti in assoluta autonomia e allarmato anche dal fatto che iniziative della magistratura, sia ordinaria che contabile, avevano giustamente attivato tutta una serie di analisi e di approfondimenti della gestione di quell’importante Ente ospedaliero. A seguito dell’ispezione, è stato inevitabile disporre il commissariamento, essendosi riscontrato un fortissimo indebitamento accumulato dall’Ente negli anni pregressi e prospettandosi certamente una situazione di ordinaria gestione assolutamente non compatibile con le risorse dell’Ente stesso e con i normali equilibri di bilancio di un ente ospedaliero.
Purtroppo, la gestione commissariale, come tale, non è nella facoltà di assumere determinazioni per il risanamento e il riordino complessivo dell’Ente. (Brusìo in Aula). PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, il signor Sottosegretario sta illustrando la posizione del Governo su un provvedimento controverso. Vi prego quindi di non disturbare.
D’ALI’, sottosegretario di Stato per l’interno. Il Governo, quindi, intendeva in primo luogo rispettare la tradizione dell’Ente ospedaliero dell’Ordine Mauriziano e, in secondo luogo, il dettato costituzionale non solo della XIV Disposizione transitoria e finale, ma anche e soprattutto l’evoluzione della normativa costituzionale da cinquant’anni a questa parte. Mi dispiace che il senatore Eufemi abbia citato solamente alcune sentenze e alcuni provvedimenti di legge fermandosi, nella sua esposizione, a trent’anni fa. Tutti sanno benissimo che la nuova normativa costituzionale impone che la materia sanitaria sia normata dalle Regioni e pertanto il Governo ha inteso rispettare sia la fondante normativa costituzionale, anche se sotto forma di norma transitoria, sia la norma attuale di gestione dell’assetto istituzionale del Paese, che prevede che la materia sanitaria venga normata dalle Regioni. Quindi, la soluzione che il Governo prospetta è il mantenimento dell’Ordine Mauriziano come ente ospedaliero nella sua essenziale connotazione, restando in capo allo stesso i presìdi ospedalieri, che ne contraddistinguono il patrimonio. Vorrei anche chiarire che, quando il Governo suggerisce di mantenere i presìdi ospedalieri Umberto I e l’Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo, per presìdi ospedalieri intende proprio tutta l’organizzazione che ruota attorno al fatto ospedaliero e non già le mura dell’Umberto I, che vanno ad essere conferite alla Fondazione Ordine Mauriziano, come suggerito dalla Ia Commissione in sede di approvazione degli emendamenti e non già, certamente, dall’Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo, che sappiamo non essere di proprietà dell’Ordine Mauriziano, bensì della Fondazione Agnelli. Il Governo non potrebbe disporre di cose che non sono sue. Sappiamo, peraltro, che l’ente ospedaliero dell’Ordine Mauriziano ha un presidio in quel sito, nel senso che lo ha attrezzato e vi ha speso anche notevolissime cifre per dotarlo delle più moderne attrezzature sanitarie e di quella impalcatura indispensabile ad un ospedale dedicato alla ricerca ed alla specializzazione, come è l’Istituto di Candiolo, che sappiamo costituire un impegno notevole. Rimane il problema della migliore possibile utilizzazione degli altri beni attualmente in capo all’Ordine Mauriziano. Purtroppo, non si può non prendere atto – come ha detto il presidente Pastore – del fatto che l’Ordine è gravato in questo momento da 350 milioni di euro di debiti. Il Governo immagina quindi di salvaguardare, ai fini della loro destinazione e valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e storico, in chiave regionale, sabauda, piemontese, i beni di maggiore rilevanza, prima fra tutti la Palazzina di Stupinigi. Il restante complesso dei beni è destinato al rientro dalle esposizioni debitorie e al ripianamento delle passività, ma in maniera residuale. Quanto sarà venduto sino alla concorrenza del pagamento delle passività sarà utilizzato per quella finalità e con le modalità previste all’articolo 3. Naturalmente, quanto meno si potrà alienare, tanto più ne saremo contenti. Quella parte cospicua di non alienato, che rimarrà in capo alla Fondazione, alimenterà quegli scopi ulteriori, anche se non principali, dell’Ordine e dell’Ente ospedaliero, come la beneficenza e l’attività sanitaria. Tra l’altro, come sappiamo, ci sono beni di natura ecclesiastica non alienabili, che ovviamente resteranno nel patrimonio della Fondazione, anche se non ad essa conferiti per il carattere culturale e per la storia sabauda e piemontese, come previsto dal comma 5 dell’articolo 2, per la cui dotazione lo stesso decreto allega una tabella di enti, specificatamente e tassativamente individuati. Il debito della Regione Piemonte nei confronti dell’Ordine Mauriziano è compreso nel piano di riordino e di ripiano delle passività. Infatti, la Regione Piemonte riconoscerà i 60 milioni di debito all’Ente Mauriziano, che costituiranno una prima decurtazione dai 350 milioni della passività totale. Successivamente, saranno alienati i beni, sino alla concorrenza di almeno 250 milioni, perché, nell’obiettivo di mantenere il maggior compendio di beni possibili in capo all’Ordine Mauriziano, la stessa Fondazione sta attivando le procedure per un eventuale mutuo di cui usufruire garantendolo con le mura dell’Ospedale Umberto I, che, rimanendo di proprietà della Fondazione, potrà essere dato in locazione alla stessa Regione Piemonte, quale immobile ove ubicare uno dei due presìdi sanitari del nuovo Ente ospedaliero. Come si vede, è un’attività complessa. Mi duole che dalla relazione di presentazione e dalla discussione sino ad ora effettuata non si sia potuta forse delineare con precisione.
Il Governo rimane ad assoluta disposizione del Parlamento per ogni e qualsiasi chiarimento ed ha anche depositato agli atti della 1a Commissione le risultanze – ahimè dolorose – dell’ispezione disposta nel 2002 sull’attività di gestione dell’ente. Volendo mantenere questa vicenda nell’assoluta regolarità della finanza pubblica, cioè volendo consentire, in primo luogo, il rispetto della norma costituzionale che prevede il mantenimento dell’Ente ospedaliero mauriziano di Torino, secondariamente, della norma costituzionale che stabilisce che la sanità sia competenza attribuita alle Regioni e infine, naturalmente, il principio sancito dall’articolo 81, che non può consentire al Parlamento e al Governo di varare normative che incidano sulla finanza pubblica quando nelle disponibilità dell’oggetto sul quale andiamo a decidere vi è la possibilità di un riordino e riassetto delle attività dell’ente stesso, il Governo ha inteso, come ho detto, proporre al Parlamento una misura urgente. Ciò dal momento che, come ha evidenziato il presidente Pastore, nelle more della decisione di questi riordino e riassetto, è chiaro che le componenti negative dell’equilibrio finanziario dello stesso ordine continuano a produrre negatività. Infatti, tali componenti negative si fondono principalmente sull’esubero di alcune voci della spesa, come quella per il personale, rispetto alle attività svolte. Pertanto, occorre assolutamente che il provvedimento in esame venga rapidamente varato dal Parlamento, il quale, naturalmente, nella sua sovranità può decidere come vuole. Tuttavia, per quanto riguarda la pregiudiziale di costituzionalità, sottolineo nuovamente che, alla luce della norma costituzionale, nonché di tutti gli interventi, sia della Corte che delle leggi ordinarie che hanno già regolato la materia, come legge ordinaria è quella che stiamo andando ad approvare, il provvedimento in esame è nell’assoluto rispetto della normativa costituzionale. Invito pertanto il Parlamento a respingere la questione pregiudiziale.
MALAN, relatore. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. MALAN, relatore. Signor Presidente, vorrei chiedere al senatore Eufemi se, alla luce delle considerazioni svolte dal rappresentante del Governo, che mi paiono rispondere ai quesiti di ordine costituzionale posti nella questione pregiudiziale da lui avanzata, non ritenga di ritirare tale questione. In caso contrario, chiederei un rinvio del voto e, di conseguenza, della discussione della restante parte del provvedimento, in modo da approfondire le tematiche di ordine costituzionale, alle quali mi pare il sottosegretario D’Alì abbia risposto, ed anche le altre connesse al provvedimento. Detto questo, resta fermo che, questo decreto varato dal Governo risponde senz’altro ad una forte necessità e viene incontro ad un’urgenza assoluta che è presente da tempo, essendo arrivati a questa misura dopo aver esperito ogni altra via per risolvere tale gravissimo problema.
PRESIDENTE. Senatore Eufemi, ha inteso la proposta del relatore?
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, mantengo la questione pregiudiziale, perché essa proponeva una linea alternativa a quella indicata proprio per incidere con l’articolo 3 sulla gestione commissariale, eliminando invece gli articoli 1 e 2, che non rappresentano altro che scatole istituzionali. Noi siamo contrari alle scatole istituzionali! (Applausi dal Gruppo Mar-DL-U e del senatore Zancan). BAIO DOSSI (Mar-DL-U). Bravo!
EUFEMI (UDC). Preferiamo quindi procedere su questa linea; mi dispiace che il sottosegretario D’Alì abbia insistito sulla parte economico-finanziaria, sulla quale mi ripromettevo di insistere nel corso della discussione generale, separando quindi le questioni giuridico-costituzionali da quelle economico-finanziarie. Per queste ragioni, ritengo adeguata la proposta del relatore Malan di rinviare l’esame del provvedimento per avere un momento di meditazione.
PRESIDENTE. Mi pare di capire che la proposta del relatore resti in piedi nonostante questa conferma della questione pregiudiziale da parte del senatore Eufemi. Quindi, se non ci sono osservazioni, possiamo rinviare l’esame del provvedimento alla settimana prossima.
MALAN, relatore. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. MALAN, relatore. Il Governo mi segnala che c’è il pericolo di non arrivare in tempi utili all’approvazione di questo provvedimento. E se il Governo rileva una simile questione, mi sembra un fatto decisivo.
PRESIDENTE. Quindi, lei ritira la proposta di rinvio; dobbiamo pertanto procedere alla votazione della questione pregiudiziale presentata dal senatore Eufemi. Colleghi, la questione pregiudiziale è già stata discussa; si tratta soltanto di metterla ai voti, a meno che non vi siano questioni diverse.
LAURO (FI). Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. LAURO (FI). Signor Presidente, si è parlato di questioni costituzionali, di questioni economiche ma ci sono anche questioni territoriali. Se un tale fatto si fosse verificato nel Mezzogiorno, avrebbe avuto grande rilievo su tutti i giornali d’Italia con la motivazione che le cose nel Mezzogiorno non funzionano. Mi fa piacere questa volta fare rilevare come anche al Nord certe cose non funzionino, allora noi del Sud vorremmo sapere come mai certe cose si verificano, caro Presidente. PAGANO (DS-U). Hai ragione!
LAURO (FI). Soprattutto perché alcuni grossi personaggi, che oggi ci potrebbero indicare qui come sono andate certe cose, a volte si nascondono. PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione della questione pregiudiziale.
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 3227
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. D’ALI’, sottosegretario di Stato per l’interno. Domando di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. D’ALI’, sottosegretario di Stato per l’interno. Signor Presidente, nel ribadire l’assoluta convinzione della regolarità costituzionale del provvedimento, ma preso atto delle date di presentazione dello stesso, ritengo che la richiesta di rinviarne l’esame alla settimana entrante sia compatibile con i tempi di conversione in legge del decreto-legge. Pertanto, il Governo non ha nulla in contrario ad un tale rinvio. Ripeto, il Governo rimane pienamente convinti dell’assoluta regolarità costituzionale del provvedimento e della sua validità ai fini di un urgente intervento su una materia ormai improcrastinabile. (Applausi del senatore Cambursano). PRESIDENTE. Poiché non si fanno osservazioni, così rimane stabilito.