Seguito della discussione congiunta del disegno di legge: (2742) Disposizioni per l’adempimento di obblighi comunitari derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee. Legge comunitaria 2004 (Votazione finale qualificata ai sensi dell’articolo 120, comma 3, del Regolamento) e del documento: (Doc. LXXXVII, n. 4) Relazione sulla partecipazione dell’Italia all’Unione Europea (anno 2003)
*EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole Ministro, colleghi senatori, il dibattito odierno acquista un significato particolare perché si svolge dopo un avvenimento storico, l’allargamento dell’Europa ai Paesi dell’Est europeo, e dopo le conclusioni del Consiglio europeo sul Trattato costituzionale. Questo ci consente qualche più ampia riflessione. Alle “porte strette” della Conferenza intergovernativa si sono aggiunte quelle dell’ultimo Consiglio europeo. Se con l’allargamento si raggiunge il traguardo di un processo ambizioso, fissato nel 1993 nel Consiglio europeo di Copenaghen per superare i conflitti e le divisioni in Europa, con la Costituzione europea si fissano le nuove regole per il suo funzionamento. Certo, è stato raggiunto un difficile compromesso: un precario equilibrio che privilegia gli egoismi di taluni Stati, che dimentica le radici cristiane dell’Europa e che rappresenta una soluzione che permette di andare avanti nell’incertezza della ratifica del trattato costituzionale; pur aprendo una seconda ondata di democrazia dopo l’istituzione dell’Euro, non stabilizza, non rafforza e non rende più efficienti e democratiche le istituzioni e soprattutto non soddisfa gli europeisti più convinti. Preoccupazioni, allora, sorgono rispetto al percorso ancora da definire. È un’Europa che si riunisce non solo in senso geografico ma anche politico, un’Europa che si è unita in senso economico, ma che non è riuscita a ritrovarsi – questo lo affermiamo nonostante l’azione del nostro Governo – anche in senso culturale, spirituale e sulle sue radici. Senza rafforzare l’identità culturale si rischia di realizzare un meccanismo politico-amministrativo “senza anima”. Dobbiamo riconoscere che è stata svolta ogni azione per affermare una Costituzione dell’Europa unita che richiamasse i valori della cristianità: quei valori che hanno dato vita all’Europa, all’affermazione dei valori cristiani, pur con la consapevolezza di appartenere alla stessa civiltà ricca delle proprie diversità in cui la modernità laica si coniuga con il sentimento religioso e non afferma una primazia dello Stato laico, come si è tentato di giustificare.
Dobbiamo ringraziare il ministro degli affari esteri Franco Frattini per la sensibilità e il colloquio costante con il Parlamento alla vigilia di così importanti decisioni, così come il presidente del Senato Pera per un insieme di iniziative culturali e scientifiche assunte per esaltare quel metodo induttivo caro a Monnet indispensabile a far crescere e diffondere il sentimento europeo. Occorrerà rafforzare tale azione nella fase che si apre e fino alla ratifica del Trattato costituzionale. Questo risultato negativo tempera la gioia dell’allargamento per chi ha visto e ha scolpito nella memoria la repressione della rivolta di Budapest, della Primavera di Praga, Danzica, Solidarnosc di Walesa, il crollo del Muro di Berlino e del comunismo, anche con il senso di responsabilità di Gorbaciov che ha evitato ulteriori tragedie. L’Europa che si riunisce non deve essere solo l’Europa degli interessi, ma anche l’Europa della solidarietà, dei cittadini e delle comunità. Un’Europa che si allarga con dieci nuovi Paesi, che diventa di 450 milioni di abitanti, che arriva a produrre un terzo del prodotto interno lordo mondiale ha bisogno di regole nuove e di una nuova disciplina del bilancio comunitario (tenendo conto soprattutto dei nuovi bisogni), oltre che di risorse adeguate che permettano di funzionare senza quei veti paralizzanti previsti agli albori del processo di costruzione.
L’allargamento produrrà nuovi benefìci economici oltre quelli che sta producendo per i nuovi dieci Paesi aderenti, determinando nuovi fattori di dinamismo. Richiederà di certo principali politiche dell’Unione con una riforma della PAC già completata e della politica di coesione economica e sociale ancora in attesa della proposta della Commissione, benefìci nel settore della giustizia e degli affari interni nell’ambito della lotta al terrorismo, dei flussi immigratori incontrollati, alla criminalità organizzata e al traffico degli stupefacenti. Si tratta di problemi che richiedono una collaborazione stringente tra i Paesi che presidiano il territorio. Soprattutto sono i benefìci politici quelli che interverranno. È crescente l’esigenza di un ruolo unitario dell’Europa nella scena internazionale con una linea di politica estera comune e una auspicata più forte attenzione al problema della difesa comune.
È per questo che la nuova Costituzione, pur con i suoi limiti, è indispensabile alla vita e alle prospettive di crescita dell’Unione Europea. Non possiamo poi non esprimere valutazioni sul secondo semestre di Presidenza italiano, che è stato caratterizzato da forti iniziative e notevoli successi. Nel 2003, proprio per impulso della Presidenza greca prima e italiana e irlandese poi, si è guardato all’obiettivo di dare forza al processo di ammodernamento del sistema economico europeo per accelerare il percorso di conseguimento degli ambiziosi traguardi fissati nel 2000. Attraverso i grandi orientamenti per la politica economica, caratterizzati da una sostanziale riduzione delle raccomandazioni, si è guardato a dare più efficacia alle priorità nell’ambito della governance economica. In questo quadro si è inserita l’iniziativa italiana del ministro dell’economia Tremonti del Piano di azione europea per la crescita. Il lungo lavoro della Presidenza italiana ha portato all’importante successo dell’approvazione dell’iniziativa per la crescita, nonché di un programma di rapido avvio di 56 progetti cantierabili nei settori dei trasporti, della ricerca, dell’energia e delle telecomunicazioni. Attraverso progetti infrastrutturali, si tratta di creare le condizioni di un miglioramento qualitativo delle reti europee materiali e immateriali destinate ad unire il mercato comunitario in funzione dell’allargamento, contribuendo alla crescita economica in un quadro di sostenibilità. Un punto particolarmente importante merita di essere segnalato, ed è lo sviluppo della competitività. Di fronte all’esigenza di una gestione più coerente e coordinata e alla necessità di una strategia integrata, di fronte al gap con gli Stati Uniti e con le economie emergenti dell’Asia, si è guardati all’eliminazione delle strozzature e degli ostacoli, creando investimenti nelle reti e nella conoscenza, forzando la crescita in termini qualitativi.
Nell’ambito del rafforzamento della corporate governance, è stato altresì possibile raggiungere anche l’obiettivo di approvare, dopo oltre 14 anni di negoziato con voto unanime, la nuova disciplina europea delle OPA, con l’affermazione del principio “un’azione un voto”. Nell’ambito della riforma del risparmio è in fase di recepimento la direttiva europea sul market abuse. Ancor più importante sarà il recepimento della direttiva sui servizi di investimento. Sul market abuse occorre fare presto in ragione della scadenza del 12 ottobre prossimo. Non dobbiamo accumulare ritardi; si trovino le soluzioni più idonee per rispettare la scadenza comunitaria. Il sistema finanziario dell’area dell’euro è un sistema ben sviluppato, nel quale gli strumenti intermediati (tramite il sistema bancario) e quelli non intermediati (detenuti direttamente dalla clientela) rivestono un’importanza pressoché equivalente. Lo sviluppo della tecnologia, e di Internet in particolare, ha mutato profondamente il rapporto tra intermediari, mercati ed investitori, ampliando in misura rilevante le possibilità operative degli intermediari, consentendo tipologie e livelli di operatività molto più estesi rispetto anche solo al recente passato, ma ponendo anche nuove problematiche legate al trattamento del cliente. La nuova normativa determinerà una maggiore protezione degli investitori, fattore centrale, se si desidera porre le basi per un nuovo sviluppo economico del nostro Paese e dell’Europa allargata.
E il risparmio è fattore determinante per la crescita. Gli effetti sui mercati saranno forse ancor più articolati. In primo luogo si affermeranno, come ormai la dottrina sottolinea da tempo, una pluralità di mercati destinati a classi di operatori diverse. Le piattaforme che sapranno offrire opportunità di integrazione più marcate potranno attrarre flussi di lavoro e di investimenti sempre più rilevanti. Ma la visione tradizionale dei mercati, sempre più separati dagli intermediari e vincenti nei confronti di questi ultimi, è destinata ad essere fortemente corretta dall’evoluzione della tecnologia. Il confronto tra sistemi orientati ai mercati e quelli orientati agli intermediari è un confronto ormai obsoleto. L’esperienza statunitense conferma che sono stati proprio gli intermediari ad attivare, al proprio interno, nuovi mercati elettronici destinati prevalentemente alla propria clientela. Ciò significa che la competizione tra mercati e piattaforme viene diluita dalla veloce evoluzione del modello di business delle imprese di investimento, evoluzione dagli esiti oggi imprevedibili. La definizione di un quadro regolamentare più appropriato a questo contesto e lo sviluppo di nuove strategie da parte delle imprese di investimento rappresentano, soprattutto per un Paese ricco di risparmio privato come l’Italia, un passaggio denso di opportunità da non perdere. In conclusione di questo intervento vorrei segnalare, relativamente al problema del contenzioso, come il deficit dei recepimenti sia contenuto al 3 per cento.
Questo dato ha consentito al nostro Paese (dando atto al ministro Buttiglione di questo risultato) di risalire dal quindicesimo al nono posto dello scoreboard europeo. Una posizione migliore di Paesi come Francia e Germania. Il trend di miglioramento è sensibile e permette di guardare con fiducia al raggiungimento dell’1,5 per cento di deficit stabilito dal Consiglio europeo di primavera, anche se va considerato che la continua produzione di nuove direttive pone un obiettivo in movimento e richiede uno sforzo continuo e costante da parte degli Stati membri. Va sottolineato dunque il miglioramento dello scoreboard, come pure il miglioramento dei tempi di approvazione della legge comunitaria.
È necessario ora approvare urgentemente la legge Buttiglione-La Pergola trasmessa dalla Camera, che prevede la più attiva partecipazione delle Regioni sia in fase ascendente che in fase discendente, in linea con il nuovo Titolo V della Costituzione, e una migliore condizione di tutti gli attori nazionali per una più fattiva partecipazione nell’Unione Europea. Se faremo tutto ciò, avremo nei fatti realizzato una sessione sui problemi comunitari. Richiamo, infine, l’attenzione sul fatto che in Commissione 14a (e mi rivolgo al relatore, presidente Greco) sono stati approvati emendamenti senza forse una compiuta valutazione, che vanno corretti nel loro significato con opportune correzioni di cui, come UDC, ci facciamo carico perché sono in pieno contrasto con le valutazioni di migliorare la partecipazione.
Onorevole Presidente, onorevole Ministro, onorevoli senatori, l’Europa avrà un futuro solido quanto più sarà estesa la legittimazione democratica e dunque diverrà essenziale il momento della decisione sulla Costituzione, riconoscendo e tutelando quei valori che sono a fondamento della civiltà occidentale e che costituiscono il patrimonio più prezioso dell’umanesimo europeo per realizzare un’Europa dei cittadini, una nuova Europa quale “Casa comune” che sappia promuovere sempre valori comuni, democrazia, giustizia e solidarietà.